«Tassi giù se passa la manovra»

Bankitalia promuove la Finanziaria con qualche riserva sulle cifre Bankitalia promuove la Finanziaria con qualche riserva sulle cifre «Tossi giù se passa la manovra» Fazio: meno crescita, famiglie più povere suo parere i tagli, nonostante le incertezze sulla efficacia di alcuni tra essi, «costituiscono un passo importante per l'eliminazione degli sprechi». Fazio, che non è un euro-entusiasta, non sembra turbarsi molto della difficoltà di raggiungere Maastricht. Il rischio più grave lo vede altrove, nella debolezza delle economie di tutta Europa; e non concorda con il commissario di Bruxelles Mario Monti, secondo il quale Maastricht vai bene una recessione. Per il '97 il governo prevede una crescita del 2%. Fazio corregge: «Questa è l'ipotesi migliore, ma molto probabilmente sarà meno»; «a ciò contribuirà la stessa manovra di bilancio» perché «ridurrà del 3% il reddito disponibile» di famiglie e imprese (ridimensionerà al 2% un aumento che senza interventi sarebbe del 5%). D'altro canto, questo prelievo renderà più facile frenare l'inflazione. «Fazio conferma gli effetti recessivi della manovra» si precipitano a dichiarare le opposizioni; ma quanto il ROMA. La legge finanziaria '97 frenerà un poco l'economia ma avrà effetti positivi, con un calo dei tassi di interesse, proprio se si rivelerà incisiva come promette. Atteso al varco dell'audizione in Parlamento per essere arruolato suo malgrado nei ranghi della maggioranza o in quelli dell'opposizione, il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio ha tentato di sfuggire alle trappole con questo apparente paradosso. Promuove la manovra economica (alla notizia la Borsa è risalita), con alcune riserve sulle cifre. Però avverte che raggiungere il traguardo di Maastricht sarà molto difficile, perché la Bundesbank non vuole trucchi. A sorpresa, dichiara che il cambio a mille lire per marco «non è molto fuori equilibrio»: gli industriali non ne saranno contenti. Il calo del tasso di sconto non è subordinato solo all'andamento dell'inflazione. Dipende, dice Fazio, anche dalla reale efficacia che la legge finanziaria mostrerà. La polemica su «troppe tasse, pochi tagli di spesa» non sembra interessarlo: a «Il reddito disponibile cadrà del 3 per cento Più alto del previsto il deficit del 1996» governatore sia attento a non farsi coinvolgere nella politica lo si è visto nella risposta al responsabile economico di Forza Italia, Antonio Marzano. Dandogli del tu, come amico e collega economista, ha temperato ancor più il giudizio. «Non credo che la manovra - ha detto - abbia effetti negativi, specie se crea fiducia, aggancio o non aggancio all'Europa. Se la tassa per l'Europa sarà recepita come temporanea non diminuirà molto i consumi». E' significativo il dialogo a distanza che c'è stato ieri tra il governatore e il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Il ministro Vincenzo Visco e (a destra) Fausto Bertinotti Sotto Giorgio Fossa presidente della Confìndustria Prodi vuole portare in Europa un Paese vivo Anche il governatore la pensa così E allora affiorano dubbi su tempi e strategie SACRIFICI E MONETE AROMA vederli a Washington, un paio di settimane fa, seduti fianco a fianco su quel sofà americano color aragosta, sembravano davvero due vecchi compagni di scuola: Antonio Fazio e Carlo Azeglio Ciampi si scambiavano battute e reciproci attestati di una stima e un'amicizia che, comunque, nulla potrà mai scalfire. E allora chissà con che rammarico il governatore della Banca d'Italia, nella sua audizione di ieri alla Camera, avrà stilato la sua «pagella» alla Finanziaria varata col timbro del superministro dell'Economia, di cui è stato per tanti anni uno dei «vice» in via Nazionale. Perchè con quella pagella Antonio il Tedesco non ha potuto promuovere a pieni voti il governo, come sicuramente avrebbe voluto. In questa Super-Finanziaria ci sono aspetti che lo preoccupano. E poi, man mano che si avvicinano le scadenze europee, vengono al pettine alcune dissonanze strategiche. Non certo sull'atteso ribasso dei tassi di interessi, che Ciampi considera giustamente come un «premio» che il Paese deve conquistare sul campo. Su questo, contrariamente a quel che accadeva quando a Palazzo Chigi c'era un altro premier «targato» Bankitalia, e cioè Lamberto Dini, con Fazio non c'è divergenza. Il governatore, infatti, ha confermato che i tassi potranno scendere, ma solo quando si saranno placati del tutto i focolai d'inflazione. Anzi, il governatore ha avvertito le parti sociali: la concertazione va salvaguardata (stop quindi a certe frenesie confindustriali), ma il costo del lavoro nel '97 non dovrà crescere più del 3% (stop anche a certe disinvolte rivendicazioni sindacali). Quindi tassi fermi, in attesa di capire come si chiuderà il contratto dei metalmeccanici. Ma le dissonanze, appunto, non riguardano i tassi. La prima, la più importante, riguarda invece Maastricht. Fazio, al contrario di Ciampi che del Trattato è stato invece uno dei «padri», ha sempre mantenuto un atteggiamento cauto, sul progetto dell'Unione monetaria europea. Ogni volta che, con il governatore, si affronta il tema lui sorride, e invoca Ciampi. In Senato, Ciampi aveva ripetuto che il governo è stato prudente nelle previsioni sui tassi e che un maggiore ribasso costituirà «un premio ex post, se saremo capaci di meritarcelo». Fazio, davanti alle commissioni Bilancio, ha risposto che la prudenza è opportuna a causa delle incertezze sulle cifre, e che «la diminuzione dei tassi potrebbe essere più rapida nell'ipotesi che la manovra trovi piena e pronta attuazione». In serata, i due si sono visti a quattr'occhi. Dunque per il governatore «la manovra di bilancio è di entità rilevante»; sui mercati finanziari «ha rafforzato la fiducia nella capacità dello Stato italiano di far fronte ai propri impegni». I benefici «si consolideranno nella misura in cui sarà possibile dare carattere più strutturale agli interventi». Ridurre il deficit al 3% del prodotto lordo nel '97 e negli anni successivi, come è necessario per l'ingresso nella moneta unica, non sarà facile poiché il '96 è andato molto male, con il 7% quasi; e «il collega Tietmeyer della Bundesbank» ha già diffidato dalle «misure di tesoreria» come quelle prospettate dal governo pei 12.500 miliardi. Per i conti dello Stato nel '96 la Banca d'Italia accredita un deficit di 130.000 miliardi, contro i 113.000 dell'obiettivo posto dal governo a giugno e i 123.000 stimati ufficialmente due settimane fa. Anche al Tesoro, ormai, la cifra che si fa in confidenza è la stessa. Fazio rivendica di aver espresso timori fin dalla legge finanziaria dell'anno scorso; implicitamente dà una buona parte della responsabilità al governo Dini. Contro chi ritiene la lira troppo forte, Fazio rivela che «l'attivo commerciale dell'Italia nel '96 sarà il più alto nel mondo, superiore anche al Giappone». La Banca d'Italia ha anzi frenato l'ascesa del cambio, intervenendo a sostegno del marco; questo permetterà di rimborsare prestiti esteri «per 12-13 miliardi di dollari» e di annullare il debito estero nel '97.

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