La corsa all'oro riparte dalla Sardegna

 La corsa all'oro riparte dalla Sardegna La corsa all'oro riparte dalla Sardegna Tra qualche giorno si apre una miniera: la curiosa storia della scoperta IL primo lingotto non è ancora pronto, ma a Furtei (40 km a Nord di Cagliari) sta per partine la fase estrattiva che dovrebbe l'are della Sardegna il primo polo aurifero europeo. L'interesse è enorme. La Sgm (Sardinia Golding Mining), operatrice del progetto, prevede di produrre almeno tremila once d'oro al mese per circa tre anni e mezzo: un valore complessivo di quasi 80 miliardi, al costo di 280 dollari l'oncia. L'affare l'hanno fiutato in molti: la Sgm è una joint venture tra Progemisa, l'ente regionale sardo titolare delle concessioni, e la Gold Mines of Sardinia Limited (Gms), una «public company» a prevalente capitale australiano ma con partecipazioni di illustri banche come la Rothschild e di vecchie volpi del mercato come il finanziere George Soros. L'oro di Furtei non è l'unico dell'isola. Le ricerche condotte in questi ultimi anni hanno permesso di individuare un altro giacimento ad Osilo (Ss) e nume¬ rose altre aree anomale (con tenori in oro superiori al normale) meritevoli di ulteriori indagini. La storia che ha portato alla scoperta di questi giacimenti è un classico esempio di come un nuovo approccio teorico accoppiato al progresso tecnologico e a un pizzico d'intuito possa portare a successi insperati. L'uomo per millenni ha cercato pagliuzze e pepite d'oro nelle ghiaie dei fiumi (giacimenti secondari) risalendo poi la corrente alla ricerca del suo punto di origine, il «filone» (giacimento primario). Gran parte di questi giacimenti «classici» (incluso il grandioso Witswaterrand in Sud Africa) si formò in tempi antichissimi, tra i 2,5 e i 2,8 miliardi di anni fa (Archeano). I depositi archeani si trovano attualmente nei «greenstone belts», fasce di rocce vulcaniche e sedimentarie intorno agli antichi scudi continentali. Questi depositi si rinvengono in Canada, Brasile, Africa ed Australia e da essi proviene oltre il 50% del¬ la produzione mondiale. Qui l'oro è di norma visibile a occhio nudo e compare sia allo stato nativo sia combinato con altri minerali, come la ben nota «pirite aurifera». Alla fine degli Anni 70 un'impennata del prezzo dell'oro (che sfiorò l'ineguagliata soglia dei 700 dollari l'oncia) rese possibile lo sfruttamento di una quantità di depositi precedentemente non coltivabili a causa dei loro relativamente bassi tenori e spinse le compagnie minerarie, attratte dagli alti profitti, ad ampliare le ricerche e ad affinare le metodologie esplorative. Lo sviluppo di nuove e perfezionatissime tecniche analitiche permise di scoprire, a costi accessibili, che l'oro si può trovare tanto finemente disperso nella roccia o in minerali complessi da risultare assolutamente non visibile sia ad occhio nudo sia a) microscopio. Veniva così portato alla luce un mondo rimasto celato per secoli: quello dell'«oro invisibile». All'inizio degli Anni 80 una impressionante serie di ritrovamenti lungo la «Pacific Rim of Fire» (Pcf) confermò l'importanza economica di questa scoperta e consentì di formulare un modello teorico capace di spiegare la genesi e predire la posizione di questa nuova classe di depositi auriferi. In questo contesto geologico grandi quantità d'acqua entrano in contatto con fonti di calore nella crosta terrestre, vengono riscaldate e risalgono per convenzione in superfìcie trasportando sali e metalli (tra cui l'oro) che vengono poi depositati in ampi volumi dì roccia o in fratture a poche centinaia di metri di profondità. I depositi sono detti «epitermali» perché si formano a temperature relativamente basse (50-200 °C). Sono quasi sempre associati a vaste aree di alterazione delle rocce ospiti che costituiscono, grazie all'impiego di programmi di elaborazione di immagini satellitari, una delle principali guide alla H °NU0R0 / MIO r di Orosei H ° / Goldi Ol Golfo di Olbia OGIACIMENTO DI OSILO ■GIACIMENTO DI FURTEI ALTRE AREE 2-11 ANOMALE RILEVATE loro individuazione. A differenza dei depositi di «greenstone belts», si rinvengono in terreni geologicamente giovani, formatisi meno di 65 milioni di anni fa. L'idea di cercare l'oro epitermale sul territorio nazionale na¬ sce nel 1987 ed è dovuta all'intuito ed all'esperienza dell'Agip Miniere (poi Sim), che in Canada aveva già scoperto un piccolo giacimento di questo tipo. I tecnici Agip si resero presto conto delle notevoli analogie geologico-strutturali tra l'Italia e la Grandi ricchezze nascoste nei depositi epitermali «Pacific Rim». Durante l'OligoMiocene la Sardegna era unita alla Spagna ed era sede di un'intensa attività vulcanica simile a quella delle Ande. A Rodalquilar, in Spagna, erano state riconosciute mineralizzazioni ad oro in vulcaniti analoghe a quelle sarde e la presenza nell'isola di vaste zone di alterazione caolinica, sicuro indizio di attività epitermale, confermò le idee sviluppate a tavolino. Nello stesso anno vennero richieste alla Regione Sardegna 7 autorizzazioni di indagine. Le prime ricerche, delegate alla Sim nell'ambito di una joint venture con Progemisa, portarono già nel 1989 alla scoperta di Furtei e di altre aree interessanti. Nel '91 la ristrutturazione dell'Eni portò al ritiro della Sim e il progetto subì un rallentamento. La caparbia perseveranza di Progemisa e l'arrivo dei capitan australiani hanno fatto il resto. Davide Pavan

Persone citate: Davide Pavan, George Soros, Goldi, Golding, Rothschild