La storia di Chicchi il pirata l'uomo un gradino sotto Dio

La storia di Chicchi il pirata l'uomo un gradino sotto Dio La storia di Chicchi il pirata l'uomo un gradino sotto Dio Pacini Battaglia quando era bambino (al centro) A sinistra Emo Danesi e in alto Silvano Larini In basso, Lorenzo Necci con la figlia Nella foto grande in alto, il faccendiere è accompagnato nel tribunale di Genova l'Ottocento, molto più che un sindaco di oggi. Lui? L'altra sera finalmente l'ho visto in tv. Per me era solo quel bambino in groppa alla vacca che si vede in una vecchissima foto pubblicata negli Anni 60 sull'annuario del Credito Cooperativo di Bièntina. A settembre qui son passati i fotografi, e l'unica che hanno trovato. Per il resto solo favole. Atterrava con l'elicottero al campo sportivo? Attenti, le leggende sono pericolose». L'altra sera, quando il sindaco Braccini l'ha visto in tv, Pacini Battaglia aveva la solita camicia a righe. Con i secondini alle spalle, sbucato da un angolo, s'era trovato in fondo al corridoio del Palazzo di giustizia di Genova il gruppazzo di cronisti e cameramen. Negli occhi di Pacini solo un'ombra di fastidio. Uno che «va in culo anche alle navi», come dice al telefono all'amico Emo Danesi, mica si fa impressionare da quella banda di straccioni: E allora su la testa, Pirata. Vai che è il tuo momento: non ho pagato per ve- I compaesani dicono che senza il padre «sarebbe ancora pieno di debiti» Nascondeva il whisky sotto la scrivania per non farsi scoprire dalla segretaria nir fuori dalla Tangentopoli milanese, non è vero che Di Pietro e il mio avvocato Lucibello mi hanno sbancato, sono un bugiardo, non è vero, non è vero che sono un bugiardo... E ci vorrebbe Pirandello, altro che uno nessuno centomila. Le foto di Pacini Battaglia: era ora. Basta con quella mezza testa coperta da mezzo bavero che non piaceva manco a lui. Quando Marcello Pera, senatore di Forza Italia eletto a Lucca, lo va a trovare in carcere è sabato 21 settembre e vede Pacini come non l'ha mai visto nessuno, in maglione grigio: «Ma è mai possibile che neU'archivio dei giornali e delle tv ci sia soltanto quell'orribile fotografia presa di sbieco in auto? Al processo potrò sperare in un altro clic e in un'immagine più decente?». Eccolo il Pirata. E il povero senatore ci resta male: «Incredibile la spavalderia di quest'uomo, è un toscanaccio come i tipi descritti da Renato Fucini. Ma quelli, al confronto, erano collegiali. Qualunque cosa abbia fatto appena esce dal carcere la rifarà». Non è passato un mese e il professor Pera dovrà ammettere l'errore: il Pirata non ha bisogno di uscire, continua anche dal carcere, anche quando incontra la gentile signora Gip, ha continuato da quando è diventato quello che sta appena sotto Dio, non ha mai smesso. Dieci ore di interrogatorio con Di Pietro e fa volare quat tro stracci, inguaia i vecchi amici dell'Eni e poi è già lì che s'incontra, telefona, traffica con mezzo mondo. Un bel giorno, quando deve capire se è vero o falso che Sergio Cragnotti abbia diviso una stecca; da 5 rniliardi con Raul Gardini e Lorenzo Necci, Di Pietro gli manda il maresciallo Scaletta. «E' falso!». E magari, anche con Scaletta, era partito il suadente invito: «Ma perché si occupa di queste fesserie? Si occupi del Tale che l'aiuto io...». Il Tale può essere Antonio Gava, tornato agli arresti domiciliari questo venerdì sera. Può essere chiunque l'abbia sfiorato. Può essere il suo avvocato di fiducia, l'amico dell'avvocato di fiducia, un generale della Finanza, 0 difensore del generale, l'ex ministro, può essere un qualsiasi Dio. Può essere, lui che è nipote di un Federale, nientemeno che il marito della nipote del Duce. Marcello Floriani, già capitano della Finanza, è sui giornali dell'altroieri di ieri e di oggi. Nel Duomo di Predappio ha portato all'altare Alessandra Mussolini il 28 ottobre di sette anni fa, circondato da spade e stellette della Guardia di Finanza, sotto lo sguardo vigile del babbo Comandante generale. Unduetrè. Indaga con Di Pietro. Conosce il Pirata. Ora lavora per Necci e le Ferrovie. «Dottore, ma perché si occupa di queste fesserie?». Appunto. E allora, quando nelle sue telefonate il bugiardone Pacini Battaglia dice che ha un informatore nella Guardia di Finanza, perché non pensare anche al signor Mussolini? Non è reato. E mal che vada sarà una bugia da Pirata. La gentile signora Gip può rileggere il verbale del 19 settembre. A domanda risponde: «E' tutta una mia bugia, quello che dico al telefono è tutto falso. E' un mio modo di parlare...». Il pm Alberto Cardino fa la domanda che si farebbero tutti gli ingenui: «Intende dire che sono tutte spacconate?». E Pacini conferma che gli ingenui debbono esistere per sempre: un lapidario «Sì». Seguito da un confidenziale «rileggendo gli appunti mi accorgo di aver detto delle bugie». Visto da Pacini il mondo si divide in due: chi è bischero e chi no. Nella sua cella di La Spezia anche Eliana Pensieroso, la fedele segretaria, scoprirà d'esser bischera. E' lì che sogna gli oceani, legge romanzi d'avventura e scrive al padre carabiniere in pensione. A questo Pirata ha regalato mezza vita, ha chiesto l'indispensabile, ma non è riuscita a metterlo in riga. «Dottore, stia attento almeno a colazione...». E lui niente, la fiorentina nel piatto, la mezza bottiglia di whisky dopo. Le bugie, in Al pm «Questauna feIndaghi psu quell'aio la ai Al pm diceva «Questa è solo una fesseria Indaghi piuttosto su quell'altra cosa io la aiuterò» diceva è solo sseria piuttosto altra cosa uterò» via Bertoloni 19, Roma, ai Parioli, erano anche per la carissima Eliana. Quando riceveva gli amici, nonostante i cinque by-pass e il fegato che non sta bene, il Pirata strizzava l'occhietto: sotto la scrivania, tra le cimici, quel che resta della mezza bottiglia di whisky. Uno così piace anche a chi non beve. Uno che piace anche ai nemici. Giannino Guiso, l'avvocato di Sassari che difende Grazianeddu Mesina, Renato Curdo e Bettino Craxi, dice che è uno spregiudicato. «Un banchiere che usa il suo e l'altrui denaro in maniera spregiudicata senza curarsi della provenienza. Una figura molto sospetta: la sua condotta, i suoi comportamenti, fanno pensare a qualcosa di molto grave. Il signor Pacini Battaglia è inquietante e merita una grossa riflessione». In queste ore Guiso non è solo, la grossa riflessione invade i Palazzi di Tangentopoli. Inquietante come un vero Pirata. Ma come suggerisce il sindaco Braccini, attenti alle leggende, che sono pericolose. Il Simpatico Mascalzone, il Pirata, con quella mezza bottiglia di whisky sotto la scrivania ha fregato anche la segretaria. Potesse, e forse potrebbe, e chissà magari l'ha già fatto, oltre che andare in culo alle navi andrebbe anche dalle parti di chi l'ha mandato sui giornali con quella foto che adesso lo fa incavolare. Nel suo piccolo, direbbe lui, «non me ne frega un cazzo» (dalle trascrizioni delle telefonate, cfr.l. Ma il suo piccolo è il «grande merdume» (ibidem) e nel gran merdume il signor Chicchi ci sguazza. Merdume d'alto livello e d'elevato contenuto. «Querelerò tutti quelli che lo collegano a vicende legate al traffico d'armi», fibrilla l'avvocato Lucibello. Cosa troppo seria il traffico d'armi, l'hanno scritto anche i giudici genovesi. Molto, molto più seria di quelle «stronzate» della sua banca di Ginevra, la Karfinco diventata Bps. Là finiva il nero del merdume Eni, le provvigioni ai partiti, le vecchie storie che hanno arricchito le ciabatte da Prima Repubblica: le stesse che hanno spinto Di Pietro alla stanza che fu di Gianni Prandini. Ma è qui, nella Banque de Patrimoines Privés Genève, che resiste il segreto. Qui dove il «Chicchi» parlava con il «Tedesco», 1'«Americano», il «Michelino», e ^Egiziano» Omar che ha quattro passaporti e si chiama Yehia. Qui dove si è fermata la Prima Repubblica e dove Pacini vorrebbe tornare se qualcuno l'aiuta: «Dottore, apra una bella inchiesta che poi ci penso io...». Io, il Simpatico mascalzone. Giovanni Cerniti

Luoghi citati: Genova, La Spezia, Lucca, Roma, Sassari