«Ugo capì il limite di Berlinguer» di Antonella Rampino

Orazione del leader pds al funerale di Pecchioli: «Malato, mi chiese di lavorare fino all'ultimo» Orazione del leader pds al funerale di Pecchioli: «Malato, mi chiese di lavorare fino all'ultimo» «Ugo capì il limile di Berlinguer» D'Alema: sulle grandi riformefu timido ROMA. Nessuno ha pianto. Come sempre ai funerali dei grandi. E di che tipo fosse la grandezza di Ugo Pecchioli lo ha ricordato Massimo D'Alema nell'orazione fimebre: «Era una di quelle persone cui si guarda con fiducia nei momenti di smarrimento». Nessuno ha pianto, ma nessuno è riuscito a smuovere dal tappeto rosso sul quale era adagiata la bara mia vecchia militante. «Ma capisce - diceva disperata ai commessi del Senato in alta uniforme - io sono del '24, lui era del '25. E' morto lui». Bandiere a lutto nella sede storica del pds, tra i calcinacci per i lavori del Giubileo, e il viavai di alte cariche dello Stato e compagni di ogni età. «E' morto Ugo Pecchioli, partigiano, parlamentare, dirigente del pei e del pds. Una vita dalla parte della libertà, della democrazia, dello Stato della giustizia», recitava il necrologio affisso sui muri del Bottegone. L'atrio è pieno di fiori: dalie gialle da Prodi, rose rosse da Scalfaro, gladioli e iris da Rifondazione Comunista, gigli bianchi dall'Anpi. Tra i primi ad abbracciare Laura e Vanni, figli di Pecchioli, Walter Veltroni. E poi via via Romano Prodi, Sergio Cofferati, Gerardo Bianco, Armando Cossutta, Fausto Bertinotti, Antonio Maccanico. Fino a Luciano Violante, Giorgio Napolitano, ultimi ad arrivare, intorno alle tre e mezzo del pomeriggio. Sono venuti a prendere Luciana Pecchioli, e Laura e Vanni, per condurli al Senato, dove incontreranno poi il presidente della Repubblica. Alle quattro del pomeriggio escono tutti su piazza della Costituente, dove si svolge il funerale laico. «Ugo era un ragazzo di 22 anni. Si rifugiò con zaino e scarponi sulle montagne svizzere. Ma dopo l'8 settembre, insieme ai suoi compagni, prese contatto con l'organizzazione del pei a Ginevra, per tentare di rientrare clandestinamente in Italia», ha raccontato il suo vecchio amico e compagno Saverio Tutino, rievocando il comandante della 77a Brigata Garibaldi come un vecchio amico d'armi, «uno che aveva capito che la politica è come andare in montagna: bisogna essere sicuri che l'appiglio su cui si poggia il prossimo passo sia ben saldo». Mescolati tra il pubblico, ci sono Aldo Tortorella, Giorgio Ruffolo, Andrea Manzella. Sul palco vestito di rosso, Nilde lotti in viola, Piero Folena con gli occhi lucidi. Romano Prodi serra la mascella, e Veltroni è scu- ni in volto. Oscar Luigi Scalfaro è accanto alla vedova e ai figli di Pecchioli, mentre Massimo D'Alema legge la lunga orazione funebre. Un discorso che tocca alcuni punti politici: Pecchioli, «un giovane di formazione liberale che scelse il pei», fu poi per Enrico Berlinguer un «fratello maggiore, pur essendo più giovane». Eppure, del berlinguerismo a Pecchioli non sfuggì il limite culturale: «L'eccessiva timidezza nel capire la necessità di una profonda riforma dello Stato». Ancora, per D'Alema Pec¬ chioli è il dirigente che sostenne la svolta della Bolognina: «Non fu facile per lui, dopo l'89, appoggiare il pds, ma lo fece serenamente e con decisione. Aveva capito che quella era la condizione per una nuova prospettiva della sinistra». Infine, è Pecchioli l'inviato di Botteghe Oscure al congresso di Alleanza Nazionale: «Un fatto che non suscitò laceranti polemiche proprio per l'autorevolezza della sua persona». D'Alema scandisce le parole sottolineando gli aggettivi che dedica all'uomo: rigoroso e aperto, mai rancoroso verso le cose nuove del mondo. A D'Alema, Pecchioli aveva confidato di avere un tumore. E gli aveva chiesto di continuare a lavorare fino all'ultimo: «Finché avrò fiato, il mio impegno non verrà meno». «Così mi ha detto - conclude D'Alema - l'altro giorno, quando abbiamo conversato e ci siamo salutati. La sua stretta di mano era, come sempre, forte e calda». E a queste parole, non piangere è difficile per tutti. Antonella Rampino

Luoghi citati: Ginevra, Italia, Roma