Processo in tv Curzi:versione credibile di S. Man.
Processo in tv Processo in tv Curzi: versione credibile ROMA. Raoul Ghiani (presunto killer), Maria Martirano (la vittima). Giovanni Fenaroli (marito della vittima e presunto mandante) avranno il volto di attori. La loro storia appassionò l'Italia alla fine degli Anni Cinquanta e la divise tra colpevolisti e innocentisti: ora il pubblico televisivo potrà seguire la ricostruzione proposta dai programma «I grandi processi», cui seguiranno interviste e dibattito in studio (venerdì 25 ottobre, alle 20,30 su Raiuno). «Poi, forse, il caso tornerà in aula per la revisione del processo», dice Sandro Curzi, ideatore e conduttore del programma. Raoul Ghiani è stato graziato dodici anni fa. Curzi, perché oggi si torna a parlare di quel delitto? «Ho saputo che gli avvocati volevano riaprire il caso e ini sono messo in contatto con Ghiani. Gli ho fatto una lunga intervista che manderemo in onda al termine della fiction». Perché hanno atteso così tanto? «Lui avrebbe voluto farlo appena ricevuta la grazia, soltanto perché riconoscessero la sua estraneità ai fatti, ma i legali pensavano che il caso sarebbe stato riaperto d'ufficio con l'uscita del libro di Antonio Padellaro. E invece non accadde» Che cosa le ha detto Ghiani? «Ha ribadito la sua innocenza in modo molto convincente. Mi ha detto di aver firmato i verbali di interrogatorio senza neanche leggerli, convinto che così avrebbe accelerato la propria scarcerazione. L'indagine durò diciassette mesi, quando ormai sembrava che lui non c'entrasse niente, sul tavolo del suo laboratorio furono trovati i gioielli della vittima». Nessuno si stupì? «Io allora ero a Paese Sera. Qualche collega ipotizzò il coinvolgimento dei servizi segreti. Mi parvero dei dietrologi, ma oggi ragioniamo in modo diverso». Come si arrivò a Ghiani? «Fu il primo pentito d'Italia a fare il suo nome: il ragionier Sacchi, collaboratore di Fenaroli. Raccontò che quel ragazzo di 19 anni, un po' semplicione, era stato assoldato come killer. Tutto filava, tutto faceva credere che si trattasse del classico delitto commissionato dal marito per incassare l'assicurazione sulla vita del coniuge. In realtà mancavano le prove, perché probabilmente c'entrava lo scandalo "Italcasse"». In studio ci saranno altri protagonisti della vicenda? «Lo spirito del programma è quello di far seguire al film l'intervento dei personaggi ancora in vita che furono testimoni o rimasero coinvolti nei delitti, intervistandoli o facendoli venire in trasmissione. Per il delitto Martirano abbiamo ancora qualche contatto da definire, ma non anticipiamo tutto». [s. man.]
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