Archiviazione per Tatarella di Chiara Beria Di Argentine

Archiviazione per Tettarella Archiviazione per Tettarella AOSTA. Il capogruppo di An alla Camera, Giuseppe Tatarella, è uscito dall'inchiesta «phoney money», in cui era stato coinvolto in relazione alla presunta costituzione di una associazione segreta, capeggiata dall'ex leghista Gianmario Ferramonti. Secondo gli investigatori, l'associazione avrebbe condizionato la nomina di cariche istituzionali. Il pm David Monti che conduce l'inchiesta ha infatti chiesto l'archiviazione per Tatarella, che il 2 ottobre era stato interrogato ad Aosta per circa un'ora e mezzo. La notizia della richiesta di archiviazione è stata confermata dallo stesso magistrato che già al termine dell'interrogatorio si era dichiarato «soddisfattissimo». [Ansa] richieste di rinvio a giudizio per Pacini Battaglia e per una quindicina di ex top manager del gruppo Eni (Pio Pigorini, Raffaele Santoro, Antonio Sernia, Gianni Dell'Orto, tra gli altri). Al centro dell'inchiesta i miliardi di tangenti che sarebbero usciti per anni dalle casse dell'Eni, e finiti non solo nelle tasche dei politici. La procura di Milano ha chiesto di procedere non solo per falso in bilancio, illecito finanziamento dei partiti ma anche per appropriazione indebita. Eni sarà presente all'udienza crne parte offesa. L'inchiesta di La Spezia ha però forse spinto Bernabò a fare ancora di più. A pagina 35 dell'ordinanza di custodia cautelare del tribunale di La Spezia per Pacini e soci è infatti scritto: «... buona parte dei partecipi custodiscono il frutto delle corruzioni o il profitto delle illecite attività, presso la Banque des Patrimoines Privés di Ginevra, con filiale a Nassau (Bahamas), del Pacini Battaglia». Non solo. La lobby Pacini funzionerebbe anche dopo le parziali confessioni a Milano del finanziere, l'arresto e le dimissioni dall'Eni, nel '93, dei top manager. Scrivono ancora ì magistrati «... Sernia, Necci, Pigorini, ri■f cevono periodi¬ camente ingenti somme di denaro da Pacini Battaglia, aiuti economici vengono somministrati anche a Severino Citaristi (ex cassiere de, ndr)». Obiettivo della mossa svizzera dell'Eni è quindi quello di recuperare i miliardi che sarebbero stati sottratti al gruppo. Ma è ancora possibile? Di certo,l'istituto di avenue Miremont è nel mirino della magistratura italiana dal 26 ottobre '92. Porta quella data la prima rogatoria arrivata a Berna e trasmessa a Ginevra, il 28 gennaio '93. Ma un banale errore (i magistrati italiani avevano scritto «Car Fineo», invece che Karfinco) fece perdere tempo. Nel frattempo Pacini Battaglia lasciava il consiglio d'amministrazione dell'istituto. In attesa delle risposte alla nuova rogatoria, fu Pacini a portare le carte a Milano al pm, Antonio Di Pietro. Il 31 ottobre '95, interrogato a Brescia spiegò: «Nel '92-'93 ero il maggior azionista e vicepresidente della Karfinco. Dopo le vicende giudiziarie nelle quali sono stato coinvolto ho ceduto la quota di maggioranza della Banca e non faccio più parte del cda...». E ancora: «Karfinco è una banca di gestione di fortune...». Di questo sembrano esserne convinti in molti. Giovedì 26 settembre, dopo un incontro a Lugano con i pm spezzini Silvio Franz e Alberto Cardino, per 11 ore fino alle tre di mattina, Carla Del Ponte ha perquisito l'istituto ginevrino. Otto giorni dopo, l'incontro con Franco Bernabò. Chiara Beria di Argentine ■f