«Scelta che riporta serenità» di Raffaella Silipo
«Scelta che riporta serenità» «Scelta che riporta serenità» Conso: ma crea equivoco sul ruolo del pm L'EX GUARDASIGILLI E' | M il segno che questo è un processo anomalo». L'ex presidente della Consulta ed ex Guardasigilli Giovanni Conso non critica la decisione del procuratore generale Torregrossa di rimuovere il pubblico ministero Salamone dal suo incarico: «Credo che sia stato mosso da un solo intento: creare un clima di maggior serenità». Ma certo una mossa così eclatante fa riflettere il giurista, oltre che il politico. «E' stata applicata una norma nuova, per la prima volta in un caso di tale risonanza: il che lascia molte questioni aperte». Quali, professor Conso? «Intanto, quella sul ruolo del pm, in un momento in cui sono molti a caldeggiare la divisione delle carriere in magistratura. E questa decisione mette in luce una contraddizione nel nuovo codice di procedura penale, un equivoco sulla figura della pubblica accusa». Dov'è la contraddizione? «Da un lato il nuovo processo vuol rendere la pubblica accusa sempre più "parte". Dall'altro, con l'art. 53, estende al pm alcune situazioni di ricusabilità proprie del giudice: chiedendogli, dunque, maggior imparzialità. Mentre, se il pm fosse davvero parte, bisognerebbe trattarlo quasi alla stregua di un difensore, per il quale l'incompatibilità non assume alcuna rilevanza». Quali sono i casi in cui si può sostituire il pm? «Tutti quelli in cui si può sostituire il giudice, tranne uno, ossia se ha dato pareri o consigli sulla causa in corso. Per cui il pm può essere rimosso se ha interesse nel procedimento; se è tutore o curatore di una delle parti; se un congiunto è parte del processo; e se, appunto, c'è "inimicizia grave" con una delle parti». E quali sono, invece, le differenze di trattamento tra pm e giudici? «Sostanzialmente due: intanto, nel caso del giudice, si tratta di un provvedimento giudiziale e il ricusato può ricorrere in Cassazione. Invece per il pm si tratta di un procedimento interno all'ufficio, in cui la Procura generale avoca a sé il procedimento, sostituendo a un pm ritenuto incompatibile, uno del suo ufficio. Ecco, tra l'altro perché, oltre a Salamone, è stato sostituito anche il collega Bonfigli. Ma la differenza più rilevante è un'altra...». Ossia? «Ossia il fatto che il principio di continuità vale solo per il giudice. Per cui, se un giudice viene sostituito, il processo ricomincia da capo. Invece il pm nuovo si inserisce in un procedimento già iniziato, come sta appunto accadendo a Brescia. Il che, in pratica, significa indebolire l'accusa». Perché indebolisce l'accusa? «Provi a pensare a un pm che si trova nelle mani indagini non fatte da lui, carte che non conosce: è totalmente impreparato, dovrà prendersi molto tempo per esaminarle, e comunque non sarà mai una "sua" inchiesta. Tant'è vero che a volte, proprio per evitare questo inconveniente, si mantiene lo stesso pm tra giudizio di primo grado e appello». E nel caso in specie, non è curioso che a indebolire l'accusa sia la parte civile e non l'imputato? «Certo, ed è paradossale: il sintomo che questo è un processo strano, in cui si agitano molte tensioni extragiudiziali». Le «inimicizie)) di cui parla il dispositivo? Ma cosa si intende, davvero, per «inimicizia grave»? «E' un concetto elastico, di cui non è facile tracciare il limite: la valutazione sta alla discrezionalità del giudice. Infatti, in questo caso, per il procuratore della Repubblica non c'era inimicizia, per quello generale c'è». Secondo lei c'era? «Non ho gli elementi per dare una risposta. Penso comunque che in questo caso specifico bastasse, per lo meno è bastato agli occhi del procuratore generale, un'apparenza di mùnicizia, per avvelenare ulteriormente il processo. E Torregrossa evidente- mente voleva creare un clima di maggior tranquillità, evitare che i sentimenti prevalessero sulla ragione. Insomma, Salamone è stato sacrificato in nome della serenità». Non le sembra che questa decisione abbia invece esasperato ulteriormente gli animi? «Certo, al di fuori dell'aula, una decisione del genere è come buttare benzina sul fuoco. Ma l'importante, per la giustizia, è che la serenità sia dentro il Tribunale, al momento della sentenza». Raffaella Silipo L'ex ministro Conso
Persone citate: Bonfigli, Conso, Giovanni Conso, Salamone, Torregrossa
Luoghi citati: Brescia
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