«Un boato poi l'inferno»

«Un boato, poi l'inferno» DOVE LA TERRA HA TREMATO «Un boato, poi l'inferno» Nella Bassa 55 secondi di terrore NOVELLARA (Reggio Emilia) DAL NOSTRO INVIATO Sorella terra s'è mossa di rabbia, nella Bassa che dorme. E' passata come un'onda sotto alla vita della gente, è entrata nel cuore degli uomini e delle donne con un rumore sordo e una voce di tuono, e con un tempo che sembrava infinito. Sopra, c'era il cielo che piangeva da due giorni. Qui, è il cielo che fa paura e viene dall'acqua la voce cattiva. Pavel dice che guardava le nuvole in alto per capire il male che arrivava, perché dareste parti, dice, «la terra è un'amica che non tradisce mai». E' fatta per avere i campi e le vigne, è come una tavola imbandita che si allunga fino all'orizzonte, dove passa il fiume che si gonfia nella pioggia e si riposa con il sole. Regala il cibo, porta il nutrimento agli animali, dà lavoro e dà la vita. Eppure, sorella terra s'è mossa di rabbia, all'improvviso, ieri, alle ore 11 e 56 minuti e otto secondi, per un tempo che non finiva mai e che l'Isituto di sismologia a Roma ha calcolato in 55 secondi, con l'epicentro tra Novellare c Guastalla, tra i filari di pioppi che dividono le biolche, fra le cascine e le stalle e le distese di grano che fissano il cielo. Ha colpito ancora, in sequenza, per cinque ore. Ha tramortito addirittura la Toscana dall'altra parte dell'Appennino e ha fermato i treni per qualche ora. E' arrivata a farsi sentire fino a Bologna e fino a Milano. E anche fino a Pisa, facendo oscillare la torre. Pavel Andreani dice semplicemente che non gli sembrava vero tutto quel che succedeva. Sorella terra ha oscillato sotto le case, ha tremato attorno al fiume, poi s'è fermata e ha ribollito ancora per altre trenta volte, lasciando le piazze transennate, i campanili torti, le mura sgroppate e le chiese ferite, lasciando Marisa Galli intontita di paura, senza sonno e senza voglia, e chissà quanti altri come lei, e lasciando Pavel da solo con Maria davanti alla stalla numero cinque venendo da Guastalla, e Pia Lusetti da sola nella sua casa con il cuore che aveva fatto proprio come sorella terra, all'improvviso, di un giorno qualunque. Era saltato. Pia aveva 71 anni, viveva a Bagnolo in Piano, e l'ha uccisa un infarto, come Romolo Chiesi che di anni ne aveva 86 e abitava a Correggio: hanno sentito tutt'e due un terremoto nel petto, un bruciore e poi più niente. Poi, quando la terra ha smesso di ribollire nelle viscere, e ha smesso dopo tante ore, solamente poco prima delle 5 di sera, allora hanno provato a contare i danni, a cercare le cose e a guardare il fiume e il cielo che non finiva più di rovesciare acqua. Alle 14,18 c'era stata l'ultima scossa forte, del sesto grado Mercalli. Nella rocca di Novellare, al Municipio, hanno tirato su un centro operativo per raccogliere ci- fre e notizie. Due morti, Pia e Romolo. Romolo stava da solo in casa e il cuore ha cominciato a seguire i sussulti che venivano da sotto e ha chiamato il nipote: «Hai sentito la scossa?», gli ha detto. Sì, ha risposto lui. «Vieni che mi sento male». Suo nipote è andato, e mentre correva, trovava tutta la gente per strada che prendeva la pioggia e ascoltava la terra. Il nonno era già morto. Il cuore s'era placato, come esausto, come tradito. Cento sono feriti, contusi la maggior parte, lussati i più gravi. C'è quello di Novellare che s'è buttato dalla finestra, quando il tavolo saltellava e i bicchieri si infrangevano, e gli è andata ancora bene se si è solo fatto male a una spalla e sbucciato le gambe. Dei feriti, 15 a Reggio Emilia, gli altri nella provincia. Gli sfollati sono quasi 300, la metà dei quali a Bagnolo in Piano, 80 a Correggio, una ventina a Reggio e 25 a Novellare (quasi tutti pachistani che avevano trovato alloggio in una stalla). Poi ci sono i monumenti sbrecciati, sei chiese a Reggio, compreso il Santuario della Ghiara, dove sono venuti giù gli ornamenti esterni. E un'infinità di campanili colpiti, rigati, torti. Qui i campanili sono come i pioppi, stanno nei campi a indicare le strade che svaniscono nella nebbia, stanno come i fari in mezzo al mare, nel segno del buon Dio. Qui, dove la terra è sorella. Ci sono campi e vigne che vanno al fiume grande, poi case coloniche dietro i filari e ci sono le siepi e i pioppi sui bordi delle stradine che s'incamminano nei prati, e qualche volta ci hanno fatto pure gli orticelli fra le gaggie che scendono al Po. Ieri, sorella terra ha colpito di rabbia tutto quel che c'era da colpire, anche le immagini di questi paesi. Fra i campanili rischia di venir giù quello di Bagno, a Reggio Emilia. S'è quasi storto invece, come attonito, quello di Santa Maria delle; Fossa, vicino alla casa di campagna di Flavia Franzoni, la consorte di Romano Prodi. 1 Franzoni hanno una tenuta di famiglia vicino a Novellara, una casa padronale con alcune dependances, dove vengono spesso a passare qualche weekend. La casa principale è lunga e rettangolare, con le mura rosa e le persiane verdi. Sul retro ce n'è un'altra quadrata che il terremoto ha quasi devastato. Adriano Pavarini, il custode, dice che «era vecchia, ma normale. Non era decrepita». C'è stato questo boato - racconta -, «ed è uscita una trava in alto». Sul tetto della casa principale, invece s'è crepato il cornicione e qualche pezzo è venuto giù. A 500 metri da qui, il campanile torto. Più avanti, c'è la latteria sociale Pieve Rossa, che è una sorta di piccola cattedrale addormentata sui campi che scivolano verso il Po. E anche qui è rimasta un'altra immagine di questo terremoto: sono cadute, sulla strada e nei cortili, più o mono 500 forme di parmigiano reggiano, sbattute giù durante le scosse dall'impianto di stagionatura dov'erano allineate. Adesso sono solo mote sfracei te e sparse sulla terra. Ci hanno messo un po' a raccoglierle da lì, perché tutto s'era fermato nella rabbia del terremoto. Il fatto è che era durato un tempo infinito, e che sembrava continuare ancora, un colpo dietro l'altro. Al municipio di Guastalla, Marisa Galli, impiegata dell'ufficio tecnico, per spiegare la lunghezza di quella scossa dice che lei aveva fatto tempo a spaventarsi, a correr giù dalle scale e ad arrivare al Muncipio e lì c'era il Rossi, l'autista che l'aveva presa e buttata contro il muro portante: «Stai lì e non ti muovere, e non succederà niente». Cos'i gli aveva detto il Rossi e per tutti quei secondi, per tutta quella paura, era continuata la scossa. Era caduta la Roberta che lavora anche lei nell'ufficio comunale di Guastalla e s'era fatta male al piede, e in strada pioveva che dio la mandava, ma la gente stava lì sotto all'acquazzone per sentire se la voce di tuono sarebbe salita ancora dal basso. Quando erano tornati in ufficio, di nuovo s'era rifatto vivo quel rumore sordo, e a Marisa Galli erano rimasti gli occhi paralizzati sulla matita che scivolava lungo tutto il tavolo come per una magia. Al sindaco Matteo Moreschi tremavano le gambe e Davide Alberini aveva alzato gli occhi dal computer imprecando con Daniele Freschi, il capoufficio: «Ma che cazzo fai?». Poi s'era girato e aveva visto il suo viso sfuocato come alla tivù quando non riceve bene. Sorella terra quando s'arrabbia sembra fare le magie. Pavel sulla strada di Guastalla, s'è fermate vicino a una pietra miliare ad aspettare la Maria che scendeva in bicicletta e che sobbalzava sulla sella assieme agli occhi. Si sono conosciuti così. Erano le 12,04. A quell'ora Romano Prodi chiamava il prefetto e poi il sindaco di Novellara, Sergio Calzari. E Teodora Cocorovic distribuiva i primi messaggi nella sua stanza della rocca. All'ingresso, hanno lasciato il cartello che invita a visitare il Museo della civiltà contadina, spiegando che «veniamo tutti da lì». Sorella terra lo sa bene. Pierangelo Sapegno Una serie di scosse che sono arrivate fino a Pisa: anche la Torre ha oscillato Le vittime sono due anziani morti di paura Trecento gli sfollati danneggiate 6 chiese a Reggio Emilia mmmm 13.16 * •mmmm 13.19 * ""^ 13.22 3.0 III fll38NS89696S3 « a ^* * ssrasw o.o»» * B-sssMsst 14.00 2.8 II wsssw 14.16 * www 14-17 * 14.18 4.1 V-VI Sv^^SKSfiSifc^f - ■ ■ ■!■ i —-—-—'■1 1 - 1 14.30 2.8 III mmsm 14.52 3.0 111