E Silvio si chiede «Chi ci guadagna?»

E Silvio si chiede «Chi ci guadagna?» E Silvio si chiede «Chi ci guadagna?» ROMA I N Italia ci sono ancora i B residui, per dirla con Cossiga, della guerra fredda. Adesso, però, questi poteri si sono autonomizzati: ci sono i resti della P2, il mondo di Pacini Battaglia. Se penso anche a settori della magistratura? Guardi, su questo argomento ho già dato...». Ipocrisia. Eccole, puntuali arrivare dopo il ritrovamento dell'ormai storica cimice le congetture di sempre: poteri occulti, servizi segreti semplici o deviati, spionaggio industriale, spionaggio politico, spionaggio internazionale. Del solito armamentario manca solo la Mafia, come se l'Italia di oggi fosse quella di ieri, quella del Sifar, del Sid, del Muro, di Berlino. Come se Andreotti fosse ancora il padrone dello stivale. Come se Craxi non fosse ad Hammamet ma a via del Corso. Tutti preferiscono dimenticare quali sono i veri poteri che oggi si fronteggiano in Italia: da una parte c'è un Parlamento, composto da «straccioni» e «delinquenti» come assicurano gli aedi dello Stato etico ma in fin dei conti votato dai cittadini, che ha avuto la malagurata idea di ipotizzare alcune riforme che potrebbero riguardare anche l'ordinamento giudiziario; poi, c'è un altro Parlamento, quello delle procure più in vista, che in parte si è ritrovato ieri al convegno di Micromega e, legittimato solo dalla propria funzione, ha mandato a dire agli «straccioni» che certe idee se le debbono levare dalla testa. chsoqtadvdSsgdeminEcsndALDmBpttb«msipzt Dopo quattro anni di inchieste sono rimasti in piedi solo questi due soggetti: uno, quello politico, è malridotto a tal punto che se l'altro, quello della magistratura, alza la voce, c'è addirittura un presidente del Consiglio che dagli Stati Uniti è pronto a chieder scusa delle parole di un capogruppo della maggioranza, del povero Salvi che ha osato eccepire su alcuni comportamenti delle procure. L'altro, quello dei pm, è, invece, osannato, mitizzato. E' diventato talmente forte che al suo interno ormai si sviluppano le guerre intestine. Una volta il potere se lo dividevano le correnti de. Adesso, invece, a colpi di in¬ chieste, se lo contendono la procura di Milano, quella di Roma, quella di Palermo, il procuratore di Firenze, il veneziano Nordio, il napoletano Cordova e, ultimi arrivati, i giudici di La Spezia. Sarà pure passata la fase più cruenta di Tangentopoli, ci sarà pure un altro premier, un altro governo, un'altra maggioranza, ma basta un'inchiesta, un arresto, un'intercettazione a stoppare la carriera di un po- litico o a mandare all'aria un'azienda. Due anni fa un avviso di garanzia mandò a casa un presidente del Consiglio. Oggi non sono i ministri Napolitano e Visco a minacciare di provvedimenti la Guardia di Finanza, ma il pm Davigo. Del resto, loro, al governo un piede già ce l'hanno, così Di Pietro trova modo di tagliare le spese per la costruzione di un caserma della Finanza a Gorizia. Insomma, cosi si governa. E siamo arrivati al punto. O davvero, come insinuano Roberto Maroni e Stefano Passigli, la cimice nel suo ufficio Berlusconi ce l'ha messa da solo, o, altrimenti, bisogna guardare ai poteri veri, quelli che contano. E anche se materialmente la microspia dietro il termosifone l'ha nascosta qualche agente dell'intelligence nostrana, bisogna veder quale padrone serviva: una volta i vari Maletti e Miceli facevano i piaceri ai potenti di ieri, cioè ai politici. Ma oggi si può pensare davvero che quel presidente del Consiglio che da New York porge le scuse al capo dei pm di Milano, Borrelli, dopo es¬ sere stato interrogato qualche anno fa dalla stessa procura, sia uno che incute rispetto agli spioni del momento? Infine, bisogna fare la prova del nove, quella del «cui prodest?». E' quella che sta facendo in queste ore Berlusconi. Quale servizio segreto, quale potenza straniera, quale azienda concorrente può essere interessato ai vertici del Polo o alle riunioni dell'ufficio di presidenza di Forza Italia? Chi può essere mosso dal desiderio di carpire le uniche notizie riservate di quelle riunioni raccontate punto per punto dai vari Mastella, cioè le barzellette sporche del Cavaliere? L'uni- ca risposta plausibile è che ad essere spiato non fosse il Berlusconi ex presidente del Consiglio, presidente di Forza Italia e capo dell'opposizione, ma il Berlusconi plurindagato, il Berlusconi imputato e i suoi colloqui personali. Ma forse anche gli «straccioni» del Parlamento si lasciano andare a queste riflessioni. Lo si arguisce dal finale dei loro ragionamenti. Massimo D'Alema anche dal ritrovamento della cimice ricava l'insegnamento che bisogna fare le riforme. Lo spiato, cioè Berlusconi, dice: «In questo Paese ci sono due emergenze: l'economia, cioè una Finanziaria adeguata, e la libertà, cioè il problema della giustizia». Mentre il tanto bistrattato Salvi finisce la sua intervista davanti alle telecamere con le parole: «Bisogna mettere ordine in queste istituzioni traballanti, c'è un equilibrio istituzionale che va restaurato, la democrazia italiana ha bisogno di governabilità e trasparenza». Forse per sopravvivere in questo momento i politici hanno bisogno di un po' di ipocrisia. I magistrati possono criticarli pubblicamente, lanciargli contro le accuse che vogliono, loro no. Forse sulla giustizia ha ragione D'Alema: poche parole e tanti fatti. E allora facciano le riforme, riprendano il posto che gli spetta, riportino la magistratura nel suo ambito, ma in silenzio... senza prenderci in giro. Augusto Minzolini Dalla cimice fino alle riforme che riguardano la giustizia glieli. «Insomma, lei fa il giornalista e io faccio il magistrato. Io non le dico come fare il suo mestiere, e lei non mi dica come devo fare il mio». Ma perdere altri giorni, non pregiudica l'indagine futura? «Il tempo non l'abbiamo perso noi, se Dalla cimice fino alle riforme che riguardano la giustizia per la «cimice» trovata da Berlsuconi? «Non penso niente, ha già parlato Volpari». Ma avete discus¬ Cè chi parla di spionaggio, di diritti politici violati, ma per i dirigenti della Procura non è così. «Lo denuncia che il leader di Forza Italia «ha affidato venerdì 11 ottobre al professor Giuseppe De Luca, suo legale, per l'inoltro giudiziaria». C'è il racconto di come, mercoledì 9, il signor Paolo Izzi e il signor Aldo Puri, della società Sirte Service, L'ammiraglio Fulvio Martini ex capo del Sismi Nella foto grande: Silvio Berlusconi A sinistra: il procuratore Borrelli Qui sotto: il generale Miceli