Brancoli si dimette è crisi alla Rai
Terzo addio illustre dopo Santoro e Arbore. Per la direzione del Tgl in pole position Anselmi Terzo addio illustre dopo Santoro e Arbore. Per la direzione del Tgl in pole position Anselmi Brancoli si dimette/ è crisi alla Rai Dalla Quercia accuse a Siciliano ROMA. Rodolfo Brancoli, direttore del Tgl da 70 giorni, si è dimesso, questa volta definitivamente. A nulla sono valse le preghiere del presidente Enzo Siciliano perché ritornasse sui suoi passi, né gli attestati di stima venuti dal presidente del Consiglio Prodi e dai leader dei maggiori partiti di maggioranza e opposizione, da D'Alema a Berlusconi, a Fini. Brancoli non ha voluto recedere. E adesso il pds approfitta della sua uscita di scena per sparare un siluro al cda ulivista. «C'è un deficit di guida. Un'azienda complicata come la Rai non può essere gestita da un cda che si riunisce ogni 15 giorni», dichiara a sorpresa la responsabile comunicazione di Botteghe Oscure Giovanna Melandri, notoriamente vicina a D'Alema, che richiama anche i politici ad «approvare in fretta la nuova legge sul sistema televisivo e sull'identità del servizio pubblico». Mentre dal Polo si mettono subito le mani avanti, nel caso di dimissioni spontanee o forzate dei vertici, o magari di un rimpasto. Così, il presidente della Vigilanza Francesco Storace dalla festa di An all'Eur lancia la proposta di «un governo di larghe intese e di metodo per la Rai». E, a nome del Polo, spiega: «Bisogna trovare delle regole comuni e trovarle subito, altrimenti questi ce ne nominano altri cinque anche peggio». Insomma, il cda prodian-veltroniano scricchiola, e certo le dimissoni di Brancoli, dopo quelle di Arbore e di Santoro, non gli danno una mano. D'altra parte il direttore del Tgl aveva preannunciato la sua volontà di lasciare già tre giorni fa, dopo che la redazione aveva bocciato il suo piano editoriale con 74 voti contrari e soli 54 a favore. Un voto avvenuto dopo un lungo braccio di ferro con Siciliano sul numero dei vice. «Se ho voluto attendere qualche giorno è perché, dopo tanti attestati, non volevo sembrare arrogante», ha spiegato ieri Brancoli durante la riunione di redazione. E anzi sembrava che avesse deciso di soprassedere per un altro po'. Poi, nel primo pomeriggio, la comunicazione al cdr e la lettera formale al presidente. Non si sa se accompagnata da una missiva privata in cui, secondo i tamtam di Saxa Rubra, Brancoli avrebbe attribuito alla vicenda dei vice l'origine di tutti i mali. Ma la presidenza nega di aver mai ricevuto alcunché, oltre alla comunicazione ufficiale. Che la seconda lettera esista o no, la querelle sui vice sembra davvero uno dei nodi della storia. Al di là dei rammarichi d'ufficio, il cdr del Tgl parla di «contraddizioni fra direttore ed editore». E anche più esplicito è Ennio Remondino, che del cdr è parte: «Forse Brancoli si è reso conto che non c'erano scappatoie al cui de sac in cui si era cacciato». L'Usigrai d'altra parte ha abbandonato Brancoli proprio dopo le scelte fatte dal direttore, che di vice ne avrebbe voluti 3 o 4, di confermare Massimo Magliaro, ex portavoce di Giorgio Almirante che la redazione non ha mai considerato «uno dei suoi», affiancato da Andrea Giubilo, un esterno del Tgl che nemmeno i cat- tolici di ppi e ccd riconoscono come «uomo d'area». «Parlando coi giornalisti ho capito che la votazione era sul piano editoriale e sulla squadra» conferma il segretario dell'Usigrai, il cattolico Giorgio Balzoni. E il vicepresidente della Vigilanza Mauro Paissan spiega: «La mia impressione è che Brancoli sia stato vittima delle divisioni politiche nella redazione, ma anche delle influenze politiche espresse nella scelta dei vice». Intanto, sul dopo-Brancoli già è partito il toto nomine: tra gli interni si parla del pidiessino Giulio Borrelli, che alcuni considerano però già bruciato nella prima tornata, e del cattocomunista Alberto Severi, appena nominato vice al Tg3. Rispunta il nome di Livio Zanetti già direttore dell'Espresso e del Gr e perfino di Andrea Monti, che oggi guida Panorama. Ma il favorito appare l'editorialista del Corriere della Sera ex direttore del Messaggero Giulio Anselmi, già in corsa due mesi fa, la cui nomina, ben vista da D'Alema, fu allora bloccata da Prodi e Veltroni. Ma si parla anche di un interinato a Ottavio Di Lorenzo, eterno vice ormai prossimo alla pensione, nell'attesa che si chiarisca la questione del cda. Maria Grazia Bruzzone Vespa: «Qui vogliono tutti i cioccolatini e lui non ne dava a nessuno» primo pomeriggio, la comunicazione al cdr e la lettera formale al presidente. Non si sa se accompagnata da una missiva privata in cui, secondo i tamtam di Saxa Rubra, Brancoli avrebbe attribuito alla vicenda dei vice l'origine di tutti i mali. Ma la presidenza nega di aver mai ricevuto alcunché, oltre voluti 3 o 4, di confermare Massimo Magliaro, ex portavoce di Giorgio Almirante che la redazione non ha mai considerato «uno dei suoi», affiancato da Andrea Giubilo, un esterno del Tgl che nemmeno i cat- A sinistra: il presidente della Rai Enzo Siciliano no, che hanno prevalso, pensavano a un giornale diverso, a nomine diverse». Si sentivano invasi. Uno degli affossatori racconta: «Siamo stufi di ricominciare ogni volta daccapo. Il direttore e i due soli vice che alla fine era stato costretto a scegliersi venivano da storie lontanissime dal Tgl. Non conoscevano le qualità di ognuno di noi» BrancoRodolfo Brancoli direttore dimissionario del Tgl che bugia». L'hombre vertical, invece, non ha nessuna voglia di imparare. «Brancoli è uno che non usa mai la vasellina», A sinistra: il presidente della Rai Enzo Siciliano
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