Il gran ritorno di Maggie di Fabio Galvano

Al difficile congresso conservatore di Bournemouth, che segue le trionfali assise laboriste Al difficile congresso conservatore di Bournemouth, che segue le trionfali assise laboriste Il gran ritorno di Maggie Un 'arringa in soccorso di Major Il presidente del partito conservatore Brian Mawhinney gioca a calcio in una pausa del congresso. Nella foto grande, la Thatcher con Major LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' l'ultima spiaggia del governo conservatore. Fra spaccature sul futuro ruolo britannico nella Cee, scandali che periodicamente coinvolgono deputati e sottosegretari, sondaggi che suonano a morto soprattutto dopo lo show di unanimità mandato in onda la settimana scorsa dal nuovo Labour, defezioni di spicco come quella - 48 ore fa - dell'ex tesoriere del partito Lord McAlpine, John Major gioca da ieri a Bournemouth le sue ultime carte elettorali. Riuniti a congresso, l'ultimo prima delle elezioni che dovranno essere indette entro maggio, i Tories devono trovare la loro nuova anima. Ma ieri hanno ritrovato Margaret Thatcher. La «lady di ferro», che hi passato era stata sovente critica nei confronti di John Major, accusato di seguire una linea poco pugnace nei confronti dell'integrazione europea, poteva essere una pericolosa incognita. Qualcuno aveva anzi suggerito che la Thatcher avrebbe potuto annunciare la sua adesione al Partito del Referendum formato dal miliardario Sir James Goldsmith e diventato rifugio degli euroscettici. Ma ieri Lady Thatcher ha invitato i Tories a serrare i ranghi per sconfiggere i laboristi e riportare Major a Downing Street. «Tu ed io - ha detto rivolgendosi a Major hi uno dei mille incontri a margine del congresso - abbiamo sempre attuato i nostri principi, i nostri principi conservatori: non solo quando erano popolari ma anche quando non lo erano. Lo abbiamo fatto perché sapevamo di avere ragione». Ma la giornata non era cominciata in modo così incoraggiante. Quando era comparsa sul palco della conferenza - Major assente la Thatcher era stata applaudita con misura (40 secondi, dicono i cronometristi) perché ancora non si sapeva che linea avrebbe tenu¬ Dopo le voci di «tradimento» a favore del nuovo partito anti-europeista di Goldsmith to. Uscendo dall'albergo, poco prima, aveva rifiutato di pronunciarsi su Goldsmith, che rappresenta una minaccia poiché potrebbe privare i conservatori di voti cruciali. «Il partito è sempre unito», aveva detto. E neppure il freddo bacio sulla guancia - uno solo, si badi bene - ricevuto più tardi da John Major aveva dissipato ombre e timori. Soltanto in serata, quando ha dichiarato il suo appoggio in modo esplicito, il Congresso ha sorriso. Ma non sono scomparsi i problemi. Ieri il presidente del partito, Brian Mawhinney, ha fatto di tutto per ricreare la fiducia scippata dal nuovo laborismo di centro. I dieci impegni annunciati da Blair? «Dieci nuove tasse», egli ha detto ricalcando gli slogan conservatori («Nuovo Labour, nuovo pericolo») che puntano molto sull'imprevedibilità fiscale dei rivali. Ma non è bastato a cancellare i mah conservatori. «Questo è un partito - ha detto Mawhinney - sulla strada della vittoria alle prossime elezioni». Gli applausi non sono parsi convincenti, molto più era piaciuta - alla vigilia - una battuta di Major. «La settimana scorsa - egli aveva detto riferendosi al Congresso del Labour avete visto il mondo di Disney. Nei prossimi giorni vedrete quello vero». Gli ultimi sondaggi, che danno ai laboristi altri tre punti di vantaggio dopo lo show d'unità della settimana scorsa, non preoccupa- Un invito a serrare i ranghi per riportare il premier al potere no il primo ministro. L'opinione pubblica risente sempre dell'effetto-congresso e i sondaggi della prossima settimana, spera, restituiranno il favore ai Tories. Più preoccupanti, per lui, sono gli effetti della «Tangentopoli sul Tamigi». Major ha promesso che i risultati dell'inchiesta in corso saranno resi noti, ma non è parsa di buon auspicio la rivelazione da parte del faccendiere Ian Greer di avere raccolto negli ultimi dieci anni quasi due nuli ardi di lire per il partito. Sul fronte degli euroscettici Major è stato attaccato da John Redwood, l'uomo che lo sfidò l'anno scorso per la leadership, in un articolo comparso sul «Times» nel quale il premier britannico viene criticato per la sua indecisione in tema di moneta unica. Redwood ricalca le accuse del transfuga McAlpine («Il Paese ha bisogno di sapere in che direzione sta andando»). Major ha tre giorni per cementare i Tories. Ma non ha sul partito, si direbbe, lo stesso controllo di Blair sul New Labour. Fabio Galvano

Luoghi citati: Londra