La speranza di Wojtyla

La speranza di Wojtyla La speranza di Wojtyla «Sarà Vannuncio di un mondo nuovo» LA storia del terzo segreto, con il suo misterioso contenuto, comincia nel 1943. In quell'anno, suor Lucia si ammalò. Il vescovo di Leria, da cui la monaca dipendeva, le chiese di mettere per iscritto quella rivelazione. Un anno dopo suor Lucia fece pervenire lo scritto al vescovo, che lo pose in una busta, disponendo che alla sua morte venisse consegnata al patriarca di Lisbona, cardinale Cerejera. Il patriarca, grande amico di Salazar, però, non ne volle sapere di vedere che cosa c'era dentro. Nel 1957 la busta finì in Vaticano per mano del nunzio apostolico di Lisbona e si fermò sui tavoli del Sant'Offizio. Si dice che Pio XII, sebbene appassionato cultore delle visioni di Fatima (anch'egli, come i pastorelli, aveva visto roteare il sole sopra i giardini vaticani), non abbia avuto conoscenza del contenuto del terzo segreto. Si sa, invece, che il cardinale Ottaviani, prefetto del Sant'Offizio, portò lo scritto a papa Roncalli. Giovanni XXIII lo lesse e lo rinchiuse di nuovo in una busta. Che ne avvenne dopo? Ottaviani raccontò una volta: «Il Papa lo mandò in uno di quegli archivi che sono come un pozzo, nel quale la carta va giù, profon¬ da, e nessuno vede più niente». Loris Capovilla, il vescovo ex segretario di papa Giovanni, confido, invece, che Roncalli l'avrebbe tenuto in un cassetto del suo tavolo fino alla morte. Per papa Montini, ci sono delle incertezze. Nel 1967, quando per il cinquantenario delle apparizioni Paolo VI si recò a Fatima {fu una decisione presa con qualche sofferenza, a causa della cautela con cui Montini considerava tutta la vicenda; parlò di «culto alla Madonna di Fatima», non di «apparizioni»), suor Lucia chiese di parlargli in segreto, ma egli rifiutò l'incontro pri¬ vato. Papa Wojtyla ha certamente letto e meditato il testo del terzo segreto. Secondo le rivelazioni di una rivista tedesca, «Stimine des Glaubens», Giovanni Paolo II ne parlò a Fulda, nel suo viaggio in Germania del novembre 1980, in una conversazione con un gruppo di persone, che registrarono le sue dichiarazioni. Wojtyla avrebbe accennato a un «contenuto impressionante», a «uomini tolti dalla vita repentinamente, a milioni, da un minuto all'altro...». «Dobbiamo essere ben pronti», avrebbe detto il Papa, «a grandi prove vicine, che potranno richie- dere anche il sacrificio della nostra vita...». Anch'egli, inoltre, avrebbe spiegato il rifiuto di rendere pubblico il segreto con questo ragionamento: «Se in un messaggio si annuncia che milioni di uomini moriranno, non è veramente il caso di desiderarne la pubblicazione». E, tuttavia, proprio nel suo ultimo viaggio a Fatima nel maggio 1991, papa Wojtyla è sembrato dare una interpretazione serena a tutta la visione drammatica che si è andata formando attorno alle apparizioni della Madonna. Quella volta, prendendo a prestito una citazione di Sant'Agosti¬ no, prospettando una malta del mondo e della Chiesa all'inizio del Duemila, ha affermato: «Questo non è un mondo vecchio che si conclude, ò un mondo nuovo che ha inizio». Può darsi che il testo del segreto di Fatima sia catastrofico, ma che si esprima al modo dei profeti biblici, le cui descrizioni tremende si risolvono poi sempre in espressioni di speranza e di liberazione. Anche Wojtyla ora sembra volerne dare una lettura completa, l'atta di visioni di terrore prima e poi di una catarsi finale per uomini e popoli. Domenico Del Rio

Luoghi citati: Germania, Lisbona