Ciampi presenta la Finanziaria ai partner Ue e prepara il ritorno nello Sme Esame europeo per la manovra di Marco Zatterin

Ciampi presenta la Finanziaria ai partner Ue e prepara il ritorno nello Sme Ciampi presenta la Finanziaria ai partner Ue e prepara il ritorno nello Sme Esame europeo per la manovra Gli economisti: «Non ci siamo» SAINT-VINCENT. Entra nel vivo la volata dell'Italia verso il difficile appuntamento con la moneta unica. Oggi a Lussemburgo il ministro del Tesoro Ciampi presenterà la «sua» Finanziaria ai colleghi del Consiglio Ecofin, cercherà di convincerli della serietà degli sforzi che 0 governo ha deciso di intraprendere per salire col gruppo dei primi sul convoglio dell'Unione monetaria (Uem), che dovrebbe partire nel gennaio '99. Tirerà fuori programmi e cifre. Poi, nei colloqui più informali, potrebbe trovare l'occasione per parlare del ritorno dell'Italia nel Sistema monetario. Ormai tutti gli elementi sono legati fra loro. La manovra da 62 mila miliardi serve per andare in Europa e così il rientro nell'accordo di cambio dopo oltre quattro anni di autosospensione. Se la Finanziaria non dovesse dare gli esiti sperati, la partecipazione al club dei cambi semifissi diventerebbe più difficile, quella all'Unione monetaria quasi impossibile. Sbagliare non è più ammesso. Tanto più che mercoledì la Commissione Ue dovrebbe tenere a battesimo il famigerato patto di stabilità, lo strumento destinato ad imbrigliare le politiche economiche dei Quindici per mantenerle su un per- corso di virtuosità a cui Bonn tiene più di ogni altra cosa. «Il treno è partito, dobbiamo restare a bordo», commentava ieri mattina Piero Barucci, che era ministro del Tesoro proprio nei giorni in cui la lira abbandonò lo Sme. Prodi «non aveva scelta», ha detto intervenendo al Forum previsionale dell'Economia di Saint-Vincent, eppure i risultati non sono per nulla scontati. Il problema è che «il governo ha tentato questo approccio in modo più finanziario che struttura¬ le». Con l'aggravante di non aver chiarito a fondo le sue intezioni, facendo sì «che di 30/32 mila miliardi previsti dalla Finanziaria non si sa nulla». Lo scetticismo degli economisti è generalizzato. Nella manovra «ci sono più dubbi che certezze», ammette Siro Lombardini, per il quale invece l'Europa «impone interventi di risanamento mirati soprattutto sull'economia reale». Non si sono rispettate le indicazioni dell'Istituto monetario, aggiunge Mario Arcelli, «non si è agito soprattut¬ to sul lato della spesa e con riforme strutturali, bensì con le una tantum». Un'affermazione, questa, che trova sostanzialmente d'accordo Franco Debenedetti, senatore dell'Ulivo: «Abbiamo proprio bisogno di una massiccia iniezione di liberalizzazione sul lato dell'offerta, occorrono flessibilità e privatizzazioni». Durissimo Antonio Marzano, economista del Polo che sui principi non è troppo lontano dal collega della maggioranza. Ma i termini sono più aggressivi e politici. «Il go- verno - dice - è schizofrenico perché ha promesso di non aumentare le tasse e poi lo ha fatto; ed è inadeguato a gestire l'economia perché ha creato una Finanziaria che taglia la crescita e si mangia da sola per metà». Tutti insieme, gli economisti, si ritrovano comunque nel ribadire che Prodi ha fatto bene a puntare alto. «Ci faranno entrare e ci costringeranno a restare, ma quanto ci costerà?», si chiede Barucci, che pure nota elementi di novità interessanti nei prowedimenti Visco e Bassanini. «Dopo aver dato l'annuncio rischiere ramo una punizione molto forte se non lo rispettassimo», precisa Arcelli. ((Abbiamo 700 giorni - chiude Alfonso Iozzo, direttore generale del Sanpaolo -, ce la faremo». Per fare ritorno dello Sme c'è meno tempo. Gli osservatori di queste cose sono perplessi, soprattutto sul tasso di cambio a cui entrare nello Sme. Francesco Forte dice «950 per un marco», Paolo Savona pensa qualcosa di più, Arcelli scommette su «mille», Marzano su «1030-50». Ciampi ha due mesi per trovare l'equilibrio. A Lussemburgo lavorerà anche per questo. Marco Zatterin I ministro Carlo Azeglio Ciampi

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