Violante senza Bicamerale cade il Paese di Alberto Rapisarda

Il Polo: senza presidenzialismo la commissione non nasce, il leader pds è ostaggio di Bianco Il Polo: senza presidenzialismo la commissione non nasce, il leader pds è ostaggio di Bianco Violante: senza Bicamerale, cade il Paese Prodi smorza i toni, D'Alema: vogliamo riforme serie ROMA. I partiti della maggioranza lo tirano per allontanarlo da soluzioni presidenzialiste perché, minacciano, potrebbe andarne di mezzo il governo. I partiti dell'opposizione lo tirano verso la soluzione presidenzialista minacciando di non far nascere la commissione bicamerale. I più piccoli dei due fronti aggiungono le loro pressioni per contrattare incarichi nell'ufficio di presidenza della futura commissione. Strattonato di qua e di là, Massimo D'Alema fa lo slalom tra sempre nuovi ostacoli e, senza scomporsi, invita alla calma: «Credo di poter dire - ha assicurato al Polo - che vogliamo fare delle riforme serie e incisive». Il presidente della Camera, Luciano Violante, ha detto anche di più: «L'Italia è seduta sul ramo della Bicamerale, voluta dal 90 per cento delle forze politiche e se qualcuno taglia quel ramo, cade il Paese». Una drammatizzazione che deve essere sembrata eccessiva alla maggioranza, stando alle risposte. «Il Paese non cade mai» ha replicato seccamente il presidente del Consiglio, Prodi. E anche D'Alema si è limitato a parlar di «sconfitta» in caso di fallimento della Bicamerale, e nulla più. Ieri D'Alema ha affrontato i popolari di Gerardo Bianco. I quali sono favorevoli ad un sistema simile a quello tedesco («cancellierato») e contrari a qualsiasi tipo di presidenzialismo. Dopo l'incontro un punto di mediazione pare trovato sulla soluzione del governo del primo ministro, indicato (non eletto direttamente) dai cittadini, col potere di sciogliere le Camere in caso di crisi. «Una soluzione da adottare in una forma non presidenzialista» ha detto il segretario del pds. Di dettagli non se ne parla ancora: «Ne discuteremo nella commissione quando si insedierà». «Se no, avremmo fatto le riforme istituzionali qui davanti alle telecamere» ha aggiunto Gerardo Bianco. Dopo aver agganciato Rifondazione comunista al carro delle rifor- me, prendendo in considerazione un recupero del peso della quota proporzionale, D'Alema ha ora coinvolto i popolari (che sostengono la sua candidatura a presidente della commissione). «L'esito dei nostri in¬ contri dimostra che la coalizione regge» ha concluso Bianco (che ha chiesto una vicepresidenza per il suo partito). A questo punto sono insorti i partiti del Polo. Perché l'opposizione, per essere meno debole nella discussione sulle riforme, ha bisogno di indebolire a sua volta la maggioranza e logorare il governo Prodi. E, difatti, il capogruppo di Forza Italia, Pisanu, ha detto che «oggi è la finanziaria il vero e decisivo terreno di confronto tra Polo e Ulivo». «Ormai ci siamo cacciati nella Bicamerale - aveva avvisalo i suoi parlamentari Silvio Berlusconi la sera prima -, Se le cose vanno bene è il trionfo di D'Alema, se vanno male le responsabilità sono di tutti e, quindi, anche nostre». Il senso era che, ormai, bisogna lavorare e bene nella Bicamerale. Ma per buona parte della giornata di ieri è stato intenso il tiro di sbarramento del Polo contro D'Alema e, di fatto, anche contro Berlusconi (che ha detto di non sapere ancora se entrerà nella Bicamerale). Senza l'elezione diretta del primo ministro «le probabilità di contribuire alla nascita della Bicamerale, almeno per An, si ridurrebbero drasticamente» ha avvisato Gianfranco Fini. «Il presidenzialismo rappresenta per noi ima condizione irrinunciabile per imbarcarci sulla nave della Bicamerale» ha concordato Casini, segretario del ccd. «D'Alema scherza con il fuoco. Prima fa proposte alte e poi, al primo colpo di cannone dei suoi alleati, si spaventa e ricomincia da capo» aggiungeva Giorgio Rebuffa, vicecapogruppo di Forza Italia. Ma Forza Italia non ha fatto riferimento all'indispensabile presidenzialismo, a differenza dei suoi alleati. La realtà è che si è ancora nella fase di pretattica. «Siamo nella fase della melina» ammetteva Giuseppe Calderisi, l'altro vice del gruppo di Forza Italia. Al Polo Cesare Salvi ha assicurato che la posizione del pds rimane quella contenuta nella «bozza Fisichella»: «Dite se c'è un veto pregiudiziale su questa soluzione». E Sergio Mattarella, del ppi: vogliono le riforme o dividere la maggioranza? Alberto Rapisarda

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