« E'una zona ad alto rischio »

« « ¥ una zona ad alto rischio » L'esperto: sono possibili repliche ma saranno di minore intensità ROMA. Michele Dragoni è uno dei più autorevoli sismologi italiani, prima professore di geofisica all'università di Bologna, oggi in cattedra a Bari. Perché nel Reggiano? «A parte la Sardegna e la Puglia, tutta l'Italia è esposta al rischio dei terremoti, l'Emilia non fa eccezione. E' vero però che la frequenza è maggiore intorno a Forlì e a Ferrara. Nelle province di Reggio e Modena i terremoti sono più rari, ma quando si verificano in genere sono abbastanza violenti». Qual è il loro meccanismo? «L'origine è in una serie di faglie, di spaccature deUa crosta terrestre, che coirono in direzione parallela alla catena dell' Appennino ToscoEmiliano. Queste faglie sono oblique: si immergono sotto le montagne, mentre la loro proiezione affiora in mezzo alla Pianura Padana. Qui le maschera uno spesso strato di sedimenti accumulati dal Po e quindi non è facile mdividuare con precisione le faglie attive. Certo l'Appennino Parmense e Reggiano sono tra le zone più a rischio». Che intensità ha avuto il terremoto di Reggio rispetto a quello dell'Irpinia? «L'energia liberata da questo terremoto è stata un millesimo di quella scatenata dalle scosse dell'Irpinia». E ciò spiega i darmi limitati? «Bisogna anche aggiungere che in media l'edilizia dell'Emilia, grazie a una buona manutenzione, resiste meglio di quella, spesso fatiscente, del Sud. Però in Emilia, data la relativa rarità dei fenomeni, la popolazione è mene abituata alle scosse, e quindi il panico è stato forte». Sono possibili repliche? «Sì, ma non dovrebbero superare l'intensità raggiunta con la prima scossa, quella delle 11,56. Già la seconda scossa, quella delle 14,20, è stata più modesta». Un'epoca in cui l'Emilia è stata particolarmente colpita? «Nel '500 si sono avute scosse di particolare intensità a Bologna, a Rimini e a Ferrara». lp. b.]

Persone citate: Michele Dragoni