«Oggi sono un uomo felice»

«Oggi sono un uomo felice» «Oggi sono un uomo felice» Crucitti: sul Papa ho sempre detto la verità «Con il Pontefice abbiamo fatto operazioni ben più difficili» «Era una semplice appendicite, sapevo che non avremmo trovato sorprese» LA RIVINCITA DEL CHIRURGO zione è andate bene, la sua diagnosi, messa platealmente in discussione sulle pagine dei giornali, è stata pienamente confermata, il Papa aveva un'appendicite e niente di più grave. E Crucitti a questo pensa, evidentemente, mentre varca la porta della sala-conferenze. Però c'è lo spazio ancora per qualche domanda. Allora, professore, si sente liberato da un peso? Lui ti guarda un po' stupito. Quegli occhi che hanno frugato nel corpo del pontefice fino a due ore prima, e chissà che stress hanno sopportato, ora sono tranquilli. «Sì, proprio così. Abbiamo fatto con il Papa ben altre operazioni. E questa era una semplice appendicite...». Lascia intendere: che volete che sia per uno che vanta oltre quindicimila operazioni? Anche se questa volta sotto i ferri c'era il corpo del Santo Padre. Ma Crucitti superstar, oggi, nel giorno del successo professionale, ha anche qualche sassolino nella scarpa da togliersi. «Guardi, io ho sempre detto la verità. L'avevo detto prima. E anche oggi». E ora gli occhi di questo calabrese emigrato tanti anni fa a Padova, dove si è spe- SROMA ONO un uomo felice». E mentre parla gli ridono gli occhi. Ci vorrebbe una bella fotografia per raccontare Francesco Crucitti, cattolico, cattedratico, professore. E fortunato chirurgo del Papa. La - conferenza stampa del mattino è appena finita. Crucitti ha letto ai rappresentanti della stampa mondiale il bollettino medico. Ha spiegato che si trattava di una «semplice appendicite». Ha negato categoricamente l'ipotesi di recidiva del tumore «benigno» asportato nel 1992. E' un uomo felice perché ha portato a termine brillantemente l'operazione su un paziente anziano e malandato. Ma c'è di mezzo anche l'orgoglio professionale. Un piccolo peccato. Crucitti aveva garantito sulla sua parola che non si trattava di tumore. E per fortuna l'addome di Giovanni Paolo II non ha riservato brutte sorprese. Alla fine di una raffica di domande, insomma, Crucitti si alza e si vede subito che per lui è il giorno del trionfo. Gli si fanno attorno quaranta televisioni. Crucitti è una persona cortese e ripete pazientemente i concetti del bollettino medico. Ma intanto dieci agenti di polizia, uno più grosso e cattivo dell'altro, lo circondano, lo cinturano, lo portano via di peso per proteggerlo da un assalto che sta per diventare pericoloso. Una roba che non si fa neanche per le stelle di Hollywood. Nella calca, si perde anche il senso delle parole con cui Crucitti aveva chiuso la conferenza stampa. «Se posso azzardare, da medico, dico che se il Papa riposasse un po' di più...». Massi, professor Crucitti, azzardi pure. In fondo, l'opera¬ cializzato in chirurgia, approdato nel 1967 al Policlinico Gemelli dove s'è fatto tutta la gavetta, si fanno sottili e anche un po' cattivi. Che vuole dire, professore, che è dispiaciuto di tante illazioni? «Sì, la pressione dei giornali, in questi giorni, è stata troppa... E questo, e quello...». Non riesce nemmeno a finire la frase. Si vede che cerca le parole, che vorrebbe essere duro con chi lo aveva contestato pubblicamente, ma senza esagerare. Questa insofferenza mista a orgoglio, comunque, è uno stato d'animo che si raccoglie con facilità nei corridoi del Ge- Professore, allora possiamo stare tranquilli. Lei è soddisfatto? «Sì, francamente. E molto. Sono soddisfatto perché la diagnosi clinica che era stata fatta è stata documentata, nella totalità, all'atto operatorio. Non è tanto il problema tecnico dell'appendicectomia, che è un fatto banale, se vogliamo». Beh, questo caso clinico tanto «banale» non è. D'altra parte è chiaro dove vanno a parare le critiche dei giornalisti. S'insinua che il pontefice in Vaticano non sia ben curato. E qui Crucitti si ribella: «No, il Papa è seguito sempre. Ed ha sempre accettato, dal '92 a oggi, di sottoporsi alle indagini che abbiamo proposto». Ma quelli insistono: c'era bisogno di ritardare tanto un'operazione del genere? Non s'è rischiata la peritonite? Risposta un po' piccata: «Non c'era nessun rischio di peritonite. Date le aderenze, era tutto bloccato. Sono stati fatti esami radiologici e sono state praticate cure mediche. Il Papa ha avuto molti impegni che voleva rispettare e che hanno fatto rinviare per molto tempo l'intervento». Già, questo è un paziente che si chiama Karol Wojtyla. Ed è un malato esigente. «Vuole es- melli. Raccontava qualche giorno fa una dottoressa delio staff, l'anestesista Raffaella Ranieri: «Avete intervistato gente, nostri colleghi, che si sono permessi di dire, di immaginare...una cosa disgustosa». Lo stesso Crucitti aveva inventato uno slogan che era piaciuto molto Oltretevere e lo ripeteva il cardinale Sodano: «Fantamedicina». Se Crucitti torna sull'argomento dell'operazione, in un corridoio, tra una porta e un ascensore, lo fa appunto per smantellare la «fantamedicina». Basta dargli il via. sere informato di tutto e anche questa volta gli è stato detto tutto», racconta l'anestesista Corrado Manni. Il pontefice s'è fatto addirittura leggere il bollettino medico prima che venisse divulgato. C'è un'altra domanda che il professor Crucitti, in questa giornata felice, non ha alcuna intenzione di affrontare: che cos'è quel tremore alla mano sinistra del pontefice? S'è parlato di morbo di Parkinson. Risposta stringatissima: «Il Papa è seguito da un'equipe di specialisti. Non è mia competenza. Non posso che rimandarvi a quei sanitari, visto che personalmente non abbiamo seguito questo problema. Comunque non c'erano controindicazioni all'intervento». Ma in fondo anche questo scoglio è superato. L'operazione è andata a buon fine. Le critiche possono essere archiviate. Resta la soddisfazione. Ed è facile immaginare che qualche piccola perfidia si consumerà in chissà quale congresso medico internazionale. Alla fine, c'è solo lo spazio per raccontare un micro-aneddoto. Anche Giovanni Paolo II, come ogni ordinario paziente, entrando in sala operatoria, ha dovuto firmare una liberatoria al chirurgo, il quale se avesse trovato polipi, o cose simili, li avrebbe rimossi. «Sì, il Papa è stato informato. Lo ringraziamo della fiducia. Ma sapevamo bene che cosa avremmo trovato. Scusate la presunzione, ma lo avevo già detto nel '92 che il Papa sarebbe invecchiato, e drammaticamente sarebbe scomparso. Ma per qualsiasi altra malattia, non per il tumore».

Luoghi citati: Hollywood, Padova