Salomone «nessun odio contro Di Pietro»

Salomone Salomone «Nessun odio contro Di Pietro» BRESCIA. «Mio fratello non è mai stato iscritto nel registro degli indagati della procura di Milano. Il dottor Di Pietro ha raccolto nell'ambito dell'inchiesta su Tangentopoli dichiarazioni ininfluenti sulla vicenda giudiziaria di mio fratello». Questo il commento rilasciato ieri dal sostituto procuratore di Brescia Fabio Salamone al termine dell'intervento in diretta alla trasmissione «Radio anch'io». «Tutti i fatti - ha sottolineato Salamone - erano già ampiamente noti, ma Antonio Di Pietro li ha esposti solo al termine dell'inchiesta». La procura generale di Brescia ha rimosso Fabio Salamoile* e di conseguenza Silvio Bonfigli dalle funzioni di pubblici ministeri nel processo sul presunto complotto per costringere Antonio Di Pietro a lasciare la magistratura. La motivazione è stata ravvisata in una «grave inimicizia» fra Antonio Di Pietro e Filippo Salamone, fratello del pm. A chi gli chiedeva quale sarà il suo futuro, il magistrato ha risposto: «Sarà l'occasione per smaltire tutte le carte che si sono accumulate nel mio ufficio. C'è tanta altra gente che attende di avere giustizia». In merito all'ipotesi di un ricorso contro la decisione della procura generale, ha osservato che «il provvedimento riguarda l'intero ufficio della procura e sarà quindi il procuratore ad assumere le determinazioni più opportune». Nel corso della riunione di ieri pomeriggio in procura tra il procuratore capo Giancarlo Tarquini e i sostituti sarebbero state vagliate «possibilità e opportunità del ricorso». Il magistrato bresciano ha poi precisato: «Mio fratello non è stato mai né inquisito né interrogato da Di Pietro. Questa è una cosa che si continua a scrivere e a dire, ma assolutamente falsa. E' stato inquisito dalla procura di Palermo, ha reso ampie confessioni e ha avuto inflitta una pena per i fatti per i quali è stato incriminato». Nessun motivo, dunque, di astenersi dal rappresentare l'accusa nel processo su Di Pietro? «Assolutamente no». Infine ha ricordato i termini della vicenda: «Sono andato dagli ispettori il 20 luglio scorso, ho reso una lunghissima dichiarazione, trenta pagine, e ho depositato più di cento documenti perché era mia intenzione che su questa vicenda si facesse chiarezza sulle responsabilità mie, e sono pronto ad assumermele, ed eventualmente su quelle di altri. Ho chiesto una copia, ma non mi è stato possibile ottenerla. Tutta la documentazione rilasciata al ministero l'ho depositata al Csm, proprio perché io non intendo sottrarmi ad alcun accertamento». Ha concluso amaramente: «Ora si parla di una nuova inchiesta nei miei confronti? A questo punto mi aspetto di tutto: vedremo», (r. i.J

Luoghi citati: Brescia, Milano