Tg1 Brancoli sull'orlo delle dimissioni di Maria Grazia Bruzzone

Il direttore sfiduciato dall'assemblea. Ma il Polo e l'Ulivo lo difendono: resta al tuo posto Il direttore sfiduciato dall'assemblea. Ma il Polo e l'Ulivo lo difendono: resta al tuo posto Tgly Brancoli sull'orlo delle dimissioni Siciliano sempre più sotto tiro ROMA. Perde i pezzi la Rai dell'Ulivo. Il giorno dopo l'abbandono di Renzo Arbore, il direttore del Tgl Rodolfo Brancoli, sfiduciato dalla redazione, è sull'orlo delle dimissioni. Il direttore della Tgs Marino Bartoletti è sospeso per dieci giorni e il vice Furio Focolari licenziato in tronco per la vicenda delle sponsorizzazioni abusive alle Olimpiadi. E la popolare conduttrice di Domenica in Mara Venier, coinvolta in un altro affare di sponsor, viene stigmatizzata dal direttore generale Franco Iseppi per la «staffetta» sul programma concorrente di Canale 5, dove era andata a sfogarsi, ricevendo la solidarietà di Maurizio Costanzo. Insomma, un inizio di stagione più nero non si poteva immaginare per il cda di Enzo Siciliano, che tra Montecitorio e viale Mazzini comincia a esser considerato traballante, dopo le dichiarazioni molto dure dei pidiessini Giovanna Melandri e Vincenzo Vita in seguito al caso Arbore, e dopo che il responsabile Informazione di Rifondazione Sergio Bellucci ha dichiarato apertamente che «entro gennaio devono essere approvate nuove regole». Anche se dal presidente del ppi Bianchi arrivano suggerimenti al cda a «incamminarsi di nuovo in modo un po' meno febbrile», e dal pds il senatore Falomi esorta a «una ripresa del dialogo», Giulietti a «mantenere i nervi saldi». Brancoli, dunque. La sfiducia al suo piano editoriale arriva nel pomeriggio: con 74 «no», 54 «sì», 5 schede bianche e 2 nulle, espressi da 135 votanti, su 152 aventi diritto. Le urne si sono aperte e il direttore si chiude nel suo studio a scrivere la sua lettera di dimissioni. La situazione è ancora incerta. «Spero di non perdere un eccellente direttore e una grossa occasione», commenta al telefono Bruno Vespa, che fin dall'inizio, e poi nel braccio di ferro sui vice, ha sempre solidarizzato col neodirettore. Ma la lettera resta sul tavolo di Brancoli per tutta la sera. E la notte. Perché Enzo Siciliano in persona, col quale Brancoli da due settimane si scontra per ottenere tre vice, avuta la notizia, si precipita a confermare al direttore del Tgl la fiducia sua e del cda, e tenta in ogni modo di indurlo a ripensarci, e a ripresentare un altro piano editoriale. «Il voto sfavorevole del'assemblea non è altro che il segno di quanto il cambiamento e le novità in azienda possano procedere attraverso incomprensioni», scrive Siciliano in una nota che rende pubblica. E perché in serata al direttore del Tgl telefonano i leader dei maggiori partiti: da D'Alema a Berlusconi e Fini. E tutti gli riconoscono di aver fatto un tg «equilibrato, sopra le parti e fuori dalla mischia». «Lo stimo come politico e come editore» gli dice addirittura Berlusconi. E Brancoli si tranquilizza. Ma restano incomprensioni e malessere nel Tgl. A cominciare dal cdr, a nome del quale parla Ennio Remondino: «Non credo che sia stato un voto contro la persona, quanto l'espressione di una somma di disagi di una redazione che negli ultimi quattro anni ha cambiato sei direttori, attraversato l'era di Tangentopoli, il governo del Polo e dell'Ulivo, e ha sempre saputo garantire equilibrio, professionalità e massimi ascolti». Come dire che il Tgl può fare anche a meno di un direttore? «Il Tgl non è ingovernabile, anzi, è un giornale voglioso di collaborare con un direttore serio e professionale. Come lo stesso Brancoli, se si ripresenta con un nuovo piano». Già, il piano editoriale. Per Remondino quello del neodirettore «è un bell'editoriale, ma non è un piano, perché manca di tutte quelle indicazioni che ne fanno un programma operativo». Col che il cda pare lasciar aperto uno spiraglio. E anche l'Usigrai, che pure l'altro giorno lo aveva attaccato per le allusioni a Tg2 e Tg3 come tg «di appartenenza», sembra dello stesso parere. «Sono decisioni autonome delle redazioni, che in generale non mi paiono aver pregiudizi né politici, né verso gli esterni», spiega il segretario Balzoni. Eppure anche Giulio Borrelli, che nel cdr è stato per molti anni, e conosce a fondo la redazione, pur dicendosi «dispiaciuto» e parlando di «un errore umano e professionale» per un voto che «apre un'altra crepa nella Rai», riconosce che «c'è evidentemente un malcontento che cova nel profondo della redazione». E ascoltando i mugugni nei corridoi qualcosa vien fuori. In tanti sottolineano come lo scontento sia trasversale, e più dovuto a fattori umani che politici. E parlano della severità caratteriale a cui aveva alluso scherzando anche Vespa in assemblea; di un certo rigore nel rivedere testi, montaggi e interi servizi. Ma altri fanno notare come gli sarebbe stata fatale la conferma a vice di Massimo Magliaro: un alleato che gli avrebbe portato pochi voti e in più inviso alle sinistre. Maria Grazia Bruzzone Il presidente della Rai attaccato anche dalla Quercia Bufera sulla testata sportiva Da Iseppi monito alla Venier «Mai più staffette di solidarietà con Canale 5 di Costanzo» Il direttore del Tgl Rodolfo Brancoli

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