Cento milioni nella borsetta di Alberto Gaino

Cento milioni nella borsetta Cento milioni nella borsetta La moglie di Pacini fermata alla frontiera IL TESORO DI CHICCHI tori del Gico vi attribuiscano importanza. Negli scorsi giorni, dalla procura spezzina era rimbalzata la sensazione che nell'interrogatorio di sabato scorso, durato due ore e quaranta minuti, i pm Alberto Cardino e Silvio Franz avessero contestato nuove accuse al faccendiere toscano con banca in Svizzera. Ma, restando ai fatti, per il momento si può soltanto evidenziare la singolarità dell'arrivo in Italia della signora con tutti quei documenti: a clii dovevano essere consegnati? I cento milioni, invece, non stupiscono più di tanto: dalle ormai famose intercettazioni del Gico sappiamo che «Chicchi» faceva uso quotidiano di contanti a palate. Intuito, dritta o semplice colpo di fortuna, è comunque la seconda volta in meno di dieci giorni che la Guardia di Finanza e i magistrati spezzini si imbattono in una scoperta importante. Il 25 settembre, con in mano un decreto di perquisizione firmato da Cardino e Franz, gli uomini del €m TORINO ERA un retroscena dietro l'improvviso interrogatorio di Chicchi Pacini Battaglia, sabato scorso a La Spezia: il giorno prima la Guardia di Finanza aveva sorpreso la moglie del faccendiere con 100 milioni in contanti e numerosi documenti. In compagnia della figlia, la signora Francesca Siergi Rossi si trovava su un treno proveniente dalla Svizzera. Il controllo è stato compiuto nella stazione di Domodossola, a pochi minuti dal valico di frontiera. Fra i documenti in suo possesso sembra che siano interessanti per l'inchiesta spezzina alcune agende, definite «particolari» da chi le ha viste. Il controllo è avvenuto per caso, grazie all'intuito dei finanzieri in servizio, o c'era stata una «dritta» dei colleghi svizzeri? E' un fatto che la notizia della scoperta del «tesoretto» di Pacini Battaglia doveva rimanere segreta: le conferme sono arrivate a rate, dettaglio dopo dettaglio. Se ne può dedurre che gli investiga- Brogeda: un ingegnere salernitano, allora quarantasettenne, Giuseppe Jaquinta, aveva appena lasciato la Svizzera con un patrimonio in contanti, azioni, lettere di credito. Aveva con sé persino una procura speciale per la vendita di opere d'arte, fra cui un bozzetto della Cappella Sistina e un ritratto di fanciullo di Leonardo da Vinci. Quel sequestro si rivelò un vaso di Pandora per la magistratura: portò a Pasquale Galasso, al suo clan e a un fiume in piena di denaro sporco della camorra riciclato in attività lecite. E, per altre vie, a un gruppo di bancarottieri campani cresciuti finanziariamente grazie al denaro pubblico per la ricostruzione dell'Irpinia. Terzo filone, in tempi più recenti, il contratto per lo smantellamento di 632 carri armati affidato a un'azienda della stessa zona. Venerdì scorso, quel contratto è stato al centro del lungo incontro fra il pm Cardino e il collega salernitano Raffaele Donnarumma. «Chicci» Pacini Battaglia si è visto respingere l'istanza di libertà provvisoria dal gip Gico di Milano hanno sequestrato nel seminterrato di un palazzo di San Donato Milanese l'archivio segreto di Antonio Sernia, grande boiardo di Stato, ex membro della giunta Eni e per molti anni uomo di riferimento per la de nella chimica pubblica. Nemmeno il pool di Mani pulite era riuscito a individuare la «cassaforte» di Sernia. C'è un terzo sequestro, e ancora di denaro e documenti, che sembra avere attinenza con l'inchiesta di La Spezia. Fu compiuto dalla Guardia di Finanza nel gennaio del 1992 al valico autostradale di Alberto Gaino

Luoghi citati: Domodossola, Italia, La Spezia, Milano, San Donato Milanese, Svizzera, Torino