Gli italiani cercano sul video di ritrovare «Ilposto al sole» di Alessandra Comazzi

Gli italiani cercano sul video di ritrovare «Ilposto al sole» Gli italiani cercano sul video di ritrovare «Ilposto al sole» SI chiama «Un posto al sole» ed è venduta e vantata come la prima soap opera italiana. Si svolge a Napoli, ima Napoli bellissima tutta nuova come quella che intuiscono i turisti a spasso per piazza del Plebiscito o in via Toledo. Va in onda su Raitre, la rete di Giovanni Minoli, che dice: «Il progetto è un piccolo miracolo di San Gennaro. Perché è nato con Elvira Sellerio, quando l'editrice era consigliere dalla "Rai dei professori": quindi tre consigli di amministrazione, quattro governi e due elezioni fa. Nel frattempo io sono stato direttore di Raidue, di Format e, ora, di Raitre. Finalmente siamo in porto». E ieri si sono sentiti i fischi della nave dalla banchina. Il quesito è: la prima soap opera italiana. Bene. Ne sentivamo il bisogno? In una televisione che sta cercando faticosamente una sua fisionomia, che non riesce a rinnovarsi, dove per cambiare si recuperano vecchie idee, era proprio necessario spendere denaro, tempo ed energie per rifarsi a un modello superato? La «soap opera» nasce in America, negli Anni Trenta, e nasce alla radio, dove durava più o meno un quarto d'ora, per l'appunto il tempo di mi bucato a mano: di lì, soap, saponetta. E morbida come una saponetta scivolava anche la storia sul cervello dell'ascoltatrice (il primo sponsor del programma fu guarda caso un detersivo). Il genere passò poi alla tv e non va confuso con la telenovela, che è una specie di fotoromanzo animato. Quindi, il punto è questo: il modello-soap è davvero superato? Evidentemente no, se «Beautiful», trasmesso da Canale 5, continua ad essere uno dei programmi di maggior seguito. Per non subire continuamente la colonizzazione degli States, ogni tanto nasce qualche progetto «all'italiana» che mescola i generi, da «Edera» a «Italian Restaurant». E adesso, c'è il «Posto al sole», che ha meritato gli investimenti di un kolossal. Il cast tecnico è composto da cento persone, due troupes lavorano ininterrottamente, lavorano mille figuranti, i protagonisti sono stati scelti attraverso settecento provini. Molti giovani, il motore di tutta la storia è Samuela Sardo (già «ragazza del muretto»), poi ci sono Ida Di Benedetteo nel ruolo della cattivissima contessa e Roberto Bisacco in quello di suo marito, e tanti tanti altri, che impareremo a conoscere nelle prossime puntate. All'esordio, un anziano conte muore, la nipote perfida non vede l'ora di far man bassa dell'eredità, ma l'appartamento più bello della splendida casa dove abitano passerà invece alla giovane domestica del nobiluomo. Nello studio dell'avvocato dove si sta per leggere il testamento (ma non si va dal notaio?) si chiude la prima puntata, e ne avremo per 230. Possiamo immaginare gli intrighi e le complicazioni che nasceranno da premesse già chiaramente torbide. «Il posto al sole» dura 25 minuti, anche lui è una «striscia». Tutto è finzione, in tv, come recita anche lo slogan finale di «Target», e una soap opera finge senza fingere di fare sul serio, offrendo quindi un onesto divertimento, une spettacolo che è proprio uno spettacolo. Non sarà un'anticaglia in più a cambiare la faccia al piccolo schermo. Alessandra Comazzi — I zzi

Persone citate: Elvira Sellerio, Giovanni Minoli, Ida Di Benedetteo, Roberto Bisacco, Samuela Sardo

Luoghi citati: America, Napoli