Deriso per il turbante si impicca

Deriso per il turbante si impicca Ha lasciato un diario e due poesie. Gli insegnanti non si erano accorti di nulla Deriso per il turbante si impicca Un tredicenne sikh perseguitato dai compagni MANCHESTER LONDRA NOSTRO SERVIZIO Non sopportava più gli insulti razzisti che piovevano sulla sua testa dagli spalti durante le partite di pallone a scuola. Vijay Singh, un ragazzino tredicenne di Manchester, avrebbe dovuto denunciare lo scherno e le botte di quei vigliacchi che si accanivano su di lui perché portava il turbante da sikh. Invece non ne ha fatto parola con nessuno, fuorché in due belle poesie disperate che gli sono valse un 10 dalla professoressa. La famiglia lo ha trovato impiccato in casa sabato pomeriggio. Nel cassetto della scrivania, i genitori stravolti hanno trovato un diario dell'ultima settimana di vita di Vijay. «Ricorderò questo per l'eternità. Lunedì: mi hanno preso i soldi. Martedì: mi hanno insultato. Mercoledì: mi hanno strappato l'uniforme. Giovedì: il mio corpo sanguina. Venerdì: è finita. Sabato: libertà». Gridano aiuto anche i versi quieti e intensi delle poesie che, si è capito troppo tardi, riflettevano le sue esperienze personali. «Poemi sulle prepotenze», li aveva intitolati. «Ho paura, il mio corpo trema tutto, la mia bocca è spalancata e congelata, le lacrime che colano mi distruggono la faccia. I bulli, io grido, non hanno sentimenti né emozioni. Non sono in gamba come gli altri, fanno questo perché non hanno l'abilità di fare nient'altro e sanno che per essere bulli non c'è bisogno di nessuna competenza. Sono malvagi, egoisti e codardi». «Lavoro eccellente, Vijay», ha commentato a margine l'insegnante. E dire che la Stretford High School di Manchester è stata una delle prime scuole del Paese a nominare uno psicologo a tempo pieno proprio per aiutare i ragazzi tormentati dai soprusi dei compagni. Una decina di giorni fa Vijay, «un tesoro di figlio» nelle parole di sua madre, aveva raccomandato i 5 fratellini agli amici. Lui, aveva annunciato, avrebbe preso una vacanza. La polizia ha una tesi: «Vijay aveva subito le prepotenze in questione quando andava a scuola e tornava a casa. Era un calciatore molto dotato, ma poiché era un sikh e portava il turbante, era vittima di insulti razziali da parte delle squadre avversarie e dei loro spettatori». L'insegnante di educazione fisica dice: «Era una supefstar assoluta, un sogno di ragazzo a cui insegnare sport. Non avevo idea che subisse prepotenze a scuola. Era un giovanotto molto forte, alto un metro e 85, il che lo rendeva un atleta eccezionale per la sua età». Vijay aveva un viso d'angelo e sognava i piedi di Cantona. Ma suo padre non lo aveva mai portato a vedere il Manchester United allo stadio perché voleva risparmiargli gli abusi razziali sugli spalti. Maria Chiara Bonazzi

Persone citate: Cantona, Maria Chiara Bonazzi, Vijay Singh

Luoghi citati: Londra, Manchester