LA PASSIONARIA DEI FIORI BIANCHI

BIAN€H! BIAN€H! SBRUXELLES E davvero in Belgio si farà la «Rivoluzione dei fiori bianchi» e qualcuno un giorno domanderà: «Ma chi fu a dare il via?», riceverà una risposta sorprendente. Gli diranno: MarieNoélle Bouzet. E gli faranno vedere l'immagine di una donna di quarantanni, con i capelli corti e biondi, un ciondolo d'argento al collo, una giacca scozzese addosso e una grande borsa a tracolla. La professoressa di latino, ti viene da pensare guardandola, l'assistente sociale, l'oculista, non certo la capopopolo che ha saputo mettere in marcia un Paese. Non era questo, in effetti, il destino di Marie-Noèlle Bouzet. Doveva fare la mamma. Ed è quel che stava facendo il 20 dicembre del 1989: preparava l'albero di Natale nella sua casa di Namur, ci metteva sotto i primi doni, aspettava che sua figlia, la bionda Elisabeth, tornasse. Ma la bambina non è mai arrivata. Scomparsa, come altre centinaia di coetanei. Già allora, sette anni fa, la signora Bouzet imparò a non avere fiducia nelle istituzioni. «Non ho mai creduto - ricorda - che qualcuno si impegnasse veramente per trovare Elizabeth. Non ho mai rivolto appelli ai politici, mi avrebbero risposto con parole, non con fatti. L'unica volta che ho chiesto una cosa, ho avuto conferma che non mi potevo fidare. Domandai all'allora ministro della Giustizia, Melchior Wathelet, di far uscire

Persone citate: Marie-noèlle, Melchior Wathelet

Luoghi citati: Belgio