« Controllate i miei conti»

« « Controllate j miei conti» Colombo: guadagno 7 milioni al mese L'APPELLO DI UN PM STORICO V: OGLIO che si sappia che io non ho nulla da nascondere. Quanto guadagno? Sui 7 milioni netti al mese, credo che gli altri pm del pool Davigo, Greco e Ilda Boccassini che sono più giovani, prendano circa 6 milioni, 6 milioni e mezzo». Come è nel suo stile il sostituto procuratore Gherardo Colombo traduce l'indignazione per i sospetti sulla sua onestà e su quella dei suoi colleghi in una proposta: introdurre anche per i magistrati controlli sui patrimoni personali. A Roma, venerdì scorso, ne ha parlato al convegno di Magistratura democratica su «Questione morale e responsabilità dei magistrati». E, ieri, al convegno milanese di MicroMega è tornato sul tema. La sua è una provocazione, una reazione alle accuse dell'avvocato Peco- rella, o altro ancora? «Mesi fa, Antonio Di Pietro ha sollevato più in generale il problema del controllo patrimoniale dei dipendenti pubblici. E' stata una delle sue prime uscite come ministro: gli sono saltati addosso tutti. Io ero d'accordissimo con Di Pietro, mi sembrava una buona idea. E visto che ora si insinuano sospetti su tutti noi, allora ben vengano i controlli. Devono essere control- lati in primo luogo i patrimoni e le disponibilità dei magistrati ma anche quelli di tutti gli altri pubblici ufficiali». Le dichiarazioni dei redditi dei parlamentari, dei consiglieri regionali e comunali sono già pubbliche. Basta fare altrettanto? «Non bisogna fermarsi a una trasparenza formale, occorre una trasparenza sostanziale. Bisogna saper giustificare la provenienza di quello che si ha. Se un magistrato ha una casa deve essere in grado di giustificare come ha fatto a comprarsela, se un magistrato ha una macchina lussuosa o non lussuosa che sia, deve giustificare come ha fatto a comprarsela, se ha una villa con piscina deve giustificare come ha fatto a comprarla; se vive in un appartamento dove spende 20 milioni al mese d'affitto deve giustificare dove trova quei soldi e così via». In che senso giustificare? «Come magistrato devo poter dimostrare che posso permettermi certe spese perché oltre allo stipendio ho un'entrata che deriva, per esempio, da disponibilità dei miei genitori oppure di mia moglie. Ma tutto, insisto tutto, deve essere documentato». Insomma, secondo lei, il fenomeno sarebbe ormai talmente grave che i ma- gistrati devono fare questo gesto, mettersi alla luce del sole? «Sì. E' una garanzia per tutti. Per i cittadini che sono sottoposti a indagini, che vengono giudicati. Ed è una garanzia per gli stessi magistrati. Io, Gherardo Colombo, magistrato, chiedo e voglio avere la garanzia che si possa andare a vedere nelle mie disponibilità per sapere quelle che sono. E' questo l'unico modo per mettere fine alle insinuazioni che si stanno facendo nei confronti miei e dei miei colleghi». All'avvocato Pecorella avete già risposto mettendo a disposizione i vostri conti. «Altroché, non abbiamo nulla da nascondere. Non abbiamo nessun problema a farci rigirare come calzini. E poi noi di Milano siamo ormai abituati a certi attacchi. Già 15 anni fa nelle carte di Licio Gelli s'insinuava che i giudici Giu¬ liano Turone e Guido Viola avevano un conto in Svizzera e che io non si sa bene se ce l'avevo o no, ma mi stavano convincendo ad aprirlo. E che comunque noi stavamo vendendo parte del materiale sequestrato a Castiglion Fibocchi. Alla fine Gelli è stato imputato di calunnia ed è stato condannato in maniera molto severa». Quali reazioni ha suscitato la sua proposta? «Finora? Zero meno zero». Non pensa che mettere in piazza le disponibilità economiche delle persone è un modo di violare la privacy. «E' un'obiezione in linea di principio debole. Ma se invece fosse vera, nulla vieta di trovare un sistema che imponga la pubblicizzazione delle proprie disponibilità non all'universo mondo ma agli organi di controllo, come il Consiglio superiore della magistratura». [c. ber.] II sostituto procuratore milanese Gherardo Colombo

Luoghi citati: Castiglion Fibocchi, Milano, Roma, Svizzera