Ultima chance a Brusca

Indagato per calunnia, ha 72 ore per pentirsi Ultima chance a Brusca Indagato per calunnia, ha 72 ore per pentirsi IL DILEMMA DEL SUPERBOSS APALERMO NCORA settantadue ore. Sembra sia proprio di tre giorni il tempo dato dai magistrati al boss Giovanni Brusca perché dimostri di volersi pentire sul serio. E lo faccia una volta per tutte. Questa sarebbe per lui l'ultima chance. Il capomafia di San Giuseppe Jato sarà interrogato un'altra volta giovedì prossimo dai procuratori di Palermo (Caselli), Caltanissetta (Tinebra) e Firenze (Vigna). E dovrà fornire una seria e inoppugnabile prova dell'intenzione di abbandonare per sempre Cosa nostra, rivelando tutto quello che sa dei crimini e misfatti delle cosche in cui ha avuto per anni un ruolo importante, dopo avere ereditato l'incarico dal padre, il vecchio Bernardo Brusca. Tutto ciò accade dopo che si sono intrecciati silenzi e notizie sull'iscrizione di Giovanni Brusca nel registro degli indagati della procura della Repubblica di Palermo per il reato di calunnia. La notizia ha trovato conferme anche in ambienti giudiziari. Il boss avrebbe falsato la ricostruzione di alcuni delitti. Messo alle strette, avrebbe sostenuto di aver voluto coprire una persona a lui vicina. Intanto pare acquistare dimensione crescente il fratello minore di Brusca, Enzo, catturato con lui l'estate scorsa. Con le dichiarazioni spontanee rese a un ufficiale di polizia giudiziaria, spesso divergenti da quelle fatte da Giovanni, Enzo sembra dare l'impressione di essere assai più credibile di lui; in parti¬ colare, contraddicendo il fratello, avrebbe rivelato dettagli significativi sullo strangolamento del bambino Giuseppe Di Matteo e sui progetti della mafia per assassinare gli ex ministri Calogero Mannino e Carlo Vizzini. Non si comprende bene (il riserbo è stretto) se Enzo Brusca abbia smentito il fratello consapevole di farlo, oppure senza rendersi conto che lo metteva nei guai e rischiava di far fallire il suo piano di essere considerato un pentito a tutti gli effetti, ottenendo i privilegi connessi a questa condizione. Per Giovanni Brusca questi ultimi tre giorni, prima dell'interrogatorio di giovedì, sono importantissimi anche per il destino della sua compagna e del loro bambino di quattro anni. Misure urgenti di protezione erano già state adottate per loro in luglio, dopo le prime «dichiarazioni spontanee» del capomafia. La proroga di tali misure scadrà il 10 novembre. Ciò non toglie però che, nel timore di una vendetta trasversale, non debbano in qualche modo continuare a essere protetti, come avviene attualmente. Antonio Ravidà I pm: uno scritto che senza fondamento ventila la presenza di forze devianti nel piano di vendetta Il capomafia catanese insinua dubbi sul ruolo di Ferone «Perché tornò libero così in fretta?»

Luoghi citati: Firenze, Palermo, San Giuseppe Jato