IVAN RYBKIN

A; Bg A; Bg MOSCA A; BBIAMO sostituito il cigno con un pesciolino». Questa è la battuta con la quale Mosca ha reagito alla nomina di Ivan Rybkin. Lebed infatti in russo significa cigno, mentre Rybkin potrebbe essere tradotto come «il signor Pesciolini». E in effetti il nuovo segretario del Consiglio di sicurezza russo è l'opposto di Lebed, è l'anti-Lebed, a cominciare dall'aspetto. Piccolo, rotondetto, espressione mite e voce conciliante, viene definito dai sostenitori «maestro del compromesso». Al punto, aggiungono i suoi critici, da non avere idee sue. Certamente Ivan Rybkin non procurerà a zar Boris i mal di testa che gli faceva venire l'indomabile Lebed. Nella sua lunga carriera di burocrate si è distinto per una capacità quasi prodigiosa di evitare ogni scontro e sgusciare via alla prima ombra di un conflitto. Ex comunista eletto presidente della Duma nel '93, è riuscito per due anni a restare in equilibrio tra l'opposizione e il Cremlino, scegliendo però alla fine la squadra del potere. Nato esattamente 50 anni fa in una famiglia contadina nelle terre agricole e «rosse» di Voronezh, il nuovo segretario del Consiglio di sicurezza ha alle spalle una carriera esemplare nel grigiore brezneviano. Presidente di kolkhoz, segretario del Comitato regionale del pcus, uno dei capi del gruppo comunista al Soviet Supremo. Quando Eltsin sciolse il Parlamento e cominciò l'assedio della Casa Bianca Rybkin rimase con i compagni di ribellione. Ma quando si arrivò alle cannonate sgattaiolò fuori e ora preferisce non ricordare quell'esperienza. La sua elezione a presidente della Duma - candidato dal partito agrario, un «clone» del pc - fece tremare d'orrore gli eltsiniani che già si immaginavano un nuovo braccio di ferro tra il Presidente e il Parlamento dominato dall'opposizione. Ma Rybkin si rivelò estremamente accomodante: senza pretese di comando, non appariscente, riusciva con abilità a insabbiare con trucchi procedurali le offensive dell'opposizione. Un'attività discreta che gli valse i favori di Eltsin: venne perfino nominato membro del Consiglio di sicurezza, onore mai toccato al suo successore Selezniov. Nel variopinto vertice russo, popolato da personaggi coloriti, Rybkin si è distinto per una discrezione totale: di lui non si ri¬ corda niente, nemmeno una gaffe, neppure uno scandalo (ad eccezione di un modesto affaire, il trasporto di quattro sedie di virami da giardino dagli Usa in Russia con un aereo militare), e i cronisti parlamentari si sono spesso lamentati che dopo le sue conferenze stampa i loro taccuini rimanevano bianchi. Quando la trasmissione satirica «Kukly», un teatro di marionette con le facce dei politici russi, decise di fare un pupazzo di Rybkin dopo un paio di edizioni lo mise in naftalina: il personaggio era risultato talmente scialbo che la sua contrifigura di gomma non veniva neppure riconosciuta dagli spettatori. La rottura definitiva con l'opposizione si è consumata definitivamente solo alle elezioni politiche del '95, quando Rybkin accettò l'incarico datogli da Eltsin di formare una coalizione di centrosinistra per affondare i comunisti. Un fiasco totale: nonostante una campagna martellante di spot piuttosto demenziali (dove figuravano un toro e una mucca impegnati in dialoghi sulla democrazia) la lista di Rybkin ha raccolto un misero 1,1 per cento e il suo leader si è salvato per il rotto della cuffia in una circoscrizione uninominale. Nonostante questo il Cremlino ha apprezzato la sua fedeltà e l'ha ricandidato alla presidenza della Duma. Un altro fiasco. Ora la nuova nomina lo riporta al vertice. Il suo ex alleato, il leader del pc Ghennadij Ziuganov, l'ha commentata sarcasticamente: «Sarà dura per lui, se non la smetterà di cercare di accontentare tutti in una sola volta». [a. z.l

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