« La vera storia dei fondi neri»

« « La vera storia dei fondi neri» «Così Chicchi creò la macchina-mazzette» LE MEMORIE DALLA CELLA Sm INTITOLA «Anni perdu" ti a Champ Dollon», il nuovo libro di Florio Fiorini, l'ex direttore finanziario dell'Eni, detenuto da quattro anni nel carcere ginevrino per bancarotta nel crack Sasea. Nel libro che uscirà ai primi di dicembre per l'editore Larus di Bergamo, Fiorini racconta la sua versione sui fondi neri all'Eni e sul banchiere Francesco Pacini Battaglia. GLI ANNI DEI CONIGLIO. Fino all'uscita di Raffaele Girotti la struttura dei fondi neri è in mano esclusiva al presidente dell'Eni. Ogni venerdì il direttore finanziario o il suo vice sale al ventesimo piano dell'Eni, riservato al presidente, presenta la lista dei pagamenti riservati da fare... Dopo Girotti arrivò Pietro Sette, avvocato. Quando parlammo del sistema inorridì. A me e a Leonardo Di Donna (vicepresidente dell'Eni, ndr) che gli facemmo pre- sente che se voleva che i pagamenti fossero interrotti era il caso che avvisasse lui i segretari dei partiti, prese una decisione salomonica: per i partiti io non vedo e non sento, fate voi. Per gli altri fabbisogni procedano le varie società operative, Agip, Snam, Snam Progetti, Saipem, Pignone. Fu la decisione che fece nascere tutti gli abusi. Non solo esistette la Hydrocarbons e la Tradinvest bank, ma l'Agip fondò la Foradop a Lugano, la Saipem e la Snam Progetti le loro filiali a Ginevra e Zurigo, il Nuovo Pignone una filiale a Gibilterra. Ognuno diceva di dover pagare tangenti... BANQUIER DE SOM ETAT. E' in questo caos determinato dalla conigliesca decisione di Sette che nacque il fenomeno di Pacini Battaglia, di cui mi parlò per la prima volta Aldo Manarolla, il direttore finanziario della Snam Progetti, che lo definì come importante banchiere ginevrino. Era i 1978 o giù di lì. Io, che a Ginevra ci bazzicavo dai tempi della Banca Toscana, dal 1960 circa, di Pacini Battaglia non avevo mai sentito parlare e quindi m'informai. Venni a sapere che la Karfinco e il Pacini banchiere erano un'invenzione di due esperti ginevrini: l'avvocato Charles Poncet, membro del Parlamento svizzero, consigliere di Paribas di Ginevra e il vicedirettore della banca stessa Michel de Werra. Costoro, richiesti dai dirigenti delle liliali dell'Eni di transitare tramite Paribas le tangenti e accortisi che parti delle stesse erano destinate ai dirigenti delle società eroganti, il che è un reato in Svizzera come in Italia, rifiutarono di effettuare le operazioni e consigliarono al Pacini e a tale Croce, suo socio, di mettere su un'organizzazione ad hoc, la Karfino, poi trasformata in Banque Karfinco. Saputo ciò io non volli mai incontrare il Pacini e dissi a Manarolla e agli altri direttori finanziari delle filiali Eni che loro e i loro presidenti erano grandi e vaccinati e che guardassero bene quello che facevano. Ma mi sbagliavo perché, per ora, malgrado tutte le chiacchiere fatte, il Pacini e i dirigenti delle filiali dell'Eni diventati ricchi, non sono stati minimamente disturbati dalla giustizia di ambedue i Paesi. E dico bene perché i sistemi usati da Pacini per fare i fondi neri consistono nell'emettere fatture false di società controllate dal banchiere tosco-svizzero in Paesi off-shore a carico delle società del gruppo Eni stabilite in Italia, ma più spesso in Svizzera e operanti nel Canton Ticino per l'Agip, a Ginevra per la Snam Progetti, a Zurigo per Saipem, a Zugo per le altre società... Il sistema è ancora peggiorato dopo che Sette il coniglio lasciò l'Eni... e Pacini Battaglia, come Cecco Beppe d'Austria, godette della situazione di divide et impere in cui si venne a trovare il gruppo Eni». [r. m.] «Pacini diventò come Cecco Beppe d'Austria» Il banchiere Pier Francesco Pacini Battaglia