Su Pacini Battaglia l'ombra di Ustica

La Spezia, vertice fra i pm con i giudici che indagano sulla strage. Primi «no comment» del finanziere La Spezia, vertice fra i pm con i giudici che indagano sulla strage. Primi «no comment» del finanziere Su Patini Battaglia l'ombra di Ustica // sospetto: uranio per Gheddafi nella stiva delDc9 LA SPEZIA DAL NOSTRO INVIATO L'oro, le banconote, le armi, le auto rubate, gli assegni. E ora, per l'inchiesta «Tangentopoli due» è il momento di affrontare il capitolo forse più oscuro: l'uranio. Un carico cospicuo, stivato nel DC-9 Itavia abbattuto sul cielo di Ustica il 27 giugno 1980, un venerdì. Tutti morti, a bordo. E ora il filo di quel mistero sembra passare per le mani dei pm Alberto Cardino e Silvio Franz. E per fare il punto i due sostituti procuratori della Spezia si sono incontrati ieri in un ufficio della procura di Firenze con i giudici istruttori Carlo Mastelloni, di Venezia, e Rosario Priore, di Roma. Il perché dell'incontro è nel sospetto che sullo sfondo di tutti questi fatti ci sia Pier Francesco Pacini Battaglia. Sarebbe stato lui a far caricare su quell'aereo l'uranio per conto di Gheddafi. Non era ancora spuntato il sole quando hanno aperto il battente della cella. «Ma almeno fatemi dormire!», ha protestato «Chicchi». Reclamato al palazzo rosa perché Cardino e Franz lo volevano interrogare sulla vicenda infinita di Giuseppe Cerciello, generale della Finanza. Una rogatoria richiesta dal pool per dimostrare che i rapporti sono ottimi, a dispetto delle mille indiscrezioni di colore contrario. Le 6,30. Un'ora più tardi per «Chicchi» è stata la prima volta. Forse. Perché, per la prima volta ha comunicato con solida fermezza: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». No, il banchiere non giudica opportuno parlare troppo. D'accordo, il giorno prima dal tribunale del riesame aveva ricevuto notizie più o meno confortanti, ma, al di là delle dichiarazioni diciamo spinte sulla via dell'ottimismo da parte di qualcuno della sua difesa, a ben leggere non c'è da stare troppo tranquilli. Perché verrà deciso più tardi se la Procura della Spezia sia competente a sviluppare questa inchiesta, ma il fatto è che a nessuno sembra esser passato per la testa che «Chicchi» sia un innocente. Parola dei giudici del riesame Paolo Martinelli, Marina Besio e Cristina Dagnino: «Per quanto attiene alla partecipazione del Pacini Battaglia (con ruolo di primo piano) all'associazione per delinquere contestata, la difesa non ha formulato alcuna argomentazione che ne contesti l'esistenza». Del resto, sulla sua vocazione a fare affari, ma soprattutto malaffari, quelli del Gico, il gruppo investigativo per la criminalità organizzata della Guardia di Finanza (che ieri ha espresso «disappunto» per il riproporsi di notizie di stampa relative all'indagine della Spezia «che possono rinfocolare polemiche»), hanno sempre avuto idee chiare e in un rapporto sottolineano come anni di attività di Mani pulite non abbiano «minimamente inciso sul vincolo associativo» dei predoni di Stato, mentre il «ruolo di Pacini evidenziatosi nelle indagini condotte dall'autorità giudiziaria di Milano è emerso solo parzialmente». La collaborazione? Quelli del Gico non ci credono neppure un po': «Meramente strumentale e ri¬ volta esclusivamente a rendere dichiarazioni tese a limitare i danni». Perché la sua rete finanziaria sarebbe «rimasta sostanzialmente intatta, estendendosi anzi verso gli Emirati Arabi. In particolare Pacini ha continuato a servirsi per le sue attività internazionali della banca Albis (che nel frattempo ha cambiato il nome in Adamas), istituto di Zurigo con filiale a Chiasso che, come lo stesso Pacini raccontò ad Antonio Di Pietro nel marzo del 1993, rappresentava uno dei nodi del sistema di Tangentopoli». Pochi fra gli inquirenti mettono in dubbio che «Chicchi» sia il cardine attorno a cui ruota l'intero sistema tangentizio di casa nostra e dintorni. Iperattivo, come richiede il ruolo di finanziere d'assalto dagli scrupoli sopiti. E sempre pronto a mettere mano al portafogli. Come quando si incontrava con Lorenzo Necci. Destinati alla moglie, ha chiarito Eliana Pensieroso, la sua segretaria, durante l'interrogatorio, i 20 milioni mensili. «Veramente quei soldi erano per la signora». Che sarebbe titolare di un conto in Svizzera, da supporre non smilzo, e i 20 «chili» mensili corrisponderebbero agli interessi. Qualcuno, appassionato di cinema, ha definito quello di ieri «Dday-after». Il giorno dopo il deposito della sentenza del tribunale della Libertà l'umore di Antonio Conte, procuratore capo della Spezia è leggero. Soddisfatto, il dottor Conte, perché, osserva, «il tribunale del riesame ha stabilito che tutto quello che noi abbiamo fatto sino ad ora, l'abbiamo fatto oltre che a ra¬ gion veduta anche nel rispetto delle norme della competenza. E per il futuro si vedrà... Se la Cassazione prendesse una certa decisione, non è che possiamo opporci». Ma col sole, tutto appare meno opaco, meno difficile, meno definitivo. Anche gli appunti del tribunale del riesame sulla competenza dei pm della Spezia a indagare su fatti e misfatti avvenuti in mezza Italia e nati chissà dove. «Noi intanto andiamo avanti. Non è che siamo contenti per il fatto che gente si trova in carcere per provvedimenti che abbiamo sollecitato, ma ci conforta che sia stata confermata la gravità dei fatti». Ma se qualcuno fa ricorso e la Cassazione decide di togliervi l'inchiesta, voi lo considererete uno scippo? «Ma no, quale scippo! Assolutamente». Meno rassegnati i sostituti, che poi sono quelli che han dato corpo alle accuse del Gico. Osserva Cardino, con tono acido: «Non è che noi ci abbarbichiamo a un'indagine o ce ne innamoriamo, certo, il problema esiste». E l'altro dioscuro, il dottor Franz, precisa che «sarebbe possibile chiudere l'inchiesta per alcune posizioni, ma è difficile ipotizzare uno spezzettamento perché esiste un reato associativo». C'è chi ci spera, in un trasferimento, e chi di fronte all'idea mostra perplessità. «Siamo sicuri che si risolverebbe in un vantaggio finire di fronte ad altri giudici?», si chiede l'avvocato Paolo Masseglia, del collegio di difesa di Lorenzo Necci. Vincenzo lessandoti Nasce un giallo sulle critiche del Gico a Mani pulite Pier Francesco Pacini Battaglia Sopra: Fabio Salamone

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