Il disagio dell'Arma di Francesco Grignetti

Il disagio dell'Arma Il disagio dell'Arma Fanno male i «tagli» dell'Ulivo SCONTRO DI POTERI AROMA ben guardare nelle parole del generale Luigi Federici, che tanto hanno irritato e allarmato il mondo politico, ci sono alcuni riferimenti inequivocabili alla legge Finanziaria. E' lì, tra le pieghe del bilancio dello Stato, infatti, o meglio tra i tagli firmati dal governo dell'Ulivo, che va cercato il motivo scatenante della protesta in alamari. «Non vorremmo che attraverso lenti offuscate si vedessero privilegi dove non ci sono», ha tuonato Federici. In poche parole c'è già tutto: la diffidenza dell'Arma verso una cultura di sinistra al potere, la riduzione degli stanziamenti, la difesa di vecchi equilibri. Ecco il cosiddetto «malessere» dei carabinieri. A fronte di un groviglio di problemi che si trascina da tempo immemorabile - si pensi al riordino delle carriere, ennesimo confronto tra carabinieri e polizia; le paghe troppo basse; l'aspirazione dei carabinieri a una maggiore autonomia; il sogno di un comandante che esca dai propri ranghi - questa volta c'è pure un governo di centrosinistra che s'è mosso senza troppi complimenti. Una reazione così aspra non si capirebbe, infatti, senza considerare i piccoli (o grandi, dipende dal punto di vista) segnali d'indipendenza - ma a viale Romania, un anonimo ufficiale la chiama «indifferenza» - dell'Ulivo verso le forze armate e i carabinieri in particolare. Primo, con decreto s'è bloccata la «ausiliaria», che significa uno status intermedio tra il servizio attivo e la pensione, e che si traduce in una indennità integrativa per otto anni al neopensionato. Secondo, s'è ridotta la leva da dodici a dieci mesi, il che vuol dire meno soldati di leva a disposizione del comando generale dell'Arma (oggi sono 15 mila giovani, oltre il dieci per cento della forza) e senza indennità aggiuntive. Terzo, presto i carabinieri dovranno addirittura rinunciare agli ausiliari. Ecco spiegata, dunque, la veemente reazione del generale Federici sulla Finanziaria. Parole che vengono difese a spada tratta an¬ che dal Cocer, l'organismo di rappresentanza interna: «Il Cocer non vuol difendere posizioni corporative, ma rivendica il diritto di far sentire quantomeno la sua voce su problemi che riguardano da vicino il personale. Non può essere condiviso il concetto che, in un Paese democratico, proposte non ancora formalizzate in provvedimenti legislativi debbano essere accettate senza la possibiilità di apporti». Che poi sarebbero gli «altolà» del generale Federici. Ma c'è di più. Nel respingere al mittente la proposta di una Guardia costiera nazionale - guarda caso di Pino Arlacchi, pds - che vorrebbe sottrarre i mezzi navali alle forze di polizia, il generale Federici ha anche difeso la «pluralità delle forze dell'ordine». Quest'uscita del generale non ha sorpreso troppo gli addetti ai lavori. Non è un mistero, infatti, che al ministero dell'Interno stia lavorando una commissione di studio sul problema del coordinamento. L'ha insediata il ministro Napolitano dopo la sparatoria di Africo, ai primi di ottobre, quando una pattuglia di poliziotti sparò ai colleghi dell'Arma. Questione infinita, anche quella del coordinamento. Ma questa volta si fa sul serio. E Federici, già irritato di suo per la questione economica e normativa, pressato da una base in subbuglio, ha forse calcato la mano. D'altra parte c'è da dire che il generale non è nuovo a questo tipo di messaggi. Resta famoso un altro discorso, del gennaio 1995, quando bocciò senza appello, senza mai citarlo, un progetto caldeggiato dal vicecapo della polizia Gianni De Gennaro. Il quale progetto, riscoperto nel settembre '96, avreb¬ be fatto gridare allo scandalo la forzista Tiziana Parenti. «Destano molte perplessità e preoccupazione - disse Federici all'epoca - talune conclamate esigenze di coordinamento investigativo a livello centrale in aggiunta a quelle di competenza della magistratura». Stessa durezza, Federici ha usato anche due giorni fa. «Sappiamo bene che esiste una corrente di pensiero che invoca l'unificazione delle forze di polizia o la dipendenza dell'Arma al solo ministero dell'Interno». Anche stavolta ce l'ha con pezzi dell'Ulivo. Francesco Grignetti Nella foto accanto il comandante dell'Arma dei carabinieri Luigi Federici

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