Giornalista «sotto accusa per peculato»

Giornalista Giornalista Sotto accusa per peculato LA SPEZIA. Rosanna Santoro, giornalista dell'«Espresso» la cui abitazione è stata perquisita lunedì sera nell'ambito dell'inchiesta su Pacini Battaglia, è indagata per peculato, violazione di segreto d'ufficio e pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale. La perquisizione è stata compiuta su disposizione dei pm Franz e Cardino, in seguito alla pubblicazione di un servizio con ampi stralci di intercettazioni segretate dalla procura spezzina. 1 reati ipotizzati sarebbero stati commessi mediante appropriazione, in concorso con pubblici ufficiali ancora ignoti, di relazioni di polizia giudiziaria. «Non capisco su quali basi si possano ipotizzare accuse di questo tipo - commenta la Santoro - sono sconcertata per i reati che mi hanno contestato. Per quanto ne so è la prima volta che un giornalista viene indagato per peculato semplicemente per aver fatto il suo mestiere, cioè pubblicare notizie». In realtà è la seconda volta. Saverio Lodato dell' «Unità» e Attilio Bolzoni della «Repubblica», furono arrestati, su ordine della procura di Palermo, il 16 marzo del 1988 «per violazione di segreto istnittorio e peculato in concorso con pubblici ufficiali ignoti» e poi prosciolti con formula piena il 9 gennaio 1991. I due vennero scarcerati dopo sei giorni di detenzione, dal tribunale della libertà. Nell'ordine di cattura si ipotizzava che avessero utilizzato fotocopie dei verbali degli interrogatori del pentito Calderone. Il possesso anche temporaneo di documenti di proprietà dello Stato configurava, secondo l'accusa, il reato di peculato. «Per sapere chi e perché ha fatto uscire le intercettazioni dalla procura della Spezia - dice il segretario Fnsi Paolo Serventi Longhi - i magistrati indagano su una giornalista. Se questa e la prima risposta all'iniziativa del Guardasigilli per salvaguardare la privacy, siamo veramente fuori strada. Ancora una volta si perseguono i giornalisti perché la magistratura non riesce a far rispettare il segreto istruttorio. Con tanti saluti alla libertà di stampa». L'unione nazionale cronisti considera «allarmante» che, «con la discutibile pretesa della riservatezza delle indagini, poiché il segreto istruttorio non esiste più con il nuovo processo penale, si continui a mettere in discussione il più sacrosanto dei diritti democratici del cittadino, quello del diritto alla verità e alla conoscenza dei fatti che turbano la coscienza del Paese». E denuncia «i ripetuti tentativi di comprimere la libertà di stampa, facendo pagare ai cronisti gli effetti destabilizzanti di un clima di veleni nella magistratura». «E' un atto che non fa dormire sonni tranquilli, sia ai giornalisti che ai cittadini», sottolineano anche i deputati di AnEnzo Fragalà, Antonino Lo Presti, Alberto Simeone e Sergio Cola, definendo l'episodio «gravissimo. [r. L]

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