LIVELLO DI GUARDIA di Enzo Bettiza

LIVELLO DI GUÀRDIA LIVELLO DI GUÀRDIA SUBITO dopo il terribile tuono del ministro degli Interni Kulikov contro il generalissimo Alexandr Lebed, accusato di ordire un golpe strisciante con l'aiuto dei ribelli ceceni, è arrivato nel giro di 24 ore il colpo d'ariete dello stesso presidente Eltsin. Redivivo per l'occasione d'emergenza, rigido e incravattato davanti alla telecamera, Eltsin ha sollevato Lebed dall'incarico di segretario del potente Consiglio della sicurezza nazionale accusandolo di errori, incompetenze, incapacità amministrative, e lasciando intendere che s'era stabilito un clima di congiura e di tradimento fra il generale radiato ed un altro generale sospetto già allontanato dal Cremlino: quel sinistro Korzhakov, ex comandante della guardia del corpo presidenziale. Poi, sempre in diretta televisiva, Eltsin ha voluto firmare teatralmente e drammaticamente il decreto d'espulsione di Lebed dal governo. Ha trovato anche il modo e il tempo per condire l'atto del siluramento con due battute. A proposito delle supposte trame cospiratorie fra Lebed e Korzhakov, Eltsin ha detto: «Due compari degni l'uno dell'altro. Proprio uguali, questi due generali!». Quindi, a proposito del nome Lebed, che in russo significa «cigno», il Presidente, quasi di buonumore, ha dato la pennellata finale: «Nella fiaba russa del cigno, del gambero e del luccio, è il cigno che semina zizzania. E' lui che fa una serie di movimenti non concordati con gli altri, e questo, come la favola c'insegna, è davvero inammissibile!». La sortita inattesa e alquanto brutale di Eltsin è stata alla sua maniera storica. Essa ricorda l'orso siberiano salito sulla torretta del carro armato, nell'agosto 1991, per arringare la folla e i soldati contro i golpisti dell'epoca; essa evoca altresì le cannonate del 1993 contro il Parlamento ribelle, dominato dai filocomunisti che intendevano avvantaggiarsi delle libertà democratiche per bloccare il processo della liberalizzazione. La decisione di colpire con tanta durezza un personaggio popolare e potente come Lebed, che aveva raccolto sul suo nome il 15 per cento dell'elettorato durante le elezioni presidenziali di giugno, non è stata un gesto da poco. S'intuisce che la lotta per il potere e per la successione, ingaggiata tra militari, ministri e tecnocrati intorno al cuore vacillante di Eltsin, era giunta a un punto critico che forse minacciava davvero di sfociare in un colpo di Stato. Le oscure manovre fra i rivali devono essersi accelerate in vista dell'imminente intervento cardiologico che Eltsin dovrà subire entro metà novembre: momento grave e decisivo per la tormentata vicenda politica della Russia postcomunista. Non si sa ancora con quale piano preciso e con quali precisi mezzi e intenzioni Lebed abbia predisposto le sue pedine sul terreno dello scontro; di certo si sa che ne è uscito perdente, e che ora rischia di essere arrestato e deferito per alto tradimento davanti a una corte marziale. Le gravissime accuse di Kulikov, confermate dalla defenestrazione firmata in diretta da Eltsin, fanno presumere il peggio per la sua stessa immunità personale. Cade così nella polvere dai vertici del potere e della popolarità uno dei personaggi più risoluti, più dinamici e più ambigui della recente storia russa. Ex pugile, ex paracadutista, ex combattente in Afghanistan, ex negoziatore di fragili tregue in Cecenia, Lebed pensava di estendere il suo dominio sulle forze di polizia e dell'esercito avvantaggiandosi del posto chiave che Eltsin gli aveva offerto, cooptandolo nella coali- Enzo Bettiza CONTINUA A PAG. 8 PRIMA COLONNA Boris Eltsin ieri in televisione è apparso gonfio e in difficoltà nei movimenti IL NUOVO RASPUTIN Così il borghese Chubais ha sconfitto il soldato di Domenico Quirico A PAGINA 3 MOSCA. Licenziato. La carriera fulminante di Alexandr Lebed al Cremlino è stata chiusa ieri da Boris Eltsin. Ci sono volute meno di 24 ore perché l'accusa del ministro dell'Interno Kulikov, che mercoledì aveva denunciato il generale come l'autore di un «golpe strisciante», arrivasse fino al sanatorio del Presidente. E la reazione è stata immediata: da uno degli uomini più potenti della Russia, segretario del Consiglio di sicurezza e consigliere presidenziale, Lebed è diventato nessuno. Per comunicare la sua decisione il Presidente russo malato è perfino apparso in tv: «La situazione con Lebed si è fatta intollerabile, ha commesso errori inammissibili e dannosi per la Russia». Il generale non si scompone: «Mi presenterò alle prossime presidenziali», annuncia. Il leader comunista Ziuganov vede «rischi di guerra civile», per gli Usa sono «affari interni». E in Cecenia torna il terrore: si teme che la guerra possa ricominciare. Zafesova A PAG. 3

Luoghi citati: Afghanistan, Cecenia, Mosca, Russia, Usa