Marie-Noélle, da madre a leader

Marie-Noélle, da madre a leader Marie-Noélle, da madre a leader Sua figlia scomparve nell'89, lei guida la rivolta di prigione un pedofilo che diceva di aver visto mia figlia in un bordello alle Canarie, perché potesse condurci da lei. Non mi rispose. Scrissi a sua moglie, per parlare all'uomo, non al politico. Invano. Scrissi alla regina. Fu tutto inutile e quella pista sfumò. Invece Dutroux è stato liberato in anticipo. Invece, ancora ieri, un pedofilo recidivo ha lasciato il carcere di Nivelles dopo soli tre mesi. Come non pensare che ci sono protezioni e complicità? E perché dovremmo rassegnarci ad accettarle?». Così la signora Bouzet ha cominciato a raccogliere prove e testimonianze, ha ricostruito i casi sospetti e l'identità di chi vi era implicato. Tutto è finito in quel dossier che pesa nella sua borsa a tracolla. Lo porta in giro da quattro anni: «Ma fino a due mesi fa nessuno ha voluto leggerlo. Perché, diciamoci la ve¬ rità, fino alla morte di Julie e Melissa a nessuno è mai importato dei bambini scomparsi e dei loro genitori. Si sapeva, ma ci si girava dall'altra parte. Poi è arrivata la cantina di Dutroux e quella sì, la si è dovuta guardare per forza. Quello che non perdonerò mai, a nessuno, è che si sia dovuti arrivare davanti ai cadaveri di Julie e Melissa per avere una reazione. Perché, vede, mi hanno letto una frase di Albert Einstein, che abbiamo anche fatto stampare su manifestini, che dice: il mondo è un posto pericoloso non per colpa di quelli che fanno il male, ma per colpa di quelli che guardano e lasciano fare. In Belgio hanno guardato, lasciato fare e, addirittura, coperto e partecipato. Noi non voghamo più che questo sia un posto pericoloso. Chiediamo la punizione dei colpevoli e il cambiamento del sistema che li ha pro¬ tetti. Per questo marceremo». L'idea della «marcia bianca» le è venuta un pomeriggio, mentre se ne stava seduta in cucina con Carine Russo, la mamma di Melissa, a leggere le centinaia di lettere che arrivavano ogni giorno e si concludevano sempre con l'invocazione: «Diteci cosa possiamo fare». E lei gliel'ha detto. «Io non sono mi leader, so che oggi molti vedono noi parenti delle vittime come delle guide, ma non è questo il nostro ruolo. Però ho capito che dovevamo dare un segnale e che solo se fosse venuto da noi sarebbe stato seguito. Così ho detto: troviamoci tutti insieme e diciamo a quelli che comandano: siamo qui, vi guardiamo e non vi lasciamo più fare. Carine Russo ha aggiunto l'idea dei fiori bianchi perché fosse chiaro che la nostra era sì una rivendicazione politi¬ ca, ma senza nessuna etichetta. Non abbiamo fatto in tempo a dirlo che l'idea è diventata un progetto, un titolo di prima pagina sui giornali, una realtà che stava crescendo tra le nostre mani e noi ci siamo assunti la responsabilità di portarla fino in fondo. Ecco, siamo qui, attendiamo gli altri, mi aspetto persone mature e determinate. Anche persone rabbiose, certo, ma i figli vanno difesi anche con rabbia, perché sono Fawenire e questo coinvolge tutto. E' per il bene dei nostri figli che rimettiamo in discussione la società». Così, lentamente, MarieNoélle Bouzet scivola nei panni di un vero leader. Ci sono Paesi che hanno seguito un attore ottimista, altri che si perdono dietro un ex giudice moralista; il Belgio, almeno per un giorno, andrà dietro questa mamma ferita che ti parla dei bambini per dirti

Persone citate: Albert Einstein, Carine Russo, Dutroux, Marie-noélle

Luoghi citati: Belgio, Melissa