Anfetamina nascosta nelle pillole dimagranti di Alessandra Pieracci

Blitz in 10 città, in cella medici e infermieri Blitz in 10 città, in cella medici e infermieri Anfetamina nascosta nelle pillole dimagranti L'inchiesta partita da Genova dopo che alcune persone si erano sentite male GENOVA. Nelle capsule c'erano bupropione e fenfluramina, derivati dalla molecola base dell'anfetamina. Il bupropione, commercializzato solo in Usa, non è registrato né commercializzato in Italia comi.1 prodotto medicinale e quindi nessuna ditta è autorizzata a produrlo. Ieri è scattato il blitz: 130 carabinieri mobilitati per arrestare 17 persone (disposti dal gip del tribunale di Cuneo, Petragnani Gelosi, su richiesta del sostituto procuratore Stea) e portare a termine 45 perquisizioni conteinporaneamen te a Genova, Milano, Roma, Cuneo, Catania, Messina, Bologna, Torino, Sassari e Santa Teresa di Gallura, col sequestro di 4000 confezioni di capsule e 25 chili di bupropione. Dietro l'imponente giro d'affari, un farmacista di Robilante (Cuneo), Umberto Piccitto, 51 anni, già coinvolto in un'analoga inchiesta su medicine dimagranti nel '90; il fratello Francesco, 56 anni, consulente finanziario; Giuseppe De Franco, 46 anni, operaio cementista di Robilante che aveva allestito in casa un laboratorio di incapsulamento pillole. Arresti domiciliari, per gravidanza, alla commessa della farmacia, Mariella Vallauri, 30 anni. Gli altri arrestati sono: Mirka Ortoleva, Virginia Alibrandi, Maria Elisabetta Carta, Silvana Rogledi, Carola Sapori e Raffaella Di Donato, di Genova; Valeria Torrisi, di Catania, e Omelia Bottarelli, di Santa Teresa di Gallura. In carcere è finito anche un farmacista genovese, Bernardo Maffei. Infine, i medici arrestati perché «prestavano» i loro studi a Umberto Piccitto e visitavano insieme con lui: i genovesi Luigi Moroni, Enrico Gostoli, Norma Massaro, e il romano Tommaso Monaco, cui è stato vietato il soggiorno in Sardegna. Le accuse vanno dall'associazione a delinquere all'evasione fiscale. 11 caso è iniziato quando Paola D. ha cominciato quella maledetta dieta: non sembrava più la stessa donna. Le tremavano le mani, entrava in una stanza e non si ricordava più il perché. Con i figli scattava per sciocchezze che prima avrebbe accolto con una risata. Anche con il marito Gianni le cose non funzionavano più come una volta. Anzi, secondo lui non funzionavano affatto. Per questo l'aveva convinta, quasi forzata, ad andare dal medico. E davanti al dottore Gianni aveva tirato fuori di tasca una scatola di plastica bianca, rovesciando sulla scrivania una manciata di capsule gialle. «Mia moglie prende questa roba per dimagrire)), disse. Sull'etichetta, il nome di una farmacia e l'elenco degli ingredienti: estratto di alga laminare, acido alginico, farina di konjac, farina di guar, proteina del fagiolo, clorazcpato k2. Il medico diede un'occhiata, poi ascoltò l'elenco dei sintomi e si rese conto che in quelle capsule c'era dell'altro. Cosi, nel settembre del '95 moglie e marito si presentarono ai carabinieri del Nas (il Nucleo antisofisticazioni) genovese con la loro storia e le loro medicine. Le analisi (del professor Gaetano Bignardi dell'Istituto di Farmacologia dell'Università di Genova) confermarono i sospetti del medico. Il caso di Paola D. non fu l'unico: altre persone finirono all'ospedale! di San Martino per tachicardia, vertigini, confusione mentale I Nas cominciarono le indagini che si allargarono a macchia d'olio in tutta Italia, scoprendo un giro d'affari che vedeva coinvolti medici, farmacisti e casalinghe usate come venditrici porta a porta. Ogni «cura» costava 250 mila lire, a fronte di uno scontrino fiscale da 30 mila. Le capsule si vendevano in Sicilia, in Sardegna, a Montecarlo, in Svizzera. Alessandra Pieracci