Il «nodo» Superprocura

Il «nodo» Superprocura Il «nodo» Superprocura Ieri nuove audizioni al Csm Vigna è ancora il favorito ROMA DALLA REDAZIONE Un lungo pomeriggio di audizioni, per capire quale dei tre candidati è più idoneo a giudare la superprocura antimafia. Francesco Saverio Borrelli, procuratore di Milano, Piero Luigi Vigna, procuratore di Firenze, e Giovanni Tinebra, procuratore di Caltanissetta, sono sfilati ieri davanti alla commissione incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura, che dovrà formulare al plenum la sua proposta. Ma a sera, quando anche l'auto blindata del procuratore Tinebra lascia il palazzo dei Marescialli, il dubbio non era ancora sciolto: chi sostituirà, alla guida della Dna, l'attuale super-procuratore Bruno Siclari? I commissari hanno rinviato la discussione a lunedì prossimo, ma sembra che gli orientamenti siano rimasti gli stessi di una settimana fa: dei sei consiglieri, tre sarebbero a favore di Vigna, due di Borrelli e uno di Tinebra. Le audizioni non hanno inciso più di tanto, così come non aveva cambiato molto la notizia dell'azione disciplinare nei confronti di Vigna, avviata dal procuratore generale della Cassazione Zucconi Galli Fonseca. Di questa iniziativa, assicurano i consiglieri, non s'è parlato nelle audizioni di ieri, ma certamente l'inchiesta sul procuratore di Firenze ha rallentato i tempi della decisione, proprio con la scelta di ascoltare i tre candidati. Borrelli, Vigna e Tinebra hanno illustrato i loro programmi nel caso vengano chiamati a dirigere l'ufficio voluto da Giovanni Falcone, intrattenendosi sul ruolo che la superprocura deve avere nei rapporti con le diverse procure di¬ strettuali, l'attività di coordina mento tra i vari uffici che indaga no sulle cosche mafiose, l'utilizzo dei «pentiti». «Le norme che rego lano l'attività della Dna - spiega il consigliere di Magistratura demo cratica Paolo Dusi, in una pausa delle audizioni - lasciano un margine di discrezionalità nella loro interpretazione». Per questo i can didati hanno spiegato i loro criteri di interpretazione e di intervento. Fra i tre aspiranti, Vigna e Tinebra hanno dalla loro parte una lunga esperienza nelle inchieste di mafia: il procuratore di Firenze a partire dal 1984, con l'inchiesta sulla «strage di Natale» attribuita a Cosa nostra e poi con quella sulle bombe del 1993, quello di Caltanissetta con il lavoro quotidiano del suo ufficio e le indagini sulle stragi di Capaci e via D'Amelio Borrelli, invece, può contare sulla maggiore anzianità, oltre al pre stigio guadagnato soprattutto ne gli anni di Mani pulite; ma il prò curatore di Milano non ha mai nascosto che la sua vera aspirazione è diventare presidente della corte d'appello milanese, l'ufficio che fu di suo padre. Fino all'«incidente» dell'azione disciplinare, Vigna era considerato da quasi tutti il candidato più adatto e con maggiori possibilità di guidare la Dna. E se l'inchiesta a suo carico per alcune dichiarazioni rilasciate nei giorni delle polemiche sul pentimento del boss Giovanni Brusca non hanno inciso granché sull'orientamento dei commissari che dovranno fare la loro proposta, è possibile che quella vicenda costituisca materia di dibattito (e forse un ostacolo) quando la pratica e l'eventuale proposta del suo nome arriveranno alla seduta plenaria dell'organo di autogoverno dei giudici. Piero Luigi Vigna, procuratore di Firenze

Luoghi citati: Caltanissetta, Capaci, Firenze, Milano, Roma