Al Gore sferra il colpo del ko

Al Gore sferra il colpo del Ito Al Gore sferra il colpo del Ito Travolto Kemp nel duello televisivo tra i vice LA CORSA ALLA PRESIDENZA WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Più o meno tutti i commentatori politici americani, osservando l'altra sera il dibattito tra i due candidati presidenziali Albert Gore e Jack Kemp, hanno fatto notare che il duello andava seguito con interesse perché avrebbe prefigurato lo scontro presidenziale dell'anno 2000. Ma, se è quasi certo che, con il forzato ritiro di Bill Clinton tra quattro anni (o con la sua improbabile sconfitta adesso), Gore sarà il candidato di punta del partito democratico nel 2000, il risultato del dibattito dell'altra sera induce ad avere più di un dubbio su una futura candidatura presidenziale di Kemp. Infatti, l'altra sera a St. Petersburg, Florida, al termine di una discussione civile, piena di contenuti e un po' noiosa, il pedante ma chiaro Gore ha vinto nettamente sul trascinante ma a volte fumoso Kemp. Facendo una media dei sondaggi condotti dopo il dibattito da «Abc», «Cbs» e «Cnn», Gore è stato considerato vincitore dalla metà circa degli intervistati, Kemp da meno di un terzo. Non che questo sia destinato a incidere più di tanto sui risultati del voto di novembre. Infatti, nella storia, anche i dibattiti vicepresidenziali più incandescenti non hanno mai avuto alcun effetto. Ma sicuramente Bob Dole, che adesso è distanziato di ben 21 punti da Clinton, aveva ieri una ragione in più per essere depresso. La sua appare sempre più chiaramente una disperata fatica di Sisifo. Non che Kemp sia stato disastroso, tutt'altro. Per un'ora e mezzo ha martellato sugli immensi benefici del taglio fiscale del 15% promesso da Dole, sostenendo che l'economia andrebbe molto meglio di come va ora e tante cose si sistemerebbero. Gore, robotico e preciso, ha continuato a ribattergli che l'esenzione fiscale di Dole non è coperta e si tradurrebbe i an disastro della finanza pubblica. ~ ó tini momenti, come quando ha parilo della necessità di integrare le mino¬ ti democratico Al Gore (a destra) e il repubblicano Jack Kemp durante il duello televisivo della scorsa notte ranze e di eliminare i ghetti nelle grandi metropoli, Kemp è apparso particolarmente efficace. Ma proprio in quei momenti sembrava lui il candidato democratico e Gore quello repubblicano. Gore ha quindi avuto buon gioco nell'aprire una larga crepa tra le posizioni di Kemp e quelle ufficiali del suo partito. Ma la notizia più brutta arrivata ieri al quartier generale di DÒle riguarda l'andamento della campagna in Florida. Si tratta di uno Stato decisivo per il numero dei voti elet¬ torali e di uno stato che i repubblicani tradizionalmente conquistano. I sondaggi ieri indicavano ima defezione di massa, quasi un esodo, di donne e vecchi della Florida verso Clinton. Se le cose continuano così, il 5 novembre non sarà neppure necessario attivare gli «exit poli». L'unica speranza di Dole continua a essere quella di rovesciare i destini della sua campagna a poco più di tre settimane dal voto. Per questo, occorre organizzare un colpo di scena, qualcosa di straordinario. Voci in questo senso erano già coi'se prima dell'altro dibattito presidenziale. Qualcuno ventilò l'ipotesi di un annuncio ad effetto, tipo Colin Powell futuro Segretario di Stato. Ma poi non successe niente. E' stato lo stesso Dole, due giorni fa, ad annunciare «sorprese», al plurale, nel prossimo dibattito del 16 ottobre a San Diego. Lo ha fatto quando un sostenitore lo ha incitato a indossare i guantoni e colpire Clinton personalmente. E' una cosa che Dole aveva promesso di non fare, ma, evidemente disperato, nei giorni scorsi ha cominciato a rompere la promessa, cliiamando per esempio Clinton «buffone». Intanto un gruppo indipendente che difende gli interessi dei cittadini ha denunciato entrambi i candidati per spese elettorali oltre i limiti. Probabilmente è vero, ma questo è certamente l'unico punto sul quale i due avversari sono decisi a fare blocco comune. Paolo Passarmi

Luoghi citati: Clinton, Florida, San Diego, Washington