Pacini confidente a metà

Pacini, confidente a metà Pacini, confidente a metà / contatti con gli uomini del Pool I «MISTERI» DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA AMILANO LL'UNA e mezzo, in Procura, parte il botto della prima bottiglia di spumante. Salvatore Scaletta, il finanziere che s'incontrava con Chicchi Pacini Battaglia, festeggia il suo ultimo giorno da maresciallo. Proprio nella stanza che fu di Di Pietro, tartine e pasticcini con Colombo e Davigo e gli altri colleghi: da oggi Scaletta se ne va a Urbino, scuola ufficiali. Ma non è un bel giovedì, Scaletta non sembra felice. E a sera, quando arriverà l'ultimo botto, si può capire meglio. Lucibello, difensore di Pacini Battaglia, fa partire l'ultimo botto. Pacini confidente del pool milanese? Ma quando mai. Testuale: «Non mi pare proprio». E il punto interrogativo ritorna a giganteggiare nei corridoi della Procura milanese. Come è andata tra Pacini Battaglia e il maresciallo più fidato di Di Pietro prima e di Davigo poi? Davigo risponde così: «Tutto ciò che attiene ad eventuali rapporti tra polizia giudiziaria e fonti confidenziali non può essere oggetto né di conferme né di smentite». Gerardo D'Ambrosio non risponde perché lui che coordina il pool non ha mai saputo nulla: «Non ho ricevuto né letto rapporti del maresciallo Scaletta su fonti confidenziali». A parte la differenza tra Davigo e D'Ambrosio, uno che sa e l'altro che non sa, il Palazzo comincia a mormorare. Ma come, quando c'era il processo Eni-Sai i difensori continuavano a chiedere la convocazione in aula di Pacini Battaglia, questi era introvabile e invece era in qualche stanza con Scaletta, magari in questo Palazzo? «Io più che mandargli la convocazione nel suo domicilio di Crans Montana che potevo fare?», quasi si scusa il pm Fabio De Pasquale. Salvatore Lo Giudice, uno dei difensori di Craxi, elenca tutti i tentativi, falliti, per avere Pacini Battaglia in aula. Confidente del pool, dunque? Lucibello detta la versione del suo assistito, e il maresciallo Scaletta diventa brutalmente una «microspia». «Un pubblico ufficiale i cui rapporti con Pacini Battaglia si sono limitati esclusivamente a sporadici dialoghi nelle sedi giudiziarie, in occasione delle sue audizioni, sembra si sia trasformato in una microspia vivente redigendo conseguenti relazioni». E se la microspia ha funzionato «con la fedeltà che è ormai propria dell'alta tecnologia in uso nel settore», comunica Lucibello, i contatti con Scaletta «risulteranno privi di qualsiasi rilevanza sostanziale». Come dire al maresciallo: attento, che le tue relazioni possono essere smentite, che Pacini può smentire Battaglia. Insomma, dice Gaetano Pecorella, presidente di tutti i penalisti, «qui siamo alla strategia della confusione». E parte l'elenco: Chicchi 1: ho pagato per uscire da Tangentopoli, ma nel senso morale. Chicchi 2: «Lucibello e Di Pietro mi hanno sbancato», anzi no, amico, a quella frase che Chicchi ripeteva ad ogni incontro: «Quello che dico a lei lo negherò anche davanti a Dio». Scaletta, che se ne va dal Palazzo di Giustizia con l'aria di chi non ha proprio nulla da festeggiare, ha rischiato di passare anche per «talpa». Chi informava Pacini Battaglia delle mosse del pool? Alla Spezia erano già arrivati al suo nome, ma la «talpa» non è lui. Potrebbe nascondersi nelle pieghe di un'altra inchiesta milanese, affidata a Davigo, sui rapporti tra massoneria e stellette. Scaletta può star tranquillo. Come dice il colonnello Federico D'Andrea, comandante del nucleo di polizia giudiziaria della GdF, «il maresciallo Scaletta ha agito nei termini di legge». Ma questo Pacini Battaglia confidente mette in imbarazzo al quarto piano. I pm di «Mani pulite» rispondono con grugniti, parlano d'altro, vale per tutti 0 «Mali?» di Gherardo Colombo, ironizzano su questo bel mondo fatto solo di Buoni o Cattivi. Scaletta se ne va e Davigo, il pm sotto maggiore pressione, lo benedice: «Ora che va all'Accademia ha finito di soffrire». Da lontano, a benedire Davigo, ci pensa Antonio Di Pietro: «Ai miei tempi non è mai stato un confidente, ma non ho bisogno di sapere come sono andate le cose. Condivido tutto quello che ha fatto Davigo». Come ai vecchi tempi. Giovanni Cerniti «avevo detto stancato». Chicchi 3: non mi riconosco nella trascrizione delle intercettazioni. Chicchi 4: sono un bugiardo. E Chicchi 5: sono un confidente del pool. «Se non è strategia della confusione, cos'è?». Ora che i contatti tra Scaletta e Pacini Battaglia non sono più un mistero, al quarto piano vengono riletti i malumori di metà settembre. Il maresciallo aveva già consegnato almeno 15 rapporti e i pm di La Spezia arrestato Pacini Battaglia. Intercettazioni, pedinamenti. Che siano rimaste tracce degli incontri? E il nome Scaletta sull'agenda sequestrata a Chicchi? Il 15 ottobre, alla Spezia, Scaletta ha confermato il suo ruolo. E deve aver pensato, come ha confidato ieri ad un

Luoghi citati: La Spezia, Mali, Urbino