Hitler a Vienna era «amico» degli ebrei di Tito Sansa
Rivela una storica Rivela una storica Hitler a Vienna era «amico» degli ebrei ~Y\ VIENNA I L giovane Adolf Hitler, duI rante i sei anni (1907-1913) I della sua permanenza nella ~ I Vienna imperiale, aveva soprattutto amici ebrei. Con quello del cuore, un certo Neumann, discuteva a lungo, ma senza astio, di antisemitismo e di sionismo, e arrivò al punto di difendere dagli antisemiti viennesi lo scrittore Heine e i compositori Mendelssohn e Offenbach. E' questa la scoperta più sorprendente fatta dalla storica Brigitte Hamann, autrice di una voluminosa opera di 650 pagine dal titolo La Vienna di Hitler, frutto di venti anni di ricerche negli archivi, nei registri dell'anagrafe, della polizia e in quelli degli ospizi per senzatetto, per ricostruire la vita del provinciale austriaco Adolf Hitler nella da lui odiata capitale. Hitler amico degli ebrei? Sì, gli acquirenti dei suoi acquarelli si chiamavano Morgenstern, Landesberger, Altenberg, i suoi benefattori e mecenati furono l'avvocato Feingold e il barone Koenigswarter, che 10 nutrirono e ospitarono quando, dopo due falliti esami per entrare all'Accademia delle Belle Arti, chiedeva l'elemosina e dormiva sulle panchine dei parchi. Hitler era un emarginato, un capellone dagli abiti poco puliti e sdruciti, che campava alla giornata con la vendita dei suoi acquarelli, che non aveva amicizie femminili. Sono tutti particolari di cronaca che nella sua autobiografia Mein Kampf 11 futuro Fiihrer si è guardato bene dal rivelare. Vienna era una città infetta da un antisemitismo endemico. Hitler ascoltava affascinato i discorsi contro gli ebrei del sindaco popolare Karl Lueger; le concioni incitanti alla violenza e alla guerra razziale del deputato von Schoenerer. Si deve probabilmente a costoro se Hitler, da amico degli ebrei, divenne il loro persecutore. Però «se il giovane Adolf fosse rimasto a Vienna, forse non ci sarebbe stato l'olocausto - ritiene la signora Hamann -. Qui tutti conoscevano gli slogan antisemiti e pantedeschi e i viennesi scafati non vi avrebbero fatto caso. In Germania invene il suo vocabolario era nuovo e fece presa sulle masse». Tito Sansa
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