UNA VITA IN BODY«Superman Batman e l'Uomo Ragno:la doppia identità dei super eroi» di Stefano Bartezzaghi

UNA VITA IN BODYi UNA VITA IN BODYi Superman, Bai man e l'Uomo Ragno: la doppia identità dei supereroi AH, TV&RB'S rSi iuNKV ( 'on Spiderman entra nel fumetto il diritto a una sacra immaturità Miseria e nobiltà di Clark Kent, Brace Il avi te e Peter Parker: la lotta per il Pene sotto mentile spoglie ( 'on Spiderman entra nel fumetto il diritto supereroi potevano disporre di qualità soprannaturali come, appunto, Superman, che non a caso arrivava da un altro pianeta purtroppo esploso ed era imbattibile quanto a forza e virtù. Solo la Kryptonite residua dall'esplosione di Krypton aveva il potere di mettere Superman in imbarazzo confondendolo, indebolendolo, minacciando di ammazzarlo. Superman compiva, a fin di bene, gesta grandiose, veri miracoli che nessun terrestre meritava, ma in pubblico non svelava ma l'identità che si era scelto per il privato, per vivere su questa terra. Il bene lo faceva in costume clamorosamente, senza, per così dire, badare alle spese. E nella vita normale, diventava il giornalista senza infamia e senza lodo Clark Kent, timido, goffo, confusionario, e magari un poco vigliacchetto. Il regale Kal El (il vero nome che Superman aveva ricevuto quando era nato a Krypton) aveva senz'altro una buona vocazione al teatro, perché, recitando quella parte di borghesuccio terrestre, arrivava a convincere se stesso a vivere come propri il timore che la sua identità venisse scoperta e i patemi d'animo di un tipo come Clark Kent. Non tutti i Supereroi, comunque, erano dotati di facoltà straordinarie. Superman lo era, e più di tutti. Invece, Batman, a esempio, era uomo normale che suppliva con un'intelligenza tenace, una feroce disciplina del corpo e un intransigente coraggio e un odio patologico per il Male alla sua superiorità umana nei confronti della superiorità di Superman. Ma dava il massimo, senza ammettere la possibilità di una sconfitta, quasi contava di più dell'esule da Krypton perché le sue vittorie erano solo umane, quindi più difficili da conseguire. La sua rivalsa la celebrava, a ogni modo, nell'identità segreta in cui non conosceva umiliazioni o frustrazioni come Clark Kent, essendosi assegnato un ruolo di miliardario, il ruolo del playboy Brace Wayne sempre circondato da donne più o meno deliranti per lui e più o meno da lui deluse. C'è anche, però, un'altra via per diventare Supererete diversa da quella di Superman, ma anche da quella di Batman. La via di Spiderman (L'Uomo Ragno). Ovvero il percorso che va dall'umano al sovrumano. Quando debuttò nel 1962, inserito in una collana intitolata Amazing Fantasy con soggetto del mitico Stan Lee, padre prolifico dei Supereroi del gruppo Marvel, disegni del classico Steve Ditko, Peter Parker era un fragile studente occhialuto che non godeva di grande popolarità da parte dei suoi compagni di studio. La copertina della prima avventura riportava i le opinioni non lusinghiere di una scolaresca sul futuro Spiderman: «Ehi, gente! Abbiamo bisogno di un'altra persona per il ballo! Cosa ne dite di Peter Parker? Eccolo là!», diceva un fumetto di cui non si intravedeva neppure chi lo pronunciasse e galleggiava su un mare di testi. «Ma scherzi! Quel topo di biblioteca non saprebbe neppure distinguere un cha-cha-cha da un valzer!», obiettava il fumetto pronunciato da un altro, un biondone dal colorito piuttosto acceso. «Peter Parker? E' l'unico che fa tappezzeria per professione!», insisteva un ulteriore fumetto ascrivibile indifferentemente a un bruno disinvolto o a una biondina pretenziosa. Lui, il reprobo stava appoggiato a un muro, con un'aria ingrugnata o forse disperata. Ma alle sue spalle era accampata la sagoma oscura di un grande ragno pericoloso e di un minaccioso vendicatore umano. Peter Parker viveva con: gli zii Ben e May che lo adoravano, e studiava molto, aveva voglia di arrivare, ma aveva voglia anche d'altro, a esempio di non sentirsi rispondere dalla bella adorata Sally a un invito per passare la sera insieme: «Peter, per l'ennesima volta ti ripeto che non sei il mio tipo quando ci sono in giro dei fusti come Flash Thompson...». Peter Parker allora odiava con tutta la sua acida collera da ragazzino Flash Thompson e covava sogni di rivalsa per il futuro. Non aveva un buon carattere, Pelei' Parker, d'altra parte a scuola esageravano nei prenderlo in giro e lui continuava a tormentarsi rimuginando: «Un giorno gli l'arò vedere! Sob: un giorno se ne pentiranno..., si pentiranno di avere riso di me!». Effettivamente un giorno gli avvenne qualcosa d'importante, e Peter Parker cambiò radicalmente. Mentre lo studentello assisteva a un esperimento scientifico sulla radioattività, un minuscolo ragno s'intrufolò nella prova, assorbendo una fantastica radioattività e andando a morire in una mano di Peter Parker morsicandolo. Il nostro personaggio si sentì bruciare la mano colpita e vorticare la testa di uno stordimento fantastico. Fu solo dopo qualche tempo che scoprì di potere arrampicarsi sui muri, e, a poco a poco, di avere tante altre possibilità a disposizione. Non era più solo un ragazzo. Ora era un Uomo e anche un Ragno. Chi gli avrebbe più potuto resistere? Altra scoperta sul suo carattere: oltre a permaloso, invidioso, malmostoso, furioso eccetera, era anche presuntuoso. Vedeva nei suoi nuovi poteri uno strumento utile per imporre una sua supremazia agli altri. Si dedicò a confezionare il proprio look. La sua non è una semplice calzamaglia con cappuccio e pettorina rossi con impressi sopra, in nero, i reticoli di una tela di ragno, il resto, braccia e gambe, in blu. Agli inizi, nel suo egoismo di parvenu tra i Supereroi, non aveva scelto di stare dalla parte della giustizia. Voleva farsi i fatti suoi. Ma poi un giorno lasciò scappare un ladro per indifferenza, e il ladro gli uccise lo zio Ben. Tardivamente, angosciato dall'idea di i L'Uomo Ragno: da studente, assistendo a un esperimento scientifico, un ragno assorbì una scarica di radioattività e andò a morire nella sua mano. L'Uomo, non ancora Ragno, si sentì bruciare il palmo e fu colto da un grande stordimento. Dopo qualche tempo scoprì di potersi arrampicare sui muri. sbagliare sempre le mosse approdò tra i cosiddetti buoni per constatare che spesso non lo erano affatto. Come carriera di copertura scelse quella del giornalismo come Clark Kent. Ma dire che scelse non è esatto. In realtà fu scelto, perché gli capitò di scattare qualche fotografia particolare. Per mantenere se stesso agli studi e la zia May restata vedova, aveva preso a dare spettacolo in costume, ma era risultato inviso a J. Jonah Jameson, editore del potente Daily Bugie che lo aveva preso di mira in veementi articoli di fondo sostenenti la necessità della sua espulsione dalla città. Vanamente Spiderman aveva cercato di unirsi ai Fantasie Four della Marvel, lo scienziato Reed Richards, in grado di allungarsi e tendersi nelle forme più strane, il pilota Ben Grimm, trasformatosi in una Cosa informe ed erculea, Johnny Storms infiammantesi come una Torcia e sua sorella Sue fidanzata di Reed Richards invisibile a piacere; tutt'e quattro restati colpiti da una forte dose di radiazioni cosmiche in un tentativo di viaggio nella stratosfera compiuto molto prima dei primi voli spaziali. I Fantastici Quattro costituitisi in gruppo di salvatori dell'umanità non avevano capito le ragioni dell'Uomo Ragno, e lo avevano in pratica respinto. A questo punto, Spiderman si rese conto che, paradossalmente, lui poteva guadagnarsi la sopravvivenza propria e della zia May a carico, solo vendendo come Peter Parker fotografie delle gesta dell'Uomo Ragno all'editore del Daily Bugie che se ne serviva nella sua crociata. Quando si è detto che le fotografie di Spiderman erano particolari non si è, quindi, esagerato. Più particolari di così non si può immaginare. Davvero con Spiderman entra nel fumetto una sensibilità prima sconosciuta. Merito e demerito insieme di un personaggio che pare lottare per non crescere mai, per non accettare del tutto l'ipocrisia della vita corrente attraverso gli anni e le esperienze. L'Uomo Ragno si conserva di un'immaturità vulnerabile, protegge il proprio diritto a offendersi e a contraddirsi, a disperarsi e a montarsi la testa. E' per questo che continua ad affascinare i lettori più giovani. Oreste del Buono li è una I NO è unateatrale gla Sìllabaaggettivi SINO ALLA FINE TRAI SI" E I NO Scrivete a: Stefano Bartezzaghi «La posta in gioco» La Stampa - Tuttolibri via Marenco 32 10126 Torino li è una NOta musicale; I NO è una forma muSIcalteatrale giapponese. NO è la Sìllaba finale di molti aggettivi Singolari. SI è la Sillaba finale di tutti i verbi riflessivi e di molti aggettivi plurali (NOn Singolari). SI è un proNOme, è il Silicio, è Slena; NO è il Simbolo del NObelio, è il Nordovest, è NOvara. SI e NO convivoNO a stretto contatto nella preposizione SINO e nella gNOseologica NOeSI. Mi ero chiesto, sulla scorta degli ossimori nascosti di Paolo Albani, se «l'oaSI» fosse il contrario di «LoaNO», e quanti altri caSI del genere ci fossero: fiNOra mi hanNO risposto Gianluigi De Marchi (PiNO, TO), Siro Straniacela (BaveNO, VB), Claudia ValliNO (Venaria, TO). Straniacela ha un bell'esordio: «Le mando una SINOSSI della mia SINOlogia», e poi divide i suoi esempi fra «ortodossi, Singolari, aNOmali ed a fraSI». Le coppie che Stramaccia chiama ortodosse soNO le baSl del gioco. Lo dico anche se NOn mi sembra banale opporre «aNO» e «aSI», «coNO» e (coSl'», e poi: doNO-doSI; meNO-meSI; naNO naSI; tiNO-ti-SI; vaNO-vaSI; viNO-viSI; NOnché-SInché; NOria-SIria; NOstro-SIstro; perNOperSI; scarNO-scarSI; camuNOcamuSI; invaNO-mvaSI; inverNO-inverSI; leNOne-leSIne; NOtula-SItula. Alcune di queste SI trovaNO anche nelle lettere di De Marchi e di ValliNO, con variazioni su «inversi» e «in verSI». La differenza fra maSi e maNO (trovata anche da De Marchi) subisce curiose estensioni. Stramaccia descrive un piccolo terremoto in TrentiNO: «TremaNO tre maSI»; ValliNO (che ha anche un buon deciNO-deciSI), oppone a sua volta «ottomaNO» e «otto maSI». Fra questi esempi stramacciani, per me spiccaNO «senNO-senSI» (SI può perdere l'uNO per eccesso di vitalità e gli altri per di¬ fetto) e «caNOnista-caSInista». Stramaccia chiama poi «Singolari» i caSI la cui particolarità consiste nel fatto di essere doppi. Per esempio: da «viNOSI» SI arriva a «viSINO» (anche in De Marchi). Qui il gioco di invertire il SI con il NO è doppio: dal cambio SI è passati allo scambio, dalla commutazione alla permutazione. Invece gli aNOmali soNO i caSi in cui Stramaccia SI concede una licenza: !e grosse polene o «poleNOne» SI oppongoNO al «Polesine»; e il musicista SIbelius rivaleggia con «NObelius» (inventore di una dinamite extra). SeguoNO le fraSI: De Marchi e Stramaccia hanNO entrambi un cremiNO crèmisi (vado di fretta, ma una citazione dei King Crimson NOn la tralascio, SI hanNO coST poche occasioni). Stramaccia le monta come crittografie, in cui Stresa è «NOto Sito», l'happy end «è NOto eSIto», i palinsesti «eraNO eraSI», degli strozzini SI dice «e' soNO esoSI», MiNOsse STEPHEN KING'L'ULTIMO VIAGGIO 71 CO FFPY i>OiO UNA PICCOLA GITA IN EUROPA ,,i GIUSTO IL TEMPO 71 FARVI VE7FRF A CHlRAC f LA VIGNETTA DI MARAMOTTI ammette: «inferNO inferSI», le piante d'appartamento NOn attecchite soNO «invaNO in vaSI». De Marchi aggiunge che dove c'è una badessa affettuosa SI vizia NOvizia, e che i corrosi corroNO. De Marchi e ValliNO hanNO poi alcuni esempi comuni: se il Lotto ha vanagloria, SI vanta NOvanta; stare divisi è diviNO; ISIdoro è iNOdoro. ValliNO propone lo straNO NOon-SIon; una nuova soluzione per i problemi delle mamme la¬ voratrici, l'aSIlo a NOlo; un elogio della parsimonia del Barone Rampante: ecoNOmo è CoSImo. Per il misoneista, le NOvità hanNO un alto tasso di leSIvità. Una persona Sincera? NOn c'era. Ho tenuto per il finale tre caSIlimite. Il primo è di Stramaccia, è doppio e dichiaratamente imperfetto. SI tratta dell'opposizione (con un cambio di vocale) tra un oggetto Sìngolo della riflessione filosofica, il «NOumeNO», e il Simbolo incarnato della dupli¬ cità: i gemelli «SlameSI». Il secondo viene da De Marchi e ValliNO, ed è l'opposizione fra Nolente e Silente. E' il Silenzioassenso: chi tace acconsente (è Silente), chi parla è Nolente. ValliNO NOn conviene: dice che il Silente «potrebbe essere la terza via tra il volente e il Nolente, l'equivalente del NOn so nei sondaggi, ovvero la definizione dell'atteggiamento di alcune potenziali vittime del Merolone; volente, Nolente o Silente? Chiude con una citazione da Battisti (io vorrei, NOn vorrei, ma se vuoi). Il terzo esempio è di Stramaccia, è introduce una complicazione: la geminata. SI ha geminata quando «ma sì» diventa «massi», e «va a fa'...» diventa «vaffa». Il Novecento incommeia, l'Austria finisce, la Secessione NOn la fa BosSI ma Klimt, e il NONNO SI oppone a SISSI, magari subendone il fasciNO. Stefano Bartezzaghi