«Vendetta contro il Pool? Menzogne»
«Vendetta contro il Pool? Menzogne» «Vendetta contro il Pool? Menzogne» Querela della GdF. Cerano solo 2 copie dei verbali ROMA. I pm di La Spezia si sono innervositi per la diffusione dell'intercettazione che riguarda Di Pietro e che avrebbe dovuto rimanere segreta. Qualcuno del pool di Milano sospetta della Guardia di Finanza che ha realizzato quell'intercettazione e che sarebbe stata diffusa forse per «vendetta» nei confronti della procura che più ha indagato contro la coiTuzione del corpo. Il comando delle Fiamme Gialle respinge qualunque sospetto con un comunicato del comando generale. Una nuvola di veleni e di sospetti si è diffusa intorno all'inchiesta di La Spezia ed era facilmente prevedibile quando, giovedì sera, dalle carte che avrebbero dovuto rimanere segrete, è uscito il nome di Antonio Di Pietro, evocato ancora una volta dal finanziere Pacini Battaglia. «Lui e l'avvocato Lucibello mi hanno sbancato», dice il principale imputato dell'inchiesta spezzina. E uno dei suoi avvocati, Marcello Petrelli, interlocutore di Pacini nell'intercetta¬ zione, nella clamorosa intervista a La Stampa che pubblichiamo qui sopra spiega che secondo lui non vi sono equivoci: «Sbancato significa sbancato...». E' evidente che qualcosa non funziona, nell'inchiesta di La Spezia. Quel verbale (non depositato e quindi «secretato») esisteva solo in due copie: una custodita nella cassaforte della procura di Spezia, l'altra dal Gico, il corpo speciale della Guardia di Finanza che sta realizzando le intercettazioni. Chi ha violato il segreto? Chi lo ha fatto non poteva non avere l'intenzione di colpire Di Pietro. E non basta: perché già in altri documenti istruttori compilati dal Gico vi erano affermazioni allusive nei confronti dei magistrati milanesi. Dietro tutto ciò vi è il sospetto che una qualche manovra della sezione Gico di Firenze (quella che materialmente sta conducendo intercettazioni e indagini) sia effettivamente in atto. Già nel passato vi fu attrito tra Firenze (Guardia di Finanza e procura) e Milano, a proposito dell'indagine sull'Autoparco della mafia nella quale poliziotti e giudici milanesi vennero sospettati di aver «coperto» un impressionante giro di malavita. E d'altra parte è proprio da quella inchiesta che è nata questa. Sospetti e dietrologie a cui ieri si è aggiunto un articolo di Repubblica in cui la presunta vendetta della Gdf nei confronti del pool di Borrelli veniva rivelata da alcuni pm milanesi. L'articolo è stato smenti¬ to dagli uni e dagli altri. Il procuratore capo Borrelli (anch'egli citato nelle carte «secretate») già ieri a La Stampa aveva smentito di aver mai incontrato Pacini; ieri sera ha aggiunto: «Non ho mai pronunciato le frasi riportate dai giornali». La Guardia di Finanza ha fatto sapere di aver querelato Repubblica per «vilipendio alle istituzioni dello Stato e diffamazione pluriaggravata». Il numero tre delle Fiamme Gialle, il colonnello Ugo Marchetti, sottocapo di stato maggiore, ha dichiarato che «l'insinuazione ha umiliato» l'operato del Corpo, il quale ha «sempre agito con grande rigore etico e, immancabilmente, su mandato dell'autorità giudiziaria». La direzione di Repubblica, naturalmente, ha difeso il lavoro del giornale e confermato quanto pubblicato: «E' il frutto di una rigorosa indagine durata oltre due settimane e dei colloqui avuti dal nostro inviato anche con alcuni sostituti procuratori». [r. r.] Il procuratore Francesco Saverio Borrelli
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