Cambia l'Irpef solo 5 scaglioni di S. 1.
L'aliquota massima scende al 46%, quella minima sale al 20%. Sulla Finanziaria 4800 emendamenti L'aliquota massima scende al 46%, quella minima sale al 20%. Sulla Finanziaria 4800 emendamenti Cambia l'Irpef, solo 5 scaglioni Estimi casa ridotti, riaperto il condono Inps ROMA. Forse non bisogna esagerare nelTatteggiarsi a Robin Hood, come fece Romano Prodi tempo fa. Così, per evitare che i benestanti si sentano troppo tartassati, l'Irpef sarà resa meno progressiva. Ieri alla Camera la maggioranza ha deciso di rendere esplicite nella legge finanziaria '97 le linee della riforma dell'imposta sui redditi personali. L'aliquota massima scenderà dall'attuale 51% al 46%. L'aliquota minima salirà dal 10% al 20%, con maggiori detrazioni per non colpire i redditi più bassi. Il numero delle aliquote scenderà da 7 a 5, in modo da semplificare i calcoli. E' questo l'aspetto più nuovo degli emendamenti concordati che la maggioranza ha deciso di presentare in commissione Bilancio. Non si è fatto altro che vincolare ad alcune cifre precise i propositi di riforma dell'Irpef del ministro delle Finanze Vincenzo Visco. L'aliquota del 20% dovrebbe applicarsi fino ai 15 milioni, quella del 46% oltre i 150. Stabilire le tre aliquote rimanenti e i relativi scaglioni è demandato al ministero delle Finanze in modo da ottenere la parità di gettito. La riduzione della progressività per i redditi più alti attenuerà gli effetti della «tassa per l'Europa», che dovrebbe colpire solo a partire da una ventina di milioni in su. Ovviamente tutto potrebbe cambiare nel corso del lungo iter che ancora attende la legge finanziaria prima dell'approvazione finale L'intesa a presentare solo questi pochi emendamenti concordati sembra coinvolgere seriamente solo i due gruppi maggiori dell'Ulivo, Sinistra democratica e Popolari. I gruppi minori, chi più chi meno, avanzano anche emendamenti per conto proprio. Il problema più serio per la maggioranza è sulla sua ala destra. Non si tratta dell'intero gruppo di Rinnovamento (guidato da Lamberto Dini) quanto di una sua frazione, i «pattisti» di Mario Segni. Sono solo 6 o 7 ma in alcuni casi potrebbero capovolgere i risultati delle votazioni. Si prevedono maratone, prima in commissione Bilancio poi in aula (con voti di fiducia?), perché anche il Polo, dopo la Lega, ha deciso di giocare al rialzo sul numero degli emendamenti. Duemila i leghisti, un migliaio l'opposizione di destra: in tutto 4800. «Opposizione intransigente» è lo slogan. Sulle prime la maggioranza l'ha presa male, sostenendo che si tratta di ostruzionismo. Più tardi c'è stata un'apertura al dialogo: «Proprio perché i nostri emendamenti sono pochi intendiamo discutere con apertura anche le proposte dell'opposizione» dichiara il relatore di maggioranza, Salvatore Cherchi. C'è l'accordo anche per ridurre fortemente, come già annunciato ieri, l'aumento delle tasse sulla casa, che tante proteste aveva suscitato. Le rendite catastali saranno rivalutate del 5% sia per l'Irpef, come già fissato, sia per l'Ici dove il governo proponeva il 10%. Nello stesso tempo la detrazione per la prima casa salirà dalle attuali 180.000 lire a 200.000.1 Comuni che lo vorranno potranno accrescere fino a 500.000 lire, dalle attuali 300.000, la detrazione per i cittadini bisognosi; potranno rifarsi gravando con una aliquota lei al 7 per mille sulle seconde case, sulle case sfitte e sugli uffici. Per il resto il pacchetto di emendamenti concordato conferma una annosa tradizione delle commissioni Bilancio, sopravvissuta a tutti i cambi di maggioranza: mille miliardi di «stanziamenti a favore delle attività produttive» che servono piuttosto a tacitare le lobbies. Tagliando di qua e aggiustando di là, i conti si pareggiano. E' confermato che con i soldi destinati a ridurre il drenaggio fiscale si aumenteranno invece gli assegni familiari. L'aliquota della futura Irep resta fissata al 5%, con impegni più precisi sull'invarianza di gettito. Frattanto il Consiglio dei ministri ha approvato ieri la riapertura dei termini per il condono previdenziale. Il ministro del Lavoro Tiziano Treu spiega che è stato riveduto tutto il meccanismo delle sanzioni. Si eviterà così che chi ritarda il pagamento di una rata sia colpito con la stessa severità di chi evade tutto; per le imprese in difficoltà ci saranno facilitazioni. La Confcommercio è d'accordo. [s. 1.]
Persone citate: Lamberto Dini, Mario Segni, Robin Hood, Romano Prodi, Salvatore Cherchi, Tiziano Treu, Vincenzo Visco
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