Ma gli agenti si ribellano «Non ci facciamo intimidire» di Vincenzo Tessandori

Ma gli agenti si ribellano «Non ci facciamo intimidire» Ma gli agenti si ribellano «Non ci facciamo intimidire» IL GRUPPO NELLA BUFERA LA SPEZIA DAL NOSTRO INVIATO Come disse qualcuno: «La guerra continua». E quelli del Gico di Firenze, Gruppo investigativo per la criminalità organizzata della guardia di finanza che ha messo in moto l'inchiesta di La Spezia, non si fanno «intimidire». Loro, sostengono, hanno la coscienza pulita: nessuno ha passato veline, nessuno ha istillato veleno. E poi, precisano, il passato ormai «è archeologia». E questo non è avvertimento da non considerare. Dicono: «Noi andiamo avanti con la nostra indagine. Tutto quello che abbiamo nelle nostre informative, tutto ciò che ha consentito iscrizioni nel registro degli indagati e ordini di custodia, per noi è già superato. Vogliamo andare fino in fondo: chi pensa di fermare così l'indagine, si sbaglia». Certo, i polsi un po' tremano: «Viviamo questi giorni con amarezza. Ma non possiamo permetterci di crollare: i magistrati hanno bisogno di noi. E poi, queste fughe di notizie danneggiano in primo luogo noi, sono dannosissime per la nostra inchiesta. Ci accusano di voler colpire Mani Pulite: ma siamo noi i primi ad essere colpiti da ciò che esce sui giornali! Siamo pochi, un manipolo di uomini, senza conti in banca e senza ville. Abbiamo trovato cose gravissime grazie a un'indagine non supportata da pentiti, frutto soltanto di un accurato lavoro investigativo. Ci sono uomini che, per portare avanti questa indagine, hanno sacrificato la loro vita privata e non prendono ferie da mesi: crediamo di meritare rispetto». Reagiscono così agli attacchi seguiti alla pubblicazione di intercettazioni nelle quali spiccavano i nomi di Antonio Di Pietro e dell'avvocato Giuseppe Lucibello. Parole e musica di «Chicchi» Pacini Battaglia. E rispondono anche all'eco rimbalzata da Milano fin dentro gli uffici di via Santa Reparata, a Firenze, della catilinaria di Piercamillo Davigo: «Gravi deviazioni, ci sono state». E il comando generale delle Fiamme Gialle, a Roma? Asciutto: «Si condivide pienamente il principio che i responsabili di fatti men che corretti debbano perciò essere chiamati a rispondere delle loro azioni. Tale piincipio è condiviso ed esplica la sua efficacia nei confronti di tutti». Insomma, sia chiaro: nessuno escluso. C'è l'echsse, dicono, sul palazzo rosa di La Spezia e l'atmosfera cambia d'incanto. Aspra e irrespirabile, fino all'altro giorno, ma nel volger di una notte diviene distesa e morbida. Le parole di Davigo? Il pm Franz legge e taglia corto: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Ma l'altro dioscuro, Alberto Cardino, rinuncia al privilegio. «Da- Ti i vigo distingue tra persone e persone, e poi non si riferisce al Gico di Firenze». Per mettere punto fermo, poche ma sentite parole: «Con loro lavoro dal 1994, prima il traffico delle auto, pei quello delle sigarette, poi le armi e, infine, quello che è successo. Gli uomini del Gico collaborano con me in maniera stretta e io ho la massima fiducia delle persone con cui lavoro: gente che sta in ufficio 14 ore al giorno». Nelle carte piovute sull'Italia, c'è quella frase che pare scritta con inchiostro avvelenato: «A me Di Pietro e Lucibello mi hanno sbancato». E' «Chicchi» che lo asserisce. Dice proprio «sbancato», dottor Cardino? E che cosa intendeva? «Uno può smentire quello che vuole, ma i nastri magnetici sono lì: almeno a quelli si darà credito. Anche le intercettazioni vanno valutate: e son pubbliche solo quelle apparse sui giornali. E poi...». Che cosa? «La qualità delle intercettazioni ambientali che abbiamo fatto è ottima, la migliore che si possa avere: era un ufficio, non certamente il bar Tombini o l'Autoparco». In un rapporto del Gico del 26 luglio si sostiene che esistono persone favorite da Mani Pulite... «Sono valutazioni che verranno approfondite, ma non credo che una frase possa inficiare l'intera inchiesta». Va bene, ma i «mi¬ racolati» del pool? «Noi accertiamo solo i fatti». E i vostri rapporti, col pool? «Noi facciamo un'indagine su singole persone, singoli fatti, non un processo a Mani Pulite». Nel cassetto avevate quella «cosa» sull'avvocato Lucibello: perché non l'avete usata nella richiesta di incompatibilità con la difesa di Pacini Battaglia? «Si va avanti un passo alla volta. E poi, tanto in un cassetto non direi... Né è vero, come dicono i difensori, che esistono due pesi e due misure e non ci sono neppure magistrati di serie A e serie B». A che punto sono le «trattative» con Pacini Battaglia? «Non ci sono trattative. Pacini Battaglia è sicura¬ mente molto più intelligente di noi». Il «cervello» ieri aspettava nella sua cella a Villa Andremo. «Appariva fuori dalla grazia di Dio per il fatto che escono quelle registrazioni, che sono uno stillicidio», ha osservato il difensore Sergio Zolezzi. E furioso era apparso anche Lucibello. «Oggi non parlo», aveva ringhiato prima di affrontare il colloquio con Franz. Domani si scioglie un nodo importante, per l'inchiesta: il tribunale del riesame dirà se «Chicchi» deve rimanere dentro. E martedì sarà giorno decisivo pure per Emo Danesi. Vincenzo Tessandori Gli uomini del Gico sotto accusa «Siamo pochi, e lavoriamo molto Meritiamo almeno rispetto» Il pm Cardino: sono persone degne della massima fiducia A sinistra: il sostituto procuratore Alberto Cardino Qui sopra: l'avvocato Giuseppe Lucibello e Emo Danesi

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