UN MANGIALIBRI ANTI PENNAC: LEGGERE E UN'EROTICA FATICA di Mario Baudino

UN MANGIALIBRI AMI PENNAC : LEGGERE E' UN'EROTICA FATICA UN MANGIALIBRI AMI PENNAC : LEGGERE E' UN'EROTICA FATICA IL MANGIALIBRI Klaas Huizing Neri Pozza pp. 137 L 24.000 A bibliomania è l'amante dei bibliofili sposati: non sappiamo quanti potranno convenire su questa, che è una delle tante citazioni accastellate, costruite con l'arte dell'architetto di labirinti da Klaas Huizing, quarantenne scrittore tedesco e teologo, di cui Neri Pozza pubblica II Mangialibri, ma certo è mia definizione da meditare. Anche per capire questo romanzo-saggio straordinariamente beffardo, ilare e tragicomico, che andrebbe letto come mia scheggia di ipertesto, tenendosi sul tavolo almeno i libri di Robert Darnton sulla storia della lettura e magari qualche appunto dal Lector in fabula di Umberto Eco, senza contare gli immancabili francesi, dal doveroso omaggio al piacere del testo di Barthes alle candeline accese davanti alle icone del decostruzionismo. Questo Mangialibri è un implici¬ MANGIALIBRI Klaas Huizing Neri Pozza pp. 137 L 24.000 to atto d'accusa anti Pennac, sta agli antipodi della fortunatissima teorizzazione della lettura come libertà e licenza, per cui un libro può essere preso, lasciato, letto in parte, a) contrario, gettato, giocato e via dicendo fatta dal celeberrimo scrittore francese in Come un romanzo. Qui la lettura è una forma di fedeltà assoluta, una devozione, che oscilla fra l'amore e l'ossessio¬ ne per il libro non solo come medium ma proprio come oggetto. Il libro come tutto ciò che esiste, anzi la sola cosa che esiste. La trama può ricordare molti altri luoghi topici della letteratura: un giovane bibliofilo, -w bibliomane (benché non sposatili, -.segue l'opera di un parroco di fine Settecento, grande ladro di libri, e assassino per amore dei libri, oltre che scrittore di esegesi biblica. Alla fine, diventerà egli stesso - per procurarsi le opere dell'odioso e tuttavia laidamente affascinante Johann Georg Tinius - assassino o quasi, in un processo di totale identificazione; e prima di scomparire, (di scomparire fra i suoi libri, immaginiamo) riuscirà a decrittare il senso vero e segreto dell'opera: una profezia sulla fine del mondo che, in un certo senso, si avvera. Fin qui, siamo tra il Meldini di L'avvocata delle vertigini e la Byatt di Possessione, per citare due autori «colti» di livello europeo. Ma quel che fa di questo libro un caso è altro, è un'altra famiglia 'etteraria, molto più segreta: quella dei bibliofili criminali. E' la religione celebrata dal giovane Flaubert in quel delizioso racconto edito da Imaginaria che si intitola, significativamente, Bibliomania: lo scontro fra due librai antiquari per possedere un'opera preziosissima, che termina con l'assassinio di un curato (cu¬ li Mangialibri di Klaas Huizing esce da Neri Pozza riosa comcidenza) e la condanna a morte del reo, beffato tra l'altro dalla scoperta che il libro per cui aveva commesso il delitto non era la sola copia esistente in Spagna. Ed è la stessa religione celebrata da uno scrittore molto lontano e imparagonabile come Roald Dahl, nel racconto H libraio che ingannò l'Inghilteira pubblicato da Guanda: anche se qui c'è appunto solo l'aspetto trasgressivo, che ben potrebbe essere descritto col «Sesto tappeto» di Huizing (il suo Mangialibri è composto di capitoli narrativi alternati a intermezzi riflessivi che si chiamano appunto «tappeti»): quello che ha per titolo: «I libri sono amanti» e li paragona senza troppi eufemismi alle prostitute. Il libraio di Dahl si serve di prostitute fantasma, inviando liste di tomi erotici che non sarebbero stati pagati alle vedove di illustri signori, e intascando un mare di quattrini grazie al perbenismo e al timore di scandali dell'alta società inglese: fino a che naturalmente non viene smascherato. In questo groviglio (la lettura come devozione, quindi mistica, quindi erotica, fino alla morte) si muove Huizing con notevole virtuosismo. E il suo romanzo-saggio ci lancia una sorta di provocazione: in fondo, in questi nostri anni ita¬ liani così «secolari» dilaga una moda Pennac che potrebbe essere ben definita dalle ruminazioni malmostose di Richard Thull, lo sfortunato protagonista dell'ultimo romanzo di Martin Amis, L'informazione, contro il suo antagonista fortunatissimo, Gwyn Barry, scrittore che forse è riuscito a porsi genialmente «alla bassezza dei tempi». E allora in fondo, ma proprio in fondo, e pur con il ghigno ironico che non può non accompagnare qualsiasi forma di contemporaneo sublime, perché non leggere questo Mangialibri come un manifesto? Il libro, sia come medium sia come oggetto, pare in questi tempi andarsene un po' alla deriva, diventare sempre più un puro pretesto, una propaggine dell'autore: Il Mangialibri ce lo riporta di fronte in tutta la sua enigmatica, irritante, ma alla fin fine non scalfibile, grandezza. E ci richiama alle nostre responsabilità verso di lui. Ovvero, verso noi stessi. Mario Baudino

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