Prodi più Europa in Medio Oriente di Francesco Grignetti

Solo Arafat applaude Chirac il «palestinese» Washington avrebbe incaricato Roma di sondare il terreno con Israele, dove è atteso Dini Prodi; più Europa in Medio Oriente //premier da Mubarak: vogliamo contare, non solo pagare IL CAIRO DAL NOSTRO INVIATO L'Italia è molto preoccupata di quanto sta accadendo in Medio Oriente. Prodi ieri era in Egitto per illustrare a Mubarak la posizione italiana: «Rendere evidente che non si può andare avanti in questo modo. Che con il tempo questa situazione diventa insostenibile. Che non è possibile avere un passo indietro come quello che c'è stato nelle ultime settimane. Che non possiamo portare il mondo alla tragedia, semplicemente per l'insensibilità che s'è avuta in questi ultimi tempi». Le forme diplomatiche sono salve. Prodi parla all'impersonale, rivolto a entrambe le parti in gioco. Ma è evidente che pensa ad Israele. Precisa: «Non siamo i partigiani di una delle due parti. Mubarak, come anche il segretario della Lega araba, si aspetta che Dini svolga in Israele (dove arriverà domenica, ndr.) il mio stesso ruolo». Ma quando gli fanno presente che Israele non vuole europei di mezzo, si lascia andare: «E' realistico che noi dobbiamo sempre pagare e stare zitti? Siamo il primo Paese per aiuti economici al popolo palestinese. Stiamo risolvendo un problema importante anche per Israele. Sarebbe bello avere uno zio che paga tutto, ma c'è solo nelle favole. Non nella realtà». Gli italiani hanno deciso di buttarsi sul palcoscenico internazionale. Parola d'ordine: stabilizzare l'area del Mediterraneo, partendo dall'Egitto. Ecco dunque l'annuncio di manovre navali congiunte tra Usa, Egitto, Italia, Francia e Gran Bretagna. Trattato di cooperazione militare italo-egiziano (da firmare a primavera). Progetti di cooperazione economica. Promesse per sbloccare certi accordi europei, bloccati a Bruxelles. Nel momento in cui l'Unione europea cerca faticosamente di trovare una soluzione comune, però, l'attivismo italiano non rischia di essere velleitario? «Sono gli americani che ci hanno chiesto di sondare il terreno», sussurrano gli uomini degli staff diplomatico e militare che stanno lavorando a questi accordi. L'Ulivo, che si getta a capofitto nella politica estera, ha la faccia di Andreatta (due giorni fa era in Egitto: celebrazione per l'anniversario della battaglia di El Alamein, ma anche colloqui con il ministro degli Esteri e della Difesa), di Dini (domenica prossima vede il leader israeliano Netanyahu), persino quella di D'Alema (passa di qui a fine viaggio arabo). C'è un pizzico di rivalità con i francesi. Ma forse è tutta una strategia. «Non ci aspettiamo risultati immediati - mette le mani avanti Prodi -. E' ora che la presenza economica europea diventi anche presenza politica. Non sarà cosa di giornata. Ma quando c'è una pres- sione comune di tale entità, prima o poi i risultati arriveranno. Si tratta di far diventare azione quello che già esiste». Come si ricorderà, l'Unione europea, su proposta italo-francese, propone di nominare un inviato speciale al tavolo delle trattative tra israeliani e palestinesi. Ma Tel Aviv non ci vuole. E le cose stanno andando malissimo. «Il presidente Mubarak è così preoccupato, che non ci aspettiamo risultati immediati», dice ancora Prodi. Il quale teme soprattutto una cosa: la figuraccia internazionale. E quindi insiste: «Non è mio desiderio fare a gara. In politica estera uno esprime una voce che dev'essere parallela al suo ruolo. Però ci vuole pazienza. Le prime volte quasi non si è ascoltati». Teme schiaffoni internazionali? «Uno gli schiaffi li prende se pretende di giocare un ruolo che non è coerente con le forze che ha. Nessuno pretende di essere mediatore adesso, in una situazione che non tollera mediazioni. Ma la presenza, sì». La strada, insomma, è irta di ostacoli. Diceva il ministro Andreatta, qualche giorno fa a El Alamein: «La questione palestinese ha alzato il livello di diffidenza dei Paesi arabi e della loro opinione pubblica». Ammetteva il nostro capo di stato maggiore, l'ammiragho Guido Venturoni: «Il Medio Oriente è sempre una preoccupazione. Tutto va avanti a stento. Importante è la stabilità. Il Medio Oriente è depositario di risorse che interessano tutti». Francesco Grignetti