Atenei il numero chiuso non vale più

Atenei, il numero chiuso non vale più Atenei, il numero chiuso non vale più Berlinguer fa marcia indietro sul decreto di luglio: superato I rettori apl'universi II ministro della P Perchè, allora, la firma delle norme di luglio? «Il mio decreto - si giustifica il ministro, prendendo le distanze da un provvedimento assunto in fase di "rodaggio" - registrava una situazione preesistente. li problema che ha il governo, ora, è di stabilire direttive precise contro il rischio di un dilagare del numero chiuso». E avanza una proposta: «La mia opinione è che, siccome al Senato si sta discutendo una legge sull'autonomia didattica degli atenei, quella è la sede in cui si devono numero chiuso non è il modo di determinare l'acceso all'Università spiega Berlinguer -. Ci possono essere momenti ed esigenze particolari, come nel caso delle professioni sanitarie, ma si tratta sempre di fasi transitorie. L'autentica soluzione è quella di affermare certamente il merito, ma in strutture adeguate. Il numero chiuso non è mai stato previsto come un sistema; è soltanto stata una misura eccezionale che questi nuovi eventi pongono all'attenzione in modo diverso». pplaudono: giusto così ità di massa è la sfida ubblica istruzione Luigi Berlinguer stabilire le norme. Il numero chiuso non era la nostra politica: qualcuno forse ha voluto fraintendere». Poche ore prima, i rettori otto Università italiane (Tor Vergata a Roma, Palermo, Milano, Parma, Catania, Bologna, Viterbo e Napoli) hanno chiesto al ministro di «riconsiderare l'intero problema al fine di chiarire che non è prevedibile una estensione del numero chiuso, così da tranquillizzare la popolazione studentesca all'inizio del nuovo anno accademico». Una revisione «ne¬ cessaria» e urgente, insistono i rettori, secondo i quali «il sistema universitario italiano deve accettare la sfida europea di coniugare l'Università di massa con la qualità di formazione che deve essere offerta a tutti e non può essere privilegio di alcuni». Anche perchè, aggiungono gli accademici, «il tasso di natalità porterà a una drastica riduzione degli immatricolati, soprattutto negli atenei del nord del Paese». Già quest'anno, il calo è intorno al 10 per cento; ma, tendenzialmente, «aumenterà significativamente nei prossimi due anni, per arrivare subito dopo il Duemila a valori prossimi al 50 per cento». E' una situazione anomala quella universitaria italiana: siamo fortemente al di sotto della media europea per numero di cittadini laureati, mentre registriamo una grande popolazione di giovani iscritti negli atenei, che non riescono però a concludere il ciclo di studi; la mortalità è intorno al 70 per cento. Il ripensamento di Berlinguer raccoglie, dunque, la soddisfazione sia i rettori che hanno sottoscritto l'appello, sia degli studenti, che considerano il superamento del decreto di luglio come un «primo ed importante risultato della mobilitazione» (così igiovani di Rifondazione). L'Unione degli universitari conferma però la «mobilitazione nazionale» del 25 ottobre, promossa insieme all'Unione degli studenti delle superiori: «Il problema del numero chiuso non è risolto e tanto meno sono stati risolti i problemi delle scarse risorse per il diritto allo studio, della divisione dei mega atenei e dei contributi studenteschi». ((Abbiamo messo Berlinguer alle corde - incalza il Coordinamento delle liste universitarie di sinistra -. Ma il pericolo non è cessato: la libertà di accesso all'Università non può diventare oggetto di trattativa». Mario Tortello

Persone citate: Berlinguer, Luigi Berlinguer, Mario Tortello

Luoghi citati: Bologna, Catania, Milano, Napoli, Palermo, Parma, Roma, Viterbo