«Questa Finanziaria non porta in Europa»

Commercianti e sindaci respingono la ricetta dell'Ulivo per risanare economia e conti pubblici Commercianti e sindaci respingono la ricetta dell'Ulivo per risanare economia e conti pubblici «Questa Finanziaria non porta in Europa» Con/industria contro il governo «troppo ottimista» vicino ai 130 mila miliardi» rispetto alle indicazioni governative che si fermano a 123 mila, con conseguenze penalizzanti sul '97, quantificate in origine solo a 2500 miliardi. In più, «vi sono almeno 8 mila miliardi di misure che incidono sul settore statale ma non sul saldo della pubblica amministrazione». E per conseguenza l'indebitamento globale della pubblica amministrazione «non scenderà sotto il 4 per cento» (e forse nemmeno sotto il 5) contro il 3 per cento del parametro richie¬ sto dal trattato di Maastricht. Questa impronta pessimistica non è scalfita nemmeno dalle prospettive di una riduzione dei tassi di interesse, possibile se l'inflazione si avvicinasse al traguardo del 2,5 per cento per effetto della moderazione dei costi e non solo di una politica monetaria restrittiva. Perciò, conclude Confindustria, s'impone come indispensabile per centrare l'obiettivo «una sensibile» moderazione salariale verso il 3,8 indicato nella previsionale. VROMA ENTICINQUEMILA miliardi di nuove entrate tributarie in un sol colpo: professor Visco, nessuno dei suoi predecessori al ministero delle Finanze aveva fatto tanto, se si eccettua Giovanni Goria buonanima, con la maxi-manovra Amato del '92. «Non è così. Non sono questi i numeri che contano». Vincenzo Visco, visibilmente affaticato, sta fumando il sigaro nella grande stanza d'angolo con vista sul laghetto dell'Eur. Il tavolo, che altri ministri tenevano inquietantemente sgombro e lucido, ospita una ondulata montagna di carte. «L'importante è se la pressione fiscale aumenta o no. Noi non la accresceremo stabilmente. Con i 12.000 miliardi di entrate della legge finanziaria '97 la lasceremo invariata rispetto al '96; con il contributo addizionale per l'ingresso in Europa la accresceremo, in modo transitorio, dello 0,6% rispetto al prodotto interno lordo. Molti altri governi hanno fatto ben di più». Però i contribuenti sono esasperati. E la tassa per l'Europa fa paura. Come sarà? «L'unica cosa che posso dire è che non inciderà sulle attività produttive». Allora sarà una addizionale solo suU'Irpef, non sull'Irpeg? «Non prenderà nessuna delle forme finora evocate dai giornali. Stiamo ancora studiando». Non sarà una patrimoniale. Se tuttavia, come chiede Fausto Bertinotti, saranno esentati i redditi sotto i 30 milioni, per gli altri sarà pesantissima. «Bertinotti non ha detto questo. Chiede che siano protetti redditi come quelli dell'operaio di terzo livello, che guadagna parecchio meno di 30 milioni. Io cercherò di non farla gravare sulle fasce più deboli. Sarà progressiva, perciò chi ha poco non sarà chiamato a contribuire». Dai sondaggi sembra che una maggioranza di cittadini sia disponibile a uno sforzo straordinario in nome dell'Europa. Ma che avverrà se, come pare probabile, lo sforzo non basterà a entrare nel gruppo di testa della moneta unica, e all'Italia toccherà un anno almeno di anticamera? «I rischi politici vanno sempre valutati in relazione alle alternative. Ogni diversa scelta era peggiore. L'obiettivo dell'addizionale per l'Europa è ottenere un forte calo dei tassi di interesse; costi e benefici si dovrebbero all'incirca bilan- Ai pesanti dubbi degli imprenditori sul cammino verso la moneta unica, si abbinano le vivaci critiche delle associazioni professionali. La Confapi denuncia che la Finanziaria «rischia di strangolare le imprese». Il leader della Confcommercio, Bilie, afferma: «Basta pagare senza avere mai nulla in cambio» ipotizzando anche un fronte comune dei ceti medi per premere sul governo. La Confagricoltura, infine, reclama modifiche in profondità mentre la Confesercenti sostiene che il gover- II ministro Vincenzo Visco e (a sinistra) Carlo Azeglio Ciampi «La riforma fiscale permetterà di ridurre i costi delle aziende di 2-3000 miliardi» no deve agire anche su sanità, previdenza e pubblico impiego». Veemente anche la protesta dei poteri locali. I Comuni respingono il molo di «stangatoli», non vogliono essere loro a spremere ancora i cittadini sulle tasse locali e le tariffe a causa della riduzione dei trasferimenti da Roma. Ed esprimono forti riserve sulla stangata fiscale sulla casa, sollecitando una aliquota «flessibile» delfici per colpire meno la prima casa e più gli immobili sfitti. A questo massiccio bom¬ bardamento sul governo non si sono uniti i sindacati. Cgil, Cisl e Uil avrebbero dovuto presentare ieri le loro contro-proposte a Prodi per evitare la stangata fiscale sulla casa, che nel sindacato ha suscitato polemiche reazioni, e per sollecitare modifiche anche su aliquote Irpef, tassa sull'Europa e l'Irep. Ma l'appuntamento è stato spostato a lunedi. Segno di qualche difficoltà interna? No, risponde il leader della Cgil, Cofferati, perché «con Cis) e Uil siamo d'accordo su tutto». GpCe In Parlamento, intanto, è già scoppiata la battaglia sul nodo dei sei provvedimenti «collegati» alla manovra che si aggiungono alle numerose deleghe al governo già inserite nel filone principale. Fini ha reclamato che i provvedimenti che non incidono sui saldi della Finanziaria vengano esaminati per via ordinaria. E ha posto un aut aut, subordinando alla risposta della maggioranza l'atteggiamento del Polo sulla Bicamerale e sui decreti, sollevati dalla Consulta. Alla fine la conferenza dei capigruppo ha deciso di spostare i decreti Treu e Andreatta dal Senato alla Camera, mentre il governo si e detto pronto a togliere dal collegato in discussione al Senato la parte del dd! Napolitano sugli enti locali. La polemica sui contenuti, pero, continua. Mussi, capogruppo della Sinistra democratica, ha subito risposto che si possono togliere «le nonne di non stretta necessità», a patto di non snaturare la manovra. Insomma, la maggioranza sembra disponibili; ad «alleggerire» alcune parti della delega sul decentramento amministrativo affidata al ministro Bassanini. Rinnovamento e ppi premono anche per lo stralcio delle deleghe sul federalismo fiscale, l'Irep e il no-profit, le associazioni del volontariato. E Mussi ha preannunciato per la maggioranza emendamenti ridotti al minimo su lei, estimi catastali, il cumulo pensione-lavoro, escludendo cono «ipotesi politicamente non percorribile» le pensioni-baby. [p. pat.l Giorgio Fossa presidente Confindustria e Fausto Bertinotti

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