I Sutter: fermate il film sulla morte di Milena

I Sutter: fermate il film sulla morte di Milena I Sutter: fermate il film sulla morte di Milena GENOVA. I familiari cercheranno, con ogni mezzo legale, di impedire la trasmissione del filmato che rievoca liberamente la vicenda di Milena Sutter, la tredicenne rapita e uccisa il 6 maggio 1971 da Lorenzo Bozano, il «biondino dalla spider rossa», condannato poi all'ergastolo che sta ancora scontando a Porto Azzurro in regime di semilibertà. I Sutter, di origine svizzera, titolari dell'omonima società che produce da più d'un secolo cera da scarpe, da pavimenti e altri prodotti casalinghi, dopo aver invano tentato di bloccare «Grandi Processi» che andrà in onda con la prima puntata (dedicata al caso Fenaroli) stasera alle 20,50 su Raiuno, a cura di Sandro Curzi, si sono rivolti agli avvocati Virgilio Bazzani, Vincenzo Cuffaro e Pietro Rescigno, e hanno già ottenuto che la questione sia dibattuta il 25 ottobre nel tribunale civile di Roma. La Rai ha collocato il filmato sul «caso Sutter» nell'ultima serata della serie (tra 7 settimane). «Grandi Processi», che ogni volta si concluderà con un sondaggio tra gli spettatori sulla presunta colpevolezza degli imputati, rievoca in termini di fiction alcuni dibattimenti clamorosi del dopoguerra: Fenaroli, Sutter, Graziani, Bebawi, ecc. I Sutter, ieri mattina, nell'ufficio dell'avvocato Bazzani, hanno esposto il loro pensiero. Erano presenti Arturo, il padre di Milena, Aldo, di due anni minore della sorella, oggi trentaseienne, e Stefano, 23 anni, nato dopo la tragedia. La signora Flora, belga, non s'è più ripresa dopo la morte della figlia: non ha voluto essere presente, perché non sopporta, sul piano emotivo, i ricordi. Lo stesso Arturo Sutter, che pure al momento del rapimento e dei processi dimostrò grande forza d'animo, ha lasciato la riunione prima della fine, evidentemente commosso e alterato. I Sutter hanno spiegato che alcuni anni fa, quando Sergio Zavoli era presidente Rai, avevano saputo che si stava preparando uno sceneggiato sulla vicenda. Riuscirono a stabilire un contatto con Zavoli e le riprese vennero troncate. L'anno scorso appresero dai giornali che si stava preparando ancora un telefilm. Cercarono di parlare con la presidente Letizia Moratti. Ma non ottennero che vaghe assicurazioni. Adesso lo sceneggiato sta per andare in onda. Aldo Sutter è riuscito a vederlo. Lo definisce «un fumettone dai contorni ambigui». I Sutter precisano che nessuno ha mai chiesto loro l'autorizzazione e che, comunque, mai la daranno. La loro linea processuale è articolata su quattro punti: non c'è, nel caso in questione, diritto di cronaca perché si tratta d'un fumato; non ci sono esigenze di attualità; appare evidente la speculazione su una tragedia; il diritto all'oblio e al rispetto della privacy è più forte del diritto di cronaca. «Il dovuto e sentito rispetto per il dolore della famiglia Sutter non può opporsi al valore della memoria e al significato di un'attenta riflessione offerta dalla Rai al pubblico sui casi che hanno profondamente segnato la nostra società». Così Giovanni Tantino, direttore di Raiuno commenta l'iniziativa della famiglia Sutter. «La ricostruzione - conclude Tantillo - è stata curata con il massimo scrupolo e senso di responsabilità, al di fuori di qualunque spettacolarizzazione». [p. 1.] «Rivendichiamo il diritto all'oblio su una sofferenza tanto profonda Non abbiamo firmato alcuna dichiarazione che consentisse riprese e trasmissione» A fianco, Milena Sutter, rapita a Genova il 6 maggio di 25 anni fa e trovata morta pochi giorni dopo in mare. A destra, Sandro Curzi, conduttore dei «Grandi processi» su Raiuno. In basso, Aldo, uno dei fratelli della vittima, durante la conferenza stampa di ieri

Luoghi citati: Genova, Milena, Porto Azzurro, Roma