Ulivo voglia di garantismo

Folena (pds): riequilibrio dei rapporti tra politica e magistratura Folena (pds): riequilibrio dei rapporti tra politica e magistratura Ulivo, voglia di garantismo Ayala: riforma-giustizia alla Bicamerale ROMA. «L'Italia e il paese dove avvengono più intercettazioni». A parlare così, l'altro ieri, non era un deputato forzitalista, ma il responsabile «giustizia» del pds Pietro Folena. «Quello della separazione delle carriere è un falso problema perché la vera questione è un'altra: il nostro è l'unico Paese occidentale al mondo dove c'è l'obbligatorietà dell'azione penale e dove il pubblico ministero non è sottoposto a nessun tipo di controllo né da parte dell'esecutivo né da parte del Parlamento». A tare questo ragionamento non è un senatore azzurro, ma della sinistra democratica. Di più: è il sottosegretario alla Giustizia del governo Prodi, Giuseppe Ayala. Dunque un sempre maggior numero di esponenti dell'Ulivo ritengono sia giunta l'ora di riequilibrare i rapporti tra politica e magistratura. E persino un personaggio come Ayala, cioè un ex pm, pensa che occorra por mano giurisdizionale. Ma l'insofferenza verso certi metodi della magistratura monta. Come testimonia questo discorso di Folena, che dopo aver parlato del «caso Napoli», spiega: «L'agente provocatore è previsto dal codice penale solo nei casi di terrorismo, traffico d'armi e di droga. E se, per esempio, si avvicina un deputato per costruire un teorema in base al quale lo si coinvolge, con lo scopo di arrivare a figure politiche e istituzionali a lui legate, allora si ledono le prerogative parlamentari». Comunque, una prima occasione per un confronto su tutti i temi della giustizia la fornirà il Senato, venerdì prossimo, quando il Guardasigilli Flick (che ieri in un'intervista all'Unità ha difeso i pm) risponderà alle interpellanze sulla magistratura presentate dal Polo. alla «questione giustizia». «Vedete - spiega il sottosegretario -, sui loro tavoli i pubblici ministeri hanno sempre una massa di incartamenti e devono decidere quale aprire per primo. Perciò non si può escludere che qualcuno scelga in base a fini politici... la potremmo chiamare la "discrezionalità dell'obbligatorietà dell'azione penale"». Che fare allora? Quando si passa alle proposte Ayala, al pari degli altri suoi colleghi del centrosinistra, si fa più prudente. «Non si può far dipendere la magistratura dal potere politico - osserva nò si può abolire l'obbligatorietà dell'azione penale perché scoppierebbe la rivolta, penserebbero che vogliamo mettere il bavaglio ai magistrati. E' una battaglia che si potrà fare tra dicci anni...». E quindi? «Rimane il problema principale, e cioè a chi risponde il pm? - osserva il sottosegretario -, e questa è una questione che va affrontata nella Bicamerale. Si piede una tendenza garantista. Anche se è difficile da far ingoiare alla base, prova ne è la letteraccia che la sezione pidiessina del collegio di Salvi, quella di Villa Gordiani, ha mandato al capogruppo della sinistra democratica, chiedendogli di andare lì oggi per giustificare la sua presa di posizione. E a tutto ciò bisogna aggiungere che i «nemici» di D'Alema utilizzano questo argomento contro di lui. Achille Occhetto, per esempio, lo accusa di usare la giustizia «come merce di scambio per le riforme e il nuovo governo». Mentre Fausto Bertinotti si erge a paladino dei pm. Le difficoltà quindi rimangono, tant'è vero che il pds non è riuscito ancora a definire una volta per tutte il testo di legge costituzionale di riordino dell'ordinamento potrebbe, per esempio, pensare ad una riforma del Csm. Già, perché i magistrati, come i guidici, rispondono delle loro azioni al Consiglio superiore che è composto per due terzi da esponenti della loro stessa categoria. In pratica si controllano da soli. E allora si può puntare ad una modifica della composizione del Csm, ribaltando, o quanto meno rendendo paritario, il rapporto tra i membri togati e quelli eletti dal Parlamento, e facendo in modo che sia garantita una certa presenza dell'opposizione». E Ayala dà anche ragione a Salvi. «Ho letto l'intero sbobinato del suo intervento - spiega - e lo sottoscriverei». Mentre sulle affermazioni di Prodi che ha difeso i magistrati preferisce tacere, sigillandosi platealmente la bocca con le mani. Dunque, nell'Ulivo - dove il segretario del ppi Gerardo Bianco bacchetta Prodi per le sue dichiarazioni «filo-magistrati» - prende Maria Teresa Meli ste tto ti» «Gli italiani hanno appoggiato le inchieste per mettere fine a un sistema corrotto ma ora sanno che non tutti i pm sono santi»

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