A Roma scoppia il «giallo» Patini di Giovanni Bianconi

Si cercano le «coperture giudiziarie» che fecero sparire il suo fascicolo Si cercano le «coperture giudiziarie» che fecero sparire il suo fascicolo A Roma scoppia il «giallo» Patini E' accusato per le mazzette nella cooperazione internazionale Si indaga anche per un attentato al cantiere Tav di Cassino ROMA. Pierfrancesco Pacini Battaglia è di nuovo sotto inchiesta, a Roma, per i fatti di corruzione legati agli appalti deDa cooperazione internazionale. E' il primo risultato concreto del «mistero delle carte scomparse», la storia del fascicolo dell'inchiesta romana con gli atti relativi alla posizione del banchiere italo-svizzero ufficialmente trasmessi a Milano ma - altrettanto ufficialmente mai arrivati negli uffici di Mani pulite. Dopo oltre un mese di ricerche che non hanno chiarito granché, la procura di Roma ha deciso di riaprire le indagini su Pacini. Ieri il sostituto procuratore Angelo Palladino l'ha comunicato al pm della Spezia Alberto Cardino, venuto in visita nel palazzo di giustizia romano. I due pubblici ministeri hanno discusso a lungo di quel fascicolo scomparso. I fatti sono noti da tempo: nel 1993, nelle indagini sui miliardi di appalti e tangenti legati alla cooperazione, il nome di Pierfrancesco Pacini Battaglia era saltato fuori da più di un interrogatorio. E l'allora pm romano (oggi procuratore di Voghera) Vittorio Paraggio aveva regolarmente iscritto quel nome nel registro degli indagati. Nel giro di pochi giorni, però, a Paraggio giunse una lettera dell'allora pm di Mani pulite Antonio Di Pietro, che chiedeva di evitare «inopportune sovrapposizioni» perché sul banchiere stava già indagando lui, e l'indagato stava dando «ampia collaborazione». Che cosa sia accaduto dopo è, appunto, un mistero. Perché sul registro degli indagati della procura di Roma, dove Pacini compariva insieme con altre 47 persone, accanto a quel nome c'è l'annotazione «trasmesso per competenza a Milano». Il che sarebbe già una stranezza perché - spiega oggi il pm Palladino - dagli atti non emerge la competenza milanese. Ma ancor più strano è che, ad oltre tre anni di distanza, a Milano di quegli atti non c'è traccia; e che a Roma risulta solo quell'annotazione: non c'è copia della lettera di tra • smissione, e non si sa se siano partiti gli originali degli atti (co¬ me dovrebbe essere se l'inchiesta fosse stata trasferita) oppure una copia. L'unica certezza è che in quell'inchiesta la posizione del banchiere italo-svizzero è, spiega ancora Palladino, «evaporata»: non è proseguita l'inchiesta, non c'è stata l'archiviazione né il rinvio a giudizio. Una «evaporazione» che sarebbe rimasta sotto silenzio se non ci fosse stata l'inchiesta della Spezia, che punta a scoprire, fra l'altro, le «coperture giudiziarie» di cui Pacini avrebbe goduto. Ora, preso atto del «mistero» e della conseguente immunità toccata all'inquisito, la procura della capitale ha riaperto quell'inchiesta. A spiegare qualcosa potrebbero essere lo stesso Di Pietro, il giudice Paraggio e 0 suo ex collaboratore Francesco D'Agostino, il maggiore dei carabinieri che par¬ tecipò alle indagini sulla cooperazione e il cui nome compare nell'inchiesta della Spezia anche per altre vicende: alcune intercettazioni e l'acquisto di un appartamento rivelato da Eliana Pensieroso, la segretaria di Pacini Battaglia. «Stiamo cercando di chiarire aspetti ancora oscuri», dice il pm ligure Cardino mentre, nel palazzo di giustizia di Roma, si muove da un ufficio all'altro stretto nella ressa di telecamere. Al suo arrivo Cardino ha incontrato il procuratore aggiunto «reggente» Giuseppe Volpali, poi ha visto Palladino e subito dopo l'altro pm Pietro Saviotti. Quest'ultimo sta indagando su un attentato del 21 gennaio scorso, vicino a Cassino, nel cantiere di una società che lavorava anche per l'Alta velocità. Nel mare di colloqui intercettati dalla Guardia di Finanza ce n'è pure uno tra Pacini Battaglia e Emo Danesi dove si parla dell'inchiesta di Saviotti e dell'ipotesi di far spostare il processo a Cassino, dove era procuratore quell'Orazio Savia finito in carcere nell'indagine su Pacini. Il «pellegrinaggio» di Cardino è poi proseguito nell'ufficio del presidente dei gip romano (anche lui «reggente») Carlo Sarzana, che deve decidere su un altro procedimento relativo all'Alta velocità a cui tanto erano interessati Pacini e la sua presunta lobby. Infine Cardino ha incontrato il giudice istruttore Rosario Priore, che ancora indaga sulla strage di Ustica e ha interrogato, molto prima del suo arresto, anche Pacini Battaglia. Giovanni Bianconi Il banchiere Pier Francesco Pacini Battaglia in carcere alla Spezia (sopra) e l'ex capitano della Finanza, Mauro Floriani (a fianco)