Nobel per l'isola martire

Il premio per la pace a Monsignor Belo e Jose Ramos-Horta, simboli della lotta all'invasione indonesiana Il premio per la pace a Monsignor Belo e Jose Ramos-Horta, simboli della lotta all'invasione indonesiana Nobel per Pisola martire Al vescovo e al leader di Timor Est OSLO. Un vescovo cattolico e un laico, che si battono da decenni per il rispetto dei diritti della popolazione di Timor Est contro il governo dell'Indonesia, sono stati insigniti del Nobel per la pace 1996 per il loro impegno per una soluzione giusta e pacifica di uno dei conflitti più ignorati del pianeta. I vincitori sono il vescovo cattolico monsignor Carlos Felipe Ximenes Belo e il laico Jose Ramos-Horta, portabandiera del movimento indipendentista «Consiglio nazionale di resistenza Maubere» all'estero. «Assegnando questo riconoscimento speriamo di contribuire a una soluzione diplomatica del conflitto», ha dichiarato Francis Sejersted, presidente del Comitato del Premio Nobel per la pace. II governo indonesiano ha subito protestato: «Questa scelta riflette la grande confusione in seno al comitato norvegese per il Nobel rispetto alla reale situazione a Timor Est e alla realtà storica riguardante l'integrazione del territorio nel resto dell'Indonesia», accusa il ministero degli Esteri, che definisce Ramos-Horta «un avventuriero politico». La motivazione denuncia la situazione in cui si trova metà della maggiore delle Piccole Isole della Sonda nell'Oceano Indiano da quando nel 1975 l'Indonesia, a cui appartiene l'altra metà, inviò le sue truppe per annettersi l'ex colonia lasciata libera dal Portogallo con decisione repentina, senza organizzare la creazione di un governo indipendente. Il Comitato del Nobel per la Pace definisce gli abitanti di Timor Orientale «un popolo piccolo ma oppresso». «Ho accolto la notizia con enorme sorpresa e, subito dopo, con un misto di allegria e tristezza - ha commentato Ramos-Horta -, perché l'autentico destinatario del premio insieme a monsignor Belo doveva essere Xanana Gusmao, per la sua eroica lotta per la libertà del popolo Maubere, oggi in carcere a Giakarta. Io stesso avevo proposto l'abbinata Belo-Gusmao ma chi ha deciso, non so per quale motivo, ha messo il mio nome». La motivazione del premio è anche un atto di accusa al governo di Giakarta. «Nel 1975 - vi è scritto l'Indonesia assunse il controllo di Timor Est e iniziò a opprimere sistematicamente la popolazione. Negli anni che seguirono è stato calcolato che un terzo della popolazione di Timor Est abbia perso la vita per fame, epidemie, guerra e terrore». Il Comitato del Nobel definisce il vescovo «l'esponente di maggiore spicco del popolo di Timor Est, che a rischio della sua vita ha tentato di proteggere il suo popolo dai soprusi di coloro che detengono il potere. Nei suoi sforzi per creare una soluzione giusta fondata sul diritto all'autodeterminazione del suo popolo, è stato un portavoce costante della non violenza e del dialogo con le autorità indonesiane». «Ramos-Horta dice la motivazione - è stato il maggiore portavoce internazionale della causa di Timor Orientale del 1975. Di recente ha dato un contributo significativo per mezzo dei colloqui di riconciliazione e operando per un piano di pace per la regione». «Rischiava di diventare un conflitto ignorato e noi volevamo contribuire a mantenere vive le prospettive di una soluzione pacifica», ha dichiarato Sejersted alla conferenza stampa seguita all'annuncio. Ha osservato che il Comitato è ben cosciente del rischio che l'assegnazione possa fare indurre il governo indonesiano a un giro di vite contro una regione tanto remota dai grandi scenari internazionali, ha ricordato che monsignor Belo «ha messo in gioco la sua vita» e ha subito diversi attentati, «ma noi abbiamo anche pensato all'opportunità di incoraggiare la soluzione pacifica». I due vincitori si divide ranno in parti uguali il premio di 7 milioni e mezzo di corone svedesi, pari a un miliardo 700 milioni di li re. Monsignor Belo, 47 anni, salesiano, ha studiato teologia al Pon tificio Ateneo Salesiano di Roma verso la fine degli Anni 70. Nominato vescovo e amministrato apo stolico di Dili nel 1988, si è prodi gato in difesa dei diritti del suo popolo e dal pulpito ha denunciato le brutali violenze e la guerra psicologica usate dagli indonesiani per cancellare l'identità culturale degli indigeni. Il vescovo ha reagito con sorpresa, ma soprattutto con modestia, alla notizia che gli era stato conferito il premio Nobel per la pa ce. «Ci sono molte altre persone che lo meritano. In realtà non è per me, ma per tutta la gente di Timor Est che ha lavorato duramente per la pace», ha detto. [e. st.] Ggsffntszcg Wst