Strangolato dopo un Iitigio
Roma: trovato nel suo appartamento, il killer ha usato un filo del telefono Roma: trovato nel suo appartamento, il killer ha usato un filo del telefono Strangolato dopo un IHig Ucciso un critico teatrale ROMA. Strangolato, con il filo del telefono. Così è morto ieri a Roma il critico teatrale del quotidiano «Il Tempo», Dante Cappelletti, 50 anni, ricercatore universitario alla Terza Università di Roma. L'ha trovato un suo amico, che ogni mattina passava a prenderlo prima di andare in università. E' entrato nell'appartamento di via Livorno (dalle parti di piazza Bologna), aprendo la porta con il mazzo di chiavi che Cappelletti gli aveva affidato tempo fa, e lo ha trovato steso a terra, supino, vestito, le gambe sotto il letto. Nessuna ferita addosso, tant'è che l'amico ha creduto che il critico fosse stato colpito da un malore. Così, ha chiamato un'ambulanza, e pochi minuti dopo un medico arrivava in via Livorno. Cappelletti era ormai morto, ma non per un infarto: il medico ha immediatamente capito che non si trattava di un decesso per cause naturali, ma di un omicidio. Anche il capo della Squadra mobile Rodolfo Ronconi sta lavorando su questa ipotesi. I segni sul cadavere, e il filo del telefono strappato hanno indirizzato le indagini in questa direzione, anche se solo l'autopsia potrà eliminare le ultime incertezze. Ma chi ha ucciso Cappelletti? Qualcuno avanza l'ipotesi di un delitto passionale: il critico era omosessuale, ma un'amica di famiglia ha detto che «non aveva un rapporto affettivo stabile». E allora? I suoi colleghi del «Tempo» pensano piuttosto che Cappelletti abbia sorpreso un ladro, e che questi lo abbia ucciso. Una delle ultime persone a vedere Cappelletti vivo è stato un collega giornalista, nella notte tra mercoledì e giovedì: si erano incontrati all'uscita del Teatro Valle, alle 23.45, dove avevano assistito alla rappresentazione di «Gli ultimi» di Gorkij, per la rassegna Festival d'autunno. «Io abito nello stesso quartiere - ha dichiarato il giornalista - e Cappelletti mi aveva chiesto se volevo un passaggio, visto che andava a casa. Gli ho risposto che ero già in compagnia, e l'ho salutato». Sembra che Cappelletti al Valle fosse in compagnia di due ragazzi, ma spesso il critico accompagnava a teatro i suoi studenti e le sue studentesse. Nel pomeriggio il critico aveva parlato con la responsabile degli Spettacoli del «Tempo», Paola Rossetti, che adesso dice: «Ho perso un collaboratore prezioso, ma soprattutto un amico. Dante era una persona dolce, molto competente, civile. Non era certo una persona ambigua. Il suo ritmo di lavoro era frenetico, appassionato». Nessun sospettato, pochi indizi. Testimoni sì, nell'inchiesta su questo strano delitto. Tra questi c'è anche la sorella di Cappelletti, Rita. La polizia ha passato al setaccio l'appartamento del critico (tre stanze), dinante un so- pralluogo durato 7 ore. Gli inquilini del palazzo hanno riferito agli investigatori di aver sentito molte voci provenienti da quell'appartamento, la notte del delitto, e di aver pensato ad un litigio. Nel suo studio, le carte dei lavori che stava completando (una ricerca sul teatro di Cechov) e i saggi pubblicati negli anni passati: su Pasolini, Verga, Dùrrenmatt. In questo periodo si stava occupando degli scambi culturali con l'Egitto e la Tunisia. La settimana prossima era atteso a Pontedera, dove avrebbe dovuto condurre un dibattito sul teatro nella cultura italiana e in quella araba. Ieri, sul «Tempo», è uscito l'ultimo articolo con la sua firma. Un pezzo sul teatro, naturalmente. E il teatro era la sua prima e grande passione. Peccato che abbia trovato sulla sua strada un assassino. [r. cri.] Si indaga sulle sue amicizie omosessuali v ato un filo del telefono un IHig v Il corpo di Cappelletti (nella foto grande) viene portato all'obitorio
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