Rodolfo «l'hombre vertical» e la maledizione del Tgl

Interno za, non aveva trovato di meglio che paragonarli a quelli, lottizzati, di Tg2 e Tg3.1 politici lo hanno sostenuto a parole, ma niente di più. Piaceva a tutti, ma non apparteneva a nessuno. E quando, con un soprassalto di ufficialità che gli assomiglia, ha chiesto una nota scritta di sostegno, è rimasto solo. Non volendo mediare, ha preferito sloggiare. E i primi a stupirsi sono quelli che gli avevano negato la fiducia. Qualcuno ha mormorato: «Intendevamo solo dargli una lezionrina. Se avessimo potuto immaginare che l'avrebbe presa così sul serio...». Ecco il punto: Brancoli, il professor Brancoli, l'americano e comunque il poco italiano Brancoli, non sa prendere la vita che in quel modo: sul serio. Vespa chiude il libro dei ricordi: «Al non invidiabile successore darei un solo consiglio: sii gentile. E portati dietro cento scatole di cioccolatini». L'ultima voce è del solito redattore che staziona vicino all'ascensore, l'anima del Tgl: «Ahò, er novo direttore arriverà per Natale, in tempo per beccarsi tutti i regali de Brancoli. Senza manco aver cominciato a lavora. Ammazza che impunito». Massimo Gramellini L'ULTIMA DEFEZIONE Rodolfo, «l'hombre vertical» e la maledizione del Tgl LA STAMPA Sabato 19 Ottobre 1996 Interno C m ROMA ERA un direttore di sinistra che piaceva a tutti, persino al Papa: si è dimesso ieri. C'è un telegiornale che in tre anni ha cambiato testa sei volte eppure non la perde mai e con lo stesso appetito continua a divorare i direttori e aumentare gli ascolti. Bruno Vespa dice che più che un mistero questa è una maledizione, «la maledizione del Tgl». Nessuno la conosce meglio di lui, morto e risorto mille volte fra i passi perduti di quel brutto corridoio dai colori tristi con vista sul raccordo anulare che è la palazzina del Tgl a Saxa Rubra. Dalla plancia di comando della direzione si controllano sedici televisori a parete e un po' la vita di tutti gli italiani. I quattro telefoni in dotazione trasformano il giornalista arrivato a sedersi quassù nel terminale dei sogni e dei capricci delle due categorie più suscettibili del mondo: i politici e, soprattutto, i colleghi. «Il mio è l'ufficio di uno psicanalista», diceva Demetrio Volcic, direttore amatissimo e divorato, pure lui. Ecco, Rodolfo Brancoli non è esattamente uno psicanalista. Clù lo ha scelto ha guardato più al professionista che all'uomo: che ha un carattere fatto apposta per non legare con l'anima profonda del Tgi. Brancoli è algido, rigido, con un forte senso della giustizia, del dovere e della consapevolezza di sé: un hombre vertical, direbbero gli spagnoli. Il Tgl è la romanità nella sua forma migliore, quella che sa coniugare trasandatezza e mestiere, colpi di talento e bisogno puerile di rassicurazioni. «Qui dentro un direttore deve stare sempre con i cioccolatini in mano», dice Bruno Vespa, con la saggezza di chi ha già pagato il conto. Rodolfo el vertical girava senza cioccolatini nelle tasche. Non regalava complimenti. Non scendeva al bar con il codazzo, come fanno solo i direttori dei tg e i primari d'ospedale. E se un servizio non gli piaceva, chiedeva solennemente all'autore di rifarlo, anziché cambiarglielo lui alla chetichella. Racconta ancora Vespa: «Brancoli è venuto qui immaginando di dover dirigere una redazione, non di doverci convivere. Il Tgl si è spaccato e stavolta la politica non c'entra: c'erano destra e sinistra da entrambe le parti. La divisione è stata fra chi credeva nel suo progetto e chi lo temeva». Brancoli all'inizio non si era accorto di nulla. Nessuno di quelli che mi ha votato contro, ripeteva ancora ieri poco prima di dimettersi, ha mai osato criticarmi in pubblico. Vespa sorride: «Noi giornalisti siamo primedonne: prodighi di gratificazioni pubbliche e di maldicenze private». Torniamo agli schiera- menti. «Il ragionamento dei favorevoli era: questo è un direttore che non farà epurazioni, imo che appena è arrivato ha detto: chi è il primo che vi aspettereste che un direttore nominato dall'Ulivo faccia fuori? Magliaro, ex portavoce di Almirante? Bene, io lo confermo. Questo è Brancoli. E se ha un brutto carattere, pazienza. Invece le ragioni del no, che hanno prevalso, pensavano a un giornale diverso, a nomine diverse». Si sentivano invasi. Uno degli affossatori racconta: «Siamo stufi di ricominciare ogni volta daccapo. Il direttore e i due soli vice che alla fine era stato costretto a scegliersi venivano da storie lontanissime dal Tgl. Non conoscevano le qualità di ognuno di noi». Brancoli, a dire il vero, era convinto di conoscerle benissimo. «Ho una redazione mediocre», fu una delle sue prime dichiarazioni memorabili. Poi aggiustata in «Ho una redazione discreta». Vespa sospira: «Certo, se diceva "ottima" era meglio, tanto più che non gli sarebbe costato niente. Perché allora non l'ha detto? Perché è sincero. Io col tempo ho imparato a dire qual- che bugia». L'hombre vertical, invece, non ha nessuna voglia di imparare. «Brancoli è uno che non usa mai la vasellina», dice Fabrizio Del Noce. «Un giorno ha dichiarato: io ho il bastone del comando, voi non contate niente. Era libero di pensarlo. Ma certo dirlo è un'altra cosa». Ma bastano qualche parola ruvida, la porta sempre chiusa e le tasche senza cioccolatini a spiegare la dissoluzione di un'esperienza che in tre mesi aveva portato il Tgl al record degli ascolti e all'apprezza- mento unanime dei potenti, ultimo il Papa, che gli aveva appena trasmesso tramite il segretario don Stanislao le sue congratulazioni? Il capo del cdr, il più che «discreto» mviato di esteri Ennio Remondino, naviga sulle metafore: «Brancoli è salito su una splendida ammiraglia senza conoscere il mare della Rai né quello della politica italiana. Per questo alla prima secca si è incagliato». Non ha saputo o voluto cu- rare i rapporti con i dirigenti della Rai, che alla «prima secca» - i vicedirettori a numero chiuso - lo hanno abbandonato. E la scelta dell'ex missino Magliaro come vice gli ha attirato le ire delle frange più politicizzate: a sinistra come nei settori moderati del Polo. Il sindacato Usigrai se l'era già giocato prima, con una strana dichiarazione in cui, volendo per una volta addolcire i suoi giornalisti lodandone l'indipenden-

Luoghi citati: Roma